Conosco otto poesie che nel titolo hanno uno dei due nomi della nostra regione, Lucania, che Carlo Levi riteneva fosse il nome dei poeti; la poesia di Mario Marconato ha nel titolo entrambi i nomi. Le riporto tutte otto, a ciascuna dele quali premetto una brevissima nota. .

Rocco Scotellaro

Lucania di Rocco Scotellaro è stata scritta nel 1940. Rocco era uno studente liceale di 17 anni. La poesia gli fu ispirata ritornando a Tricarico, durante il percorso a piedi dalla stazione di Grassano. Era una marcia di circa due ore nel cuore della notte, per la «scorciatoia» di Monaco, quasi un tratturo; vuoi perché per alcuni anni non era stato attivo il servizio postale, vuoi perché il treno arrivava alla stazione nel cuore della notte e si preferiva non aspettare l’arrivo del postale (quando c’era) col vantaggio di risparmiare il costo del biglietto, normalmente si tornava a Tricarico a piedi, con la scorciatoia di Monaco. Quando questa sbucava alla rotabile, ed era già fatto giorno, la Serra ostruiva la vista di Tricarico, che appariva dopo aver aggirato il monte percorrendo la curva lunga e larga che lo cinge. Intanto il sole s’era levato, lo zirlio dei grilli e il suono del campano al collo di una inquieta capretta erano i primi segni del ritorno a casa. L’aria fresca e serena del primo mattino, liberata dall’ostacolo della Serra, prendeva a circolare con un lieve venticello, che dava la sensazione dell’abbraccio dei “coriandoli”, striscioline di carta colorata arrotolata che nei balli si lanciavano alle coppie danzanti avvolgendole in un abbraccio effimero (Scotellaro adopera la metafora “sottilissimi nastri d’argento”). Tricarico era vicina, la sua vista salutava il ritorno a casa … alla terra promessa, alla Gerusalemme ritrovata.

Lucania di Rocco Scotellaro.pdf

Leonardo Sinisgalli

«Tema caro a quasi tutti i poeti lucani del Novecento e quindi anche fortemente sentito dal poeta Sinisgalli che introduce il lettore nella sua regione, tra “lande e fiumi di polvere”, attraverso un percorso ampio e quasi con il tono della solennità che dà alla descrittività del luogo e alla rievocazione della civiltà millenaria, in senso della sacralità che poi cozzerà con il dato di realtà dal momento che si tratta di una terra ricca di “mamme grasse”, di “padri scuri e lustri come scheletri”, terra dove il grano cresce a stento.

Ma il senso della lontananza dell’attacco forse è anche funzionale al proposito del poeta che è quello di tornare nella sua terra a ripetere gestualità antiche e ritualità: a battere il tamburo, a legare il mula alla porta, a raccogliere lumache negli orti». (Dal sito www.poetilucani del Consiglio regionale della Basilicata)

Lucania di Leonardo Sinisgalli.pdf

 

Mario Trufelli

Lucania di Mario Trufelli è la più conosciuta tra le liriche ispirate alla nostra regione. I versi sono delicate pennellate di fattura impressionistica, che compongono un quadro ricco di colori, luci e immagini accompagnati in sottofondo dalla vibrazione musicale dei versi.

Lucania di Mario Trufelli.pdf

Michele Parrella

Michela Parrella (Laurenzana 1929 – Roma 1996) «Tutto intorno è silenzio tra pietre e morti. Anche la ginestra non ha la brillantezza consueta e il poeta non ha voce. I figli sono carcerati e dunque perduti e le donne hanno i capezzoli rotti e i seni vuoti. Se i fanciulli testimoniano una sorta di flebile speranza, il resto è nulla e anche la voce non è chiara, ma dilaniata e persa». (dal sito www.poetilucani del Consiglio regionale della Basilicata).

Lucania persa di Michele Parrella.pdf

Giovanni Di Linea

Giovanni di Linea è nato a Pisticci nel 1958. «Il poeta guarda intorno a sé ed è desolato: i capannoni sono vuoti, le macchine stanno ferme e i lavoratori sono sempre in piazza, quasi a ripetere l’attesa di scotellariana memoria, con le loro facce disilluse e come mummie silenziose». (dal sito www.poetilucani del Consiglio regionale della Basilicata).

