U Vrazzale, Le cartulline, Terra, ‘N galera chi pane e lavoro

 

 

premio cattolica,luigi russo,filippo fichera,lanfranco caretti,salvatore quasimodo,emilio sereni,edoardo de filippo,vann'antòNell’Oscar Mondadori di tutte le poesie di Rocco Scotellaro sono pubblicate cinque poesie dialettali: U vrazzale, Le cartulline, Terra, U metetore, ‘N galera chi pane e lavoro. A U metetore è dedicato il post precedente, alle altre cinque poesie è dedicato questo post.

Le poesie Le cartulline, La terra e U vrazzale, furono inviate al «Premio Cattolica» del 1951 e vennero segnalate dalla giuria, come si legge in una lettera del 19 settembre 1951 diretta dal «Calendario del Popolo» (Milano) a Scotellaro: «Egregio signore, siamo lieti di poterci congratulare per la segnalazione delle sue poesie fatta dalla giuria del Premio Cattolica. I commissari, unanimemente, hanno riscontrato nelle sue poesie Le cartulline, Terra beneretta e U vrazzale accenti sintetici e drammatici e linguaggio di non comune efficacia dialettale e popolare. Nella speranza di riuscire quest’anno nel nostro intento di raccogliere i versi segnalati in un’antologia che faccia conoscere i veri poeti nuovi, la preghiamo di farci avere al più presto una sua foto e una breve biografia. In attesa cordialmente la salutiamo». Firma (p. Il Calendario del Popolo) non decifrata. La giuria del suddetto premio era composta da Luigi Russo, Filippo Fichera, Lanfranco Caretti, Giulio Trevisani (Direttore del «Calendario del Popolo»), Giuseppe Ricci (Presidente dell’Azienda di Turismo e Soggiorno di Cattolica) e Antonio Piromalli (Segretario del Premio). Consulenti esterni furono: Salvatore Quasimodo, Emilio Sereni ed Edoardo De Filippo. Il primo premio fu assegnato a Vann’Antò (Giovanni Antonio Di Giacomo)[i]  per la poesia La cartullina in dialetto siciliano.

La poesia U vrazzale di Scotellaro, la sola che in vero compare segnalata nella relazione ufficiale della giuria (pubblicata dal «Calendario del Popolo»), fu pubblicata sulla stessa rivista del febbraio 1952 (VIII, n. 89)[ii]. Rispetto al testo recuperato fra le carte inedite, quello pubblicato al v. 5 ha la forma più dialettale u paamente a cazzotte.[iii]

U vrazzale e U metetore hanno le versioni italiane trascritte sulle carte di Scotellaro. Le altre tre poesie hanno le traduzioni in lingua del curatore, ossia di Franco Vitelli, curatore dell’Oscar, che presentano varianti rispetto alle traduzioni di Bronzini pubblicate ne L’universo contadino… citato in nota. Ulteriori varianti si registrano anche rispetto alla traduzione della poesia U vrazzale pubblicata sul «Calendario del Popolo», che ritengo debba essere pure accreditata a Scotellaro.

U vrazzale

Chesta ià a fatia ri Nicola Pallotta

u matine ri notte

u iurne a trotto

a sera a notte

u pagamento a cazzotte.

 

[1951]

 

Questa è la fatica di Nicola Pallotta:

la mattina di notte,

il giorno a trotto,

la sera a notte,

il pagamento a cazzotti.

 

 

Le cartulline

Forza, irrate

ciompe e cecate

ciompe e cecate

a ci à mannate le cartulline.

Avi mannate le cartulline

come se fosse pane e vine.

Ciompe e cecate

pane e vino

ciompe e cecate

pane e vino.

 

[1951]

 

Forza, gridate / zoppi e cecati / zoppi e cecati / a chi ha mandato le cartoline. / Avete mandato le cartoline/come se fosse pane e vino. Zoppi e cecati / pane e vino / zoppi e cecati / pane e vino!

 

Terra

So state n’anne ‘ngalera

inzi craie, inzi pescraie

n’omene c’a statera

m’ cundannaie.

E l’aute murt’accise

cum’a tanta volpe,

gestezie a ci nci colpa,

terra beneretta!

 

[1951]

 

Terra. Sono stato un anno in galera, /esci domani, esci dopodomani/un uomo con la bilancia / mi condannò./E gli altri morti ammazzati/come tante volpi,/giustizia a chi ne ha colpa,/terra benedetta!

 

‘N galera chi pane e lavoro

Cci l’ami fatte nuie a Creste:

ci ni vole accere

ci ni vole arde.

Nun l’ âmi fatte ninte a Creste:

nisciune n’adda accere,

nisciun n’adda arde.

 

[1951][1]

.

Che gli abbiamo fatto noi a Cristo: / chi ci vuole ammazzare / chi ci vuole briciare. / Non gli abbiamo fatto niente e Cristo: / nessuno ci deve ammazzare, / nessuno ci deve bruciare! 

In calce al foglio dove era trascritta questa poesia, le seguenti annotazioni: Spedite al Premio Cattolica l’8 luglio 1952. – Spedite tre liriche: 1) Mio padre; 2) Olimpiadi; 3) Lo scoglio di Positano a Cenacolo Artistico Roccatagliata Ceccardi Piazza Marconi – Marina di Carrara l’8 luglio 52. – Racconto «Pace in famiglia» al Comitato organizzatore del Premio Ponale Sezione del PCI Ponale (Empoli) l’8 luglio 1952.

 

 

 



[1]



[i] Professore di Letteratura delle Tradizioni Popolari all’Università di Messina e autore di testi in siciliano, è stato con Ignazio Buttita il massimo esponente della poesia siciliana del Novecento. (Ragusa 1891 – Messina 1960)

[ii] La pagina del «Calendario del Popolo» con fotografia e breve biografia di Rocco Scotellaro, testo della poesia e versione italiana è pubblicata a pagina 205 del volume L’universo contadino e l’immaginario poetico di Rocco Scotellaro di G.B. Bronzini.

[iii] G.B. Bronzini, op. cit. p. 265.

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