Bellezza e crudeltà dei fiocchi di neve
Le mie nipotine, sei e quattro anni, che abitano a Ravenna e non avevano mai visto la neve, sono affascinate dallo spettacolo della bianca coltre che copre il loro orizzonte e dai grossi fiocchi che da ore continuano placidamente a posarsi sulla neve già caduta. Le loro entusiastiche cronache sono l’argomento esclusivo delle nostre quotidiane conversazioni telefoniche; unico neo: il dispiacere di non frequentare la scuola e l’asilo da circa dieci giorni e non vedere i loro amici..
Un mio amico di Ferrara, biblista ed ebraista di fama internazionale, che ogni settimana ci regala profondi pensieri prevalentemente di riflessione biblica con l’occhio volto alla contemporaneità, ci ha lasciato, con l’ultimo suo pensiero, la seguente riflessione: «Neve e gelata galaverna: la bellezza che sparge candore ovunque perché ignora la sofferenza dei viventi. Come ben sapeva Nietzsche, vi è un profondo sodalizio tra estetica e crudeltà. Si va dagli immobili vegetali, i più indifesi, su su verso altre creature che vengono ostacolate nella loro mobilità. È dramma se, come capita agli alberi, si è esposti alle intemperie senza trovar rifugio; è invito alla pazienza per chi, membro di una società che ha manipolato il DNA della lentezza, si trova bloccato. È irritazione per chi, essendo fermo per disservizi ferroviari, avverte il martellante ripetersi di inarrestabili (o meglio non arrestati) slogan pubblicitari emessi da fastidiosi schermi installati lungo i binari. Nello specifico, in questi giorni, i viaggiatori e in primis i pendolari (e si tratta di una pendola che, quando c’è, è sempre indietro), oltre che dalle lunghe attese sono perseguitati da un ossessivo motivetto «quanto è bello far l’amore da Trieste in giù» (pubblicità di non so quale film) che, contro la volontà dell’ascoltatore, penetra e rimbomba nei suoi orecchi in qualunque stazione si trovi «da Trieste in giù».
Mi chiedo quanto bene, oltre quanto ci raccontano i media, c’è, e se c’è, nel cuore della crudeltà che spargono i fiocchi di neve. Gli occhi innocenti delle mie nipotine il bene lo vedono. E una risposta me l’ha data un articolo di Aldo Moro, pubblicato su «Il Giorno» del 20 gennaio 1977, che propongo con un titolo che cito a memoria e con tagli non operati da me:
Il bene non fa notizia
(…) si può dire anche oggi, malgrado tutto, che la realtà sia tutta e solo quella che risulta dalla cronaca deprimente, e talvolta agghiacciante, di un giornale? Certo il bene non fa notizia. Quello che è al suo posto, quello che è vero, quello che favorisce l’armonia è molto meno suscettibile di essere notato e rilevato che non siano quei dati, fuori della regola, i quali pongono problemi per l’uomo e per la società. Ma questa ragione, per così dire, tecnica, questo costituire sorpresa, questo eccitare la curiosità non escludono certo che, nella realtà, (…) ci sia il bene, il bene più del male, l’armonia più della discordia, la norma più dell’eccezione. Penso all’immensa trama di amore che unisce il mondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglie ordinate, a slanci generosi di giovani, a forme di operosa solidarietà con gli emarginati ed il Terzo Mondo, a comunità sociali, al commovente attaccamento di operai al loro lavoro. Gli esempi si potrebbero moltiplicare. Basta guardare là dove troppo spesso non si guarda e interessarsi di quello che troppo spesso non interessa. (…) Il bene, anche restando come sbiadito nello sfondo, è più consistente che non appaia, più consistente del male che lo contraddice. La vita si svolge in quanto il male risulta in effetti marginale e lascia intatta la straordinaria ricchezza dei valori di accettazione, di tolleranza, di senso del dovere, di dedizione, di simpatia, di solidarietà, di consenso che reggono il mondo, bilanciando vittoriosamente le spinte distruttive di ingiuste contestazioni. (…) E tuttavia si insinua così il dubbio che non solo il male sia presente, ma che domini il mondo. Un dubbio che infiacchisce quelle energie morali e politiche che si indirizzano fiduciosamente, pur con una difficile base di partenza, alla redenzione dell’uomo. Una più equilibrata visione della realtà, della realtà vera, è non solo e non tanto rasserenante, ma anche stimolante all’adempimento di quei doveri di rinnovamento interiore e di adeguamento sociale che costituiscono il nostro compito nel mondo.
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Caro Antonio, con piacere leggo la versione integrale del tuo scritto che, come sempre, pieni di umanità e interesse culturale.
Per quanto riguarda le tue nipotine certamente ascoltando e riflettendo su quanto loro dirà il nonno Antonio matureranno i requisiti necessari per discernere e comprendere i contenuti dell’estetica e della crudeltà.
Concordo col tuo giudizio sulla visione positiva degli eventi di Aldo Moro, particolarmente là dove dice: “…Certo il bene non fa notizia…”
Un caro saluto.
Giuseppe.