Lucania di Giovanni di Linea.pdf

Mario Marconato

«Nato a Camposampiero (Padova) nel 1941, emigrato in Germania, fotografo e “fuggiasco” in Basilicata, si dedica finalmente alle due attività che maggiormente lo interessano, la poesia e la pittura». (Da «Ettore Catalano, Le rose e i terremoti – La poesia in Basilicata da Scotellaro a Nigro»  Ed. Osanna di Venosa, 1986, p. 198).

In Lucania-Basilicata di Mario Marconato.pdf

APPENDICE. La signora Marconato mi segnala i seguenti due errori della biografia, peraltro riportata in Rabatana dal citato libro di Ettore Catalano: Marco Marconato non è stato emigrato in Germania, né “fuggiasco” in Basilicata. Riferisco doverosamente e noto, tuttavia, che “fuggiasco” nel libro di Ettore Catalano e in questo blog è scritto tra virgolette, il che mi pare che conferisca alla parola un significato allegorico in linea con quanto riportato nella biografia ufficiale: “Nel 1977 arriva in Basilicata dove decide di fermarsi nella tranquilla Nova Siri e, successivamente, nella affascinante e solitaria Rabatana di Tursi dove la sua ricerca artistica e poetica subisce una profonda trasformazione”. 14.12.2019 (a.m,) 

 Antonio Pallotino

La poesia «Lucania» di Antonio Pallottino, nato a Rionero in Vulture, dove risiede tuttora «…esprime contrasti nella terminologia che risulta efficace e forse violenta tra la “terra ubertosa” e le spine che sembrano sputare e nel riferimento al “carnevale di strani rinascimenti come vecchia baldracca”. In una situazione siffatta nella quale sembrano abbondare salici e sassi le carni che sono intessute di fili spezzati mostrano tutte le loro ferite» (dal sito www.poetilucani del Consiglio regionale della Basilicata.

Lucania di Antonio Pallottino.pdf

Giulio Stolfi

Giulio Stolfi (Potenza 1917 – 2005) è stato magistrato del Tar e del Consiglio di Stato. La sua Lucania  è del 1954 «E’ la descrizione reale e cruda dalla regione di appartenenza dell’autore che suona come una testimonianza e quasi una denuncia della miseria attraverso riferimenti precisi e puntuali oltre che concreti. L’acqua dei fiumi è nociva per i carattere degli stessi, secchi d’estate e pronti a straripare d’inverno; la malaria è ancora presente nelle zone paludose; il terreno quasi ovunque è franoso e, in alcuni punti, la roccia mostra strapiombi e dirupi. Tutt’intorno è desolazione, eppure nonostante il terreno sia cretoso e quindi improduttivo, ugualmente e con tenacia il contadino pianta l’ulivo secolare e coltiva la terra avara dalla quale ricava a fatica del grano che riesce a sopravvivere tra le erbacce.

Malgrado tutto questo, forte e immutabile è l’attaccamento dell’uomo alla sua terra». (Dal sito www.poetilucani.it del Consiglio regionale della Basilicata). Sbagliata la metafora del contadino che pianta l’ulivo, quando ancora da noi – sarà leggenda, ma leggenda che illumina la realtà – ancora si trae olio da ulivi messi a dimora dai profughi di Troia.

Lucania di Giulio Stolfi.pdf

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3 Responses to La Lucania dei poeti

  1. giusi pontillo ha detto:

    poesie per la lucania da giusi pontillo

    La maschera del vicino

    La maschera del vicino avvolte e’ burlesca
    La vedi e taci per paura..
    Ma poi senza maschera vorresti
    Con loro commentare
    Gli eventi di questi nostri giorni.
    La maschera del vicino è la guerra
    Che abbiamo alle porte della Libia..
    “Ti spaventa…”
    Quella maschera “del vicino”
    E’ piena di virus
    “di spyware e di mailer”
    O e’ solo cibernetica?
    Che paura avranno i nostri figli
    Quando lasciano il profilo ad internet
    “a Facebook ..”
    La maschera del vicino
    Ti ruba l’identita’ ..
    E diventa carnevale in lutto..

