Don Beny.jpgMaxima pars periit nostri

 

Riposi in pace

 

Incontro tra Mario Trufelli e don Beny sulla tomba di Rocco Scotellaro

Mi resta un’ora di luce e desidero rimuovere qualche scrupolo nei confronti dei miei morti, che visito raramente, quasi sempre a sorpresa (e non ho mai un fiore tra le mani); qualche volta di notte, di passaggio, e allora mi avvicino al cancello del cimitero e lo tocco appena per non disturbare nessuno.

Sono andato anche per cimiteri, ma in questo camposanto sto mettendo particolare attenzione al richiamo di un merlo che si attarda, ciarlando, tra una tomba e un cipresso.

Non disturbo più di tanto mio padre, accattivante nel ritratto sulla lapide; e a maggior ragione mia madre, triste ma severa. Ci diceva, quando si era bambini, che le persone care si baciano nel sonno, e non devono essere svegliate.

Il merlo ha abbandonato il cipresso, saltella sulle tombe, il perimetro é ridotto, ma l’uccello, spirito irrequieto, stimola il dialogo fra tante assenze, e non mi fa sentire né estraneo né lontano.

Davanti alla tomba di Rocco Scotellaro, oscurata da un mantello di edera che ha stretto in un abbraccio un cipresso secolare, la vista sulla valle del Basento dominata dagli ultimi raggi del sole che va scomparendo dietro il monte della Serra, é ancora ampia, cattura i pensieri. Rocco é sepolto accanto ai genitori e al fratello. Il monumento di pietra che lo celebra, invade lo spazio, é come il frontale di un santuario vecchio di secoli. Attraverso uno squarcio tra due blocchi sovrapposti e asimmetrici si intravede la lunga linea del Basento. E per qualche attimo riesci anche a distogliere l’attenzione dalla tristezza del luogo. I versi incisi sulla stele annunciano “la luce grigia della speranza”: “Altre ali fuggiranno / dalle paglie della cova / perché lungo il perire dei tempi / l’alba é nuova, é nuova”.

Mi sorprende, mentre ripeto sottovoce questi versi, il maestro e amico sacerdote don Benj Perrone. “É sempre il ricordo ad avere il primato sulla morte” dico, mostrando tutto il piacere di averlo incontrato, tra un lento via vai di donne a lutto. “Mettiamoci pure la poesia” aggiunge lui. E ci facciamo compagnia.

Oltre la ringhiera di ferro che ha sostituito il disfatto muro di cinta del cimitero, non c’è più nulla dall’altra parte che ti possa riconciliare con la descrizione che fa Rocco della contrada Corneto ne L’uva puttanella, il racconto della sua vita. Non ci sono più vigne, sono scomparsi i campi di ulivi, é rimasto il territorio, più sterile che mai, della volpe, che può muoversi agevolmente alla ricerca di comode tane negli anfratti di un terreno che degrada in disordine verso il fiume. In lontananza il Basento luccica di riflessi.

Don Benj – il vero nome é Pancrazio, come il santo protettore di Tricarico – mi richiama alla mente le lotte politico-ideologiche che ci dividevano anche nei rapporti umani. L’uomo di chiesa confessa che negli anni in cui era viva e visibile la meteora di Rocco Scotellaro egli non aveva la capacità di critica che ha oggi. E questo lo induce a limitare gli apprezzamenti politici, soprattutto per quelle vicende, vissute dal sindaco-poeta “come un’esperienza spesso angosciosa e difficile e dolorosa”: il carcere, le dimissioni da sindaco, la partenza per Napoli, l’abbandono, “liberazione e insieme esilio”.

“Però non si scrive”, precisa don Perrone, “quel che ha scritto, se non lo si é vissuto. E questo mi consente di apprezzare il poeta, l’intellettuale, indipendentemente dalle scelte politiche”.

Sul cimitero la sera, già annunciata, sembra sospesa.

