«Chi ebbe fuoco campò

Chi ebbe pane morì»

(I Nonni)

 

NEVE

 

E queste nubi sono così ferme

a raggiera di viola, sovrastano

gli uomini sviati sui pendii.

Se pure danno uno spillo di sangue,

queste giornate dell’ultimo inverno

sono più larghe di cuore nella sera.

Tu puoi sentire nella notte fonda

lievitare la neve sopra i vetri

e come si cerne fina al setello,

acceca i finestrelli delle case.

Quando il cielo porta la bufera

il più vecchio si muove dalla seggiola

a spalare la cenere bianca:

– Non uscite, lo so io cosa accadde!

Non rasparono più la terra

i cavalli atterriti nel valico,

il polvischio radeva sibilando,

il traniere portava il nostro sale,

lo trovamo con la mano di pietra

spingeva ancora le ruote affogate.

 

(1948)

 

 

 

     Neve è il titolo della poesia che si legge sopra e della la terza sezione della parte prima di E’ fatto giorno, comprendente poesie dal 1940 al 1949.  Come le precedenti due sezioni, Neve prende il titolo da una poesia della sezione ed è preceduta da un distico: un detto sapienziale dei nonni « Chi ebbe fuoco campò / chi ebbe pane morì », la cui crudele verità ancora la generazione di Scotellaro dovete sperimentare. Anche le altre sezioni dopo Neve, ad eccezione di Canto, Margherite e rosolacci della parte prima e Il carcere e Amore e disamore della parte seconda, hanno il titolo di una poesia della sezione.

    Neve, infine, è l’ultima sezione che si apre con un canto o un atto sapienziale popolare, che Carlo Levi stralciò. Abbiamo infatti visto nei post precedenti che, al posto della famosa ed epica quartina posta da Carlo Levi come epigrafe di E’ fatto giorno ( « E’ fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi / con i panni e le scarpe che avevamo. / Le lepri si sono ritirate e i galli cantano / ritorna la faccia di mia madre al focolare », nell’edizione Vitelli ritroviamo il distico « Svegliati bella mia che giorno è fatto / sono volati gli uccelli dai nidi », con l’annotazione in parentesi « Canto dei contadini »; all’inizio della poesia Saluto, che apre l’omonima prima sezione, ( che    Levi denominò Invito) ritroviamo quest’altro distico « Mariarosa statti bona / io te lascio e t’abbandono » (da un canto popolare); e un altro all’inzio della seconda sezione E’ calda così la malva «Io me ne voglio andare in fontanella / dove vanno le belle donne a lavare ».

   

   Neve comprende 12 poesie[i], tante quante ne comprende la sezione dell’edizione Levi. Le due sezioni differiscono perché l’edizione Vitelli manca della poesia Così papà mio nell’America, presente nell’edizione Levi, ed ha L’acqua piovana, che manca nell’edizione Levi. Essa descrive l’atmosfera annunciata dal distico introduttivo e dall’omonima poesia e ha come motivi prevalenti gli affetti familiari per il padre, la madre e la sorella.  

   Nella notte fonda si sente la neve depositarsi sopra i vetri e, fina come passata al setaccio per cernere la farina, lievitare sui davanzali dei finestrelli fino in cima. Si sta uniti attorno al focolare, come a proteggersi, e, quando si annuncia la bufera, torna alla mente nel racconto del più vecchio la tragica sorte del trainiere che da Potenza portava un carico del « nostro sale »: al Cupulicchio fu travolto dalla bufera, lui e i cavalli morirono assiderati, il trainiere fu trovato con la « mano di pietra » nell’atto di spingere ancora le ruote affondate nella neve.

 

    La nostra è una lettura antologica di E’ fatto giorno. Per questa sezione scelgo la poesia pubblicata con questo post e, coi prossimi post, le poesie dedicate agli affetti familiari. Pubblicherò anche la poesia Così papà mio nell’America, per la ragione che si può intuire, e la poesia L’acqua piovana, che manca nell’edizione Levi e per questo è forse meno conosciuta.

 

 

 

 

 



[i]  Le dodici poesie, secondo l’edizione Vitelli, sono: Per il camposanto, A una madre, La benedizione del padre, Neve, Mia sorella sposata, Natale, Mio padre, L’acqua piovana, Desiderio, Nel trigesimo di mio padre. Già si sentono le mele odorare, La luna piena.

 

 

One Response to NEVE, terza sezione di E’ fatto giorno – Introduzione alla lettura

  1. giusi pontillo ha detto:

    Qui di statico si vive il momento quasi fosse una sorta di riti famigliari .. belli i versi che descrivono la bufera di neve e nettono in risalto il calore di una famiglia.. accostando i nonni a gesti carichi di sentimento ..”mentre sono seduti su di una seggiola annerita smuovono le ceneri nel camino..”bei tempi nei miei ricordi di bambina:-
    “Il camino..”L’ODORE DELLE ESSENZE DI UNA FAMIGLIA UNITA.