    Tramonti d’amore

    Ho appeso nella grotta
    Tutte le mie stelle
    Le ho appese come croci
    Ad ogni chiodo
    Ho appeso la mia luna
    Ad uno specchio
    Preda oscura
    Delle mie amare illusioni
    Ho chiesto ai pianeti tutti
    Di togliermi dal petto il loro peso
    Poi ho atteso l’alba
    E il sole era cosi bello
    Come un sogno
    Ho vissuto folgorata in un incanto
    Preda dei caldi tramonti d’amore.

    Sotto le narici “la rosa”

    Sei ..
    Profumo indelebile
    Albero austero
    Del mio mondo…

    Sei soffio di vento, essenza,
    Penna ..disegno di rosa…
    “Non mi appartiene
    Il canto felice del merlo!”

    Quando sarai
    Vaghezze ambite
    Il tuo frammento..
    Mi scompiglierà l’esistenza.

    Sono nati dei fiori o madre mia

    Sono nati dei fiori
    O madre mia
    Nel baule dei miei sogni.

    Hanno scandito
    Il mio tempo
    Respirando emozioni.

    Hanno limato la mia essenza
    Dentro la mia casa;
    Hanno reso possibile
    La mia ascesa al cielo.
    Salendo felice
    Da una sagola pendente
    Venuta dal Paradiso.

    Rami spezzati nel mio cuore sono cieli d’anima

    Tempo .. come veli d’anima
    Rimembro in corpo stanco
    Spezzati i rami
    Hanno sradicato anche Il fusto

    Tempo acerbo di dolore
    Agonizzate da gemme
    Come foglie ingiallite
    da una prematura Primavera

    Veliero d’altre vite
    Nell’opalino vento d’ Universo
    Con Dio!

    Notte di luna piena

    Sola e selvaggia
    Sono come la notte
    Di luna piena

    Sola e incantata
    Sono fuoco frammentato
    In tante stelle

    Cammino sopra il mare
    E non mi spengo

    Perché d’amore
    E’ il firmamento
    Del mio cuore.

    Sulle ali della fantasia

    Un vento impetuoso
    Si impone
    Come sensuale
    E selvaggia procella

    Pare un sogno di donna
    Un angelo sceso
    “Come angelo del focolare”

    Parla in vibrazioni di silenzio
    In note canore
    Al cielo sereno
    Che visita questo mondo
    Che sembra in rovina…

    Nel Cinquecento..

    Occhi sognanti
    Palpitano un messaggio d’amore
    Nel regale piacere di alter vite;
    Vampate di Passione
    Regalano mazzi di fiori

    Pensieri no un gradito
    Stupore ..
    Del Cinquecento
    E’ per voi Signora tenera e profonda
    Del terzo Millennio!

    Miravo il sentiero dall’aspro odore di fiori

    Salivo sul monte Coppola
    Nel silenzioso gioco
    Dagli aspri profumi,
    E declinavo nella cuna
    dell’ Essenza:
    “Essere donna adornata di poesia!”

    Pianterai gli alberi antichi

    Pianterai alberi antichi
    Mio amore gitano
    Sopra la terra umida
    E i fiori del ricordo
    dentro il cuore di tutti i bambini.

    Loro parleranno di me
    Al cielo di brina
    Quando al mattino
    È già stanca la luna.

    Quando moriranno i loro giorni,
    ad un passo che risorge
    il velo mattutino.

    Le mie lusingate parole
    D’amore vivranno in Eterno
    “Quanto a nessuno interessò
    del mio cuore impazzito”…

    Marta e il Sator del Cristo Re

    Tu donna..che il vento
    hai saputo domare gli eventi
    Tu donna ..che hai generato
    Il nostro tempo, ..l’evolversi
    Della nostra terra di Lucania.
    Tu ..Marta che porti
    Dentro lo Spirito
    Il Sator del Cristo Re
    Sei un angelo
    Che ha perso le sue piume.
    Tu donna ..che hai respirato
    Dentro ai nostri boschi
    Il tuo Essere farfalla nel mistero,
    Non morire bruco
    Ma farfalla di questo Evento ..
    ”Luci su Isabella 2008”.

