Iotam raccontò che gli alberi si misero in cammino per eleggere sopra di loro un re. L’ulivo, il fico, la vite non vollero rinunciare ai loro frutti per andarsi a librare sopra i colleghi. Alla fine ci si rivolse al rovo, il peggiore, che accettò subito la nomina accompagnandola con parole di oscura minaccia (cfr. Gdc 9,7-21). Un dramma della politica è che non si può fare a meno del governo. Eppure, di frequente, il potere cade nelle mani dei peggiori; ciò avviene anche perché, spesso, i migliori rifiutano di assumere le responsabilità pubbliche che a loro competerebbero. Queste degenerazioni sono ben note tanto alla Scrittura, quanto ad alcune grandi pagine della letteratura occidentale.

Il Macbeth di Shakespeare  è un conglomerato di sottotesti biblici e ci si può chiedere, con fondamento, se è per questo motivo che, in quella tragedia, scorre tanto sangue. Nessun accostamento è diretto, nessuna citazione è esplicita; eppure i rimandi sotterranei sono numerosi e, a volte, non difficili da decifrare. Il quadro generale attesta più che mai l’esistenza di un caos dall’alto capace di innescare un processo di autodistruzione dei potenti. (Dal Pensiero della settimana n. 326 di Piero Stefani)

 

 

Comments are closed.