C’è rispetto per la commozione, cosi come c ‘é sorpresa nel vedere una intera parete di loculi con ritratti e nomi di “suore discepole di Gesù Eucaristico”, l’ordine religioso fondato da monsignor Delle Nocche, il sant’uomo, come dice don Perrone, che ebbe gli occhi aperti sulla realtà sociale che viveva. L’anziano e prestigioso vescovo, nell’atmosfera della guerra fredda che si respirava anche a Tricarico, diede una mano al giovane e intraprendente sindaco Scotellaro impegnato a realizzare nel paese un piccolo ospedale con attività prevalente in chirurgia e ostetricia. Ci fu molta correttezza tra i due personaggi che si tradusse in una collaborazioni di fatto. L’ospedale si inaugurò il sette agosto 1947 senza enfasi, senza bandiere.

Monsignor Delle Nocche aveva ceduto un’ala del suo palazzo vescovile. Quante interpretazioni, dopo, e quante inesattezze sul rapporto tra il Vescovo e il laico, per giunta socialista, per giunta dichiaratamente ateo, Rocco Scotellaro.

“Il cristiano” dice don Benj, pensando di liquidare qualche pregiudizio, “é sempre orientato verso cieli nuovi e terre nuove capaci di cancellare le ingiustizie della storia. Nei riguardi di Rocco Scotellaro, monsignor Delle Nocche fece prevalere, soprattutto nei momenti difficili per il poeta, al di là della dialettica e del confronto, la sua paternità”.

Il tempo della commemorazione e della compassione é scaduto. Di fronte a noi, il paese. É come un convoglio in attesa di muoversi tra lontani segnali di vita. E c’è da farsi prendere dalla vertigine se solo per un istante immagini di sporgerti dai merli della torre normanna, solitaria, austera, orgogliosamente piantata nella storia di Tricarico.

 

(Mario Trufelli, L’ombra di Barone – Viaggio in Lucania, Edizioni Osanna Venosa, 2003, pp. 100-104)

 

 

Una breve biografia di don Beny postata da Vito Sacco

Morto Mons. Pancrazio Perrone

E’ stato il segretario di Raffaello Delle Nocche, nonché assistente diocesano di Azione cattolica, di direttore del Convitto vescovile di Tricarico…

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Monsignor Pancrazio Perrone si è spento ieri mattina a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) all’età di 85 anni. È stata una figura di sacerdote particolarmente significativa nella vita della Diocesi di Tricarico ma anche nel campo della cultura, dell’educazione e della scuola, essendo stato preside della scuola media di Tricarico dal 1956 al 9 maggio 1992, anno del suo pensionamento. Nato a Tricarico il 6 novembre del 1925, monsignor Perrone concluse gli studi presso la pontificia facoltà di teologica “San Luigi” di Napoli con la laurea in teologia e filosofia e fu ordinato sacerdote dal Servo di Dio e Vescovo della Diocesi di Tricarico monsignor Raffaello delle Nocche l’8 agosto del 1948. Dall’ordinazione sacerdotale ha ricoperto gl’incarichi pastorali di segretario di monsignor delle Nocche, di vicario capitolare della Diocesi, di assistente diocesano di Azione cattolica, di direttore del Convitto vescovile di Tricarico, di assistente regionale dei laureati e dei maestri cattolici, di canonico cantore della Cattedrale e di direttore dell’archivio e della biblioteca diocesani. Inoltre, è stato assistente spirituale del circolo Acli “Monsignor Raffaello delle Nocche” di Tricarico e ha scritto una biografia su monsignor Raffaello delle Nocche pubblicata nel 1990 dalle Edizioni Paoline. Da diversi anni viveva nel comune del Casertano ospite di uno dei fratelli, a causa di una malattia. I funerali si svolgeranno domani pomeriggio a Tricarico, alle ore 16.30, nella chiesa di San Francesco.

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