    Valsinni 3042008- Giusi Pontillo

    Libera nel sonno ho liberato le farfalle

    Libera nel sonno
    Ho liberato le farfalle
    Un gioco di lune
    Nel rosso tramonto
    Contemplava la Creazione
    E al mare calmo
    Allo sguardo attento dell’amore
    sedevano calme le mie radici in fiore.

    Lettera a Diego Sandoval

    Sei stato il mio giunco
    Cresciuto sulla riva del Sinni
    Il fuoco consumato
    Su questi ibridi sassi
    Quando estasi celestiali
    Ci portavano a Dio
    Se d’amore “parlavi”
    Io Isabella ..
    forte gridavo

    Il mio fuoco
    A questo antico firmamento.

    L’Angelo Isabella

    Soffusa e solare
    Questa culla di fiori
    Mi accompagna
    E sono un angelo
    Di Dio che libera
    Vaga dentro
    Le mura del castello.
    E sono sogno di stelle
    che ha fermato
    questo firmamento
    al tempo infinito.

    La pietra miliare del cinquecento

    Non fu il mio canto
    La pietra miliare di fuoco
    Del mio tempo
    Ma la nenia tempesta
    D’amore…
    I fiumi impetuosi
    Del mio grido
    Alle vergini cascate
    Sbattute da onde sinergiche
    Di solitudine antica
    Io Isabella ..
    Ho cosparso nel tempo
    Le mie lacrime adamantine
    Al Sinni purificato
    Da diamanti.

    Isabella Morra luce rossa del Rinascimento

    Quale umano canto
    Si ode come risacca sul mare
    Dalle taglienti parole sorgive

    Quale pianto si ode
    Come scudo di lame
    Dello sconforto amore

    Quale pensiero non serve
    A gridare nell’universo..
    Quest’ Infinita parodia.

    Isabella la sposa del Signore..

    Ancora si ode la nera procella
    Tra alberi festosi
    La pura tempesta della tua Primavera.

    Sono i mandorli in fiore
    E le rose sbocciate ;
    La voce sopita dai tanti papaveri in fiore
    La tua anima promessa al Signore.

    Il canto del liuto
    Gli inni nuziali
    Del tuo matrimonio di fede

    Ho quasi paura a respirare
    La tua essenza
    Dolce Isabella dai versi più puri.

    Giusi

    Il viaggio di Benedetto Croce

    Ti ho conosciuta Isabella..
    Trascinata dall’eco
    Della tua crudele fortuna

    Spolverando da ossimori
    la tua Storia
    Tu leggiadra creatura
    Hai inciso la tua pietra miliare
    Alle donne del tempo.

    Il tuo canto disperato
    Ha cambiato il corso degli Eventi.

    Il tuo cuore di stelle

    Camminavi sola “Isabella”
    nel forte vento di bufera
    aspettando Eterne Primavere.

    Il tuo cuore di stelle
    aveva una luce speciale
    sul bianco della neve.

    Il tuo Io in frantumi
    aveva rami spezzati
    carichi di magia.

    Il tuo corpo stanco
    restava incanto ..
    “prigioniera” della materia…

    Farfalla

    Farfalla ..
    Avevi le ali
    Quando il sole sorgeva ;
    A sera bruco nella tana a ricordare.

    Farfalla
    Gli ideali consumati
    Sono rinati nel sogno della sera
    Quando lasciavi cadere le stelle
    Sul corso del tempo ;

    Farfalla nell’ Universo falena
    Dlla luna Oscura diventavi

    Farfalla
    Di brillanti colori
    Rtornavi bruco a ricordare
    La iovinezza andata.

    Estasi d’amore

    Soltanto riverberi di sogni
    queste mie estasi d’amore,
    quando miravo la tua luce soffusa
    Signore
    dentro aure di nuvole;

    Soltanto Fiumi di lacrime
    la mia “avversa fortuna”
    che il Sinni testimone accoglieva.

    Oggi ..sono secche le mie giare antiche
    dove cascate di cuore sono finite,
    il mio dolore ha cancellato la fonte…
    “sono “Io Isabella “..
    e non ho più bagliori d’amore”!

