La rivista da lui fondata è stata vittima della guerra del cannone tra Tricarico e Accettura

Ho saputo appena ora della prematura scomparsa il 13 gennaio scorso di Angelo Labbate, uomo colto e sensibile alle problematiche del territorio, curioso e attento cronista, instancabile operatore culturale. Aveva fondato e diretto la rivista Paese, un trimestrale frutto della sua profonda cultura e intelligenza, messa al servizio della comunità accetturese. Con queste parole, che sottoscrivo e riporto, è annunciata una giornata dedicata al suo ricordo con interventi di Nicola Buonanova, Sindaco di Accettura; Ferdinando Mirizzi, Docente dell’Università degli Studi della Basilicata; Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata.

Ci siamo conosciuti proprio grazie a Paese, rivista trimestrale, che Angelo considerava sua creatura e alla quale aveva assicurato prestigiose collaborazioni. Paese aveva come sottotitolo una frase di Cesare Pavese, tratto dall’ultimo suo romanzo, La luna e i falò, pubblicato quattro mesi prima che si suicidasse: «Un paese vuol dire non essere soli». La frase completa è: «Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

Angelo mi scrisse una mail per chiedermi l’autorizzazione alla pubblicazione di un racconto di mio suocero, l’avv. Domenico De Maria, postato su questo blog, che rievocava vecchie vicende accetturesi degli anni Venti. Ad Accettura io ho vissuto, dal 1939 al 1941, due anni felicissimi, condivisi con altrettanta felicità da tutta la mia famiglia. Nacque con Angelo un’amicizia coltivata tramite la posta elettronica. Le mie ultime mail, e gli auguri di Pasqua, non hanno avuto risposta, ma il sospetto che egli fosse così prematuramente scomparso, non mi aveva sfiorato.

Angelo mi mise a conoscenza di tanti aneddoti riguardanti il nonno di mia moglie, il dott. Giovanni De Maria, medico condotto di Accettura validissimo, amato e ricordato con simpatia nonostante i molti decenni trascorsi. Mi spedì due fotografie della casa dove avevo abitato e mi mise in contatto con Gilberto Marselli, collaboratore di Paese, amico e collega di Rocco Scotellaro all’Osservatorio di Economia Agraria di Portici, che avevo conosciuto nei primissimi anni Cinquanta, durante la permamenenza di Scotellaro a Portici e mia a Napoli come studente universitario. Grazie ad Angelo ho potuto riprendere i contatti con Marselli, ai quali tengo moltissimo.

Paese è stato la vittima della guerra del cannone tra Tricarico e Accettura, prima che il racconto di mio suocero potesse essere pubblicato. Angelo mi scrisse che i suoi articoli su quella vicenda non erano piaciuti al sindaco di Accettura «Il cannone ha fatto bum e Paeseè morto».

 

Addio, caro Angelo. Ora ci sei anche tu ad aspettarmi, oltre la linea d’ombra che hai varcato, tra la nostra gente e le nostre piante e la nostra terra. Alla tua memoria, nel rispetto dei tuoi sentimenti e delle tue convinzioni da vivo, dedico l’allegata bellissima riflessione pasquale del cardinale Etchegaray, di tali sentimenti e convinzioni ugualmente rispettosissima.

Riflessione Card. Etchegaray.pdf

 

 

 

2 Responses to Ricordo di Angelo Labbate

  1. Sono Andrea Labbate, figlio di Angelo. Nel ringraziarla per le belle parole che ha speso per mio padre, volevo invitarla alla giornata commemorativa che si terrà il 17. Se potesse mandarmi il suo indirizzo mail, sarei ben felice di inviarle l’invito. Cordialmente, Andrea Wladimiro Labbate

  2. Gilberto A. MARSELLI ha detto:

    Grazie di aver voluto citare anche me in questo intenso ricordo del caro amico Angelo. L’ho incontrato una volta sola -in occasione della presentazione, a Matera del libro di sua figlia Julia di cui avevo curata la prefazione- ma fu un incontro particolarissimo, che non dimenticherò mai. Per una serie di circostanze, tutti voi lucani bavete la capacità di affascinarmi sempre, ricordando Rocco Scotellaro e Rocco Mazzarone. In fin dei conti, anche io mi sento un po’ lucano. Vorrei che anche altri potessero avere la stessa sensazione……….