    Decio Morra

    Non ti importava di me
    Caro fratello
    Sono Isabella ..

    Non ti curavi del mio dolore
    E del nostro sangue
    Che lasciasti scorrere
    Nelle arse tempie lungo il Sinni.

    Ti ho atteso fratello conteso
    Della Francia.

    Oh Decio
    Dove hai lasciato
    Le spoglie di nostro padre?;

    Le mie lasciale al vento
    E alle stelle
    Che sapranno raccontare

    Donne di questo tempo
    Addio caro fratello !…

    Cavaliere di terre conquistate

    Torni sovente cavaliere “Sandoval”
    In artistico gioco di poema
    E parli di te e di lei:
    Come colui che è stato è sarà;

    Al mondo che da gelsomino fiorito
    E’ rinato fiore all’occhiello
    Sui muri antichi della Storia.

    L’edera cresce sui rovi di un antico castello

    L’edera nasce,sui rovi abbandonati
    di un antico castello…

    La salsedine appare
    sulle mura antiche,
    sul mare si infrange l’ onda
    della mia esplosiva emozione

    Sono i cavalieri
    A tessere il mio piacere;
    Le loro forze elementali
    Il mio desiderio .

    Sono i viottoli e la luna
    a parlare di loro nel tempo …
    con la stella cometa come
    meta o modello da seguire.

    Borgo Antico

    In questo borgo antico
    Lacerati dal pianto
    “Incenerivano”
    Nel focolare pargoli affamati.

    Tra nenie e silenzi
    Scendevano al Sinni
    Lavando i panni
    Odorosi di bucaneve
    Le lavandaie

    Quando le nonne ..
    Sgranavano il rosario
    Aspettando
    Il raccolto abbondante di grano

    E a notte fonda donna
    Tu eri l’angelo del focolare!

    Sui monti la neve è caduta

    Nella fitta nebbia
    Odo il richiamo dei miei morti
    Nessun orma ha solcato il sentiero
    Sola su lieve ali d’angelo
    Giunge l’eco della loro voce
    E Anelito ancora
    I giorni di infanzia consumati
    Tra pane azzimo
    E felicità di neve.

    Grazie Signore

    Grazie Signore
    Per essere entrato
    Dentro le mie forme
    In dissolvenza
    Grazie per aver dato luce
    Al mio Io in frantumi
    E di avermi fatta scoprire
    Che il mio tempo
    Non è l’Eternità
    Che un mio “Dio”
    Non è Dio
    E che la notte oscura dell’anima
    Non è il punto finito
    Poggiato sull’atomo dell’atmosfera.
    Che l’Universo è la musicalità delle note
    Accordate dentro le parole
    Che l’abbraccio di un fratello non è
    Il perimetro d’amore che si cancella
    o il bacio di Giuda non capito
    Ma l’intuizione del mio Io fiorito
    Dilatato in bagliori di altre vite .

    Dedica a Marta Bifano

    Lascia il tuo Io fanciullino
    Il tuo seme di madre
    Come anima
    Nella nostra terra di Lucania.
    E al tuo essere donna
    Un raggio di sole
    Nella valle del Sinni;
    Al tuo gentile silenzio l’ombra
    D’Amore per l’Universo
    Perché esser donna
    E non matrigna..
    Sia la tua prua
    E non la pira ,
    Perché la tua fortezza..
    Approdi nel porto sicuro
    nel bosco silente di Valsinni”.

    Giusi Pontillo

    Omaggio a Isabella Morra

  2. giusi pontillo ha detto:

    altre notizie può trovarle digitando GIUSI PONTILLLO SU GOOGLE.IT

  3. giusi pontillo ha detto:

    Il Tributo dell’Essere

    Sono rimasta in riva al mare
    Mentre la furia mi inondava l’Essere
    Avevo da pagare “il mio tributo”!
    E ho bussato alle porte di Gesù.
    Avevo un grande debito:-
    La mia vita in mano -a Lui.
    E sono rinata
    dalle tenebre
    Aspettando la sua luce
    “Nel fiore che io Ero….”