Domenica 25 novembre si sono svolte le primarie della coalizione di Centrosinistra, e non del PD come erroneamente vengono definite (e infatti vi hanno partecipato Nichi Vendola e Bruno Tabacci, che non sono esponenti politici del PD), per la scelta del candidato comune alla presidenza del Consiglio dei ministri. Anch’io ho partecipato a queste elezioni e ho votato per Pierluigi Bersani. Nessuno dei candidati ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti e, pertanto, secondo il regolamento elettorale che le forze politiche della coalizione hanno approvato all’unanimità, domenica 2 dicembre si procederà a una seconda votazione di ballottaggio tra i due candidati meglio votati (Pierluigi Bersani e Matteo Renzi). Io tornerò a votare, anche se dovessi avere la febbre a 40, e voterò ancora Pierluigi Bersani.

     Ma mi chiedo: cosa sono queste primarie, a che cosa servono? Certamente la straordinaria partecipazione di domenica scorsa è stata una salutare risposta alla fuga in massa dei siciliani dalle urne per l’elezione del presidente dell’assemblea regionale (non governatore!) e dell’assemblea siciliani. Ma questa non è la risposta alla prima domanda e non è una risposta esaustiva alla seconda domanda. Le primarie, se pensiamo alle primarie americane, sono lo strumento democratico escogitato per scegliere i candidati alle (vere) elezioni per una determinata carica. Dopo le primarie americane, chi vince le (vere) elezioni assume quella carica, dal Presidente degli USA, a scendere giù giù. Ma sappiamo bene che in Italia non si faranno elezioni per eleggere il presidente del consiglio, anche se i partiti della coalizione alle prossime elezioni legislative avranno diritto, per un colpo di mano, a vedere stampato sulle schede elettorali il vincitore delle loro primarie, come avranno diritto le altre forze politiche in conformità alle loro scelte. Ma il presidente del consiglio non sarà eletto, perché la nostra Costituzione dice altro, e, precisamente, le seguenti due cose: 1) «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.» (art. 92, 2° comma). 2) «Il Governo deve avere la fiducia di entrambe le Camere.» (art. 94, 1° comma). Quindi, il presidente del Consiglio sarà nominato da un Presidente della Repubblica, che, presumibilmente, non sarà il Presidente attualmente in carica e dovrà avere la fiducia di un’altra Camera dei deputati e di un altro Senato. E allora? A che cosa saranno servite queste primarie? A determinare una crisi del PD, se dovesse vincere Renzi, la cui eventuale vincita non potrebbe non suonare come sfiducia nella segreteria Bersani; ovvero a rafforzare la segreteria Bersani nel caso opposto. E questo è uno dei motivi (non il solo!) per cui voterò Bersani.

     Non solo la Costituzione, ma anche quelle pillole di saggezza che sono I Frammenti dell’Uva puttanella di Rocco Scotellaro (Uno si distrae al bivio, Basilicata editrice, 1974), aiutano a orientarsi in questo guazzabuglio delle primarie. Perché parlano a noi e di noi, che siamo uva puttanella. «Uva puttanella sono gli amici miei ed io, ostriche attaccate a un masso che non vedono e non sanno il segreto delle barche, delle portaerei e dei cacciatori subacquei». Leggiamone qualcuno. «L’ordine che non c’è non lo troverete mai: né io ho voluto le mie cose con ordine». Accontenta me. Oppure: «C’è un momento di fede comune, come di felicità comune, e tutti vediamo fino a una certa misura». «L’uva puttanella era in mezzo ai suoni di tromba di tutti i giornali […] ognuno giubilava, nessuno aveva perso». «Tutto è ormai scombinato: i momenti sono trascorsi inesorabili e pesanti come le brutte e belle giornate». «Nessuno può rivivere con la sua scrittura. Tutti restano nella nicchia d’aria che muovono».

     Io so che un Paese democratico funziona anche perché ha una buona legge elettorale, che produce un sistema politico che funziona. Io so che alla crisi del sistema proporzionale si è risposto dando al Paese pessime leggi elettorali in crescendo. Pessimo il Mattarellum e infinitamente peggio il Porcellum, che non si riesce a cambiare o si cambierà con un maquillage che non servirà a nulla. Infatti Bersani dice, e dice giusto perché non altro si può dire: – Adesso cambiamo il Porcellum meglio che si può, poi, quando andremo noi al governo, faremo una nuova legge elettorale uninominale doppioturnista -. Che, secondo me, è la legge che occorre, la migliore legge elettorale possibile, data la diffusa, benché infondata, avversione per il sistema proporzionale.

     Io sono stato favorevole al sistema proporzionale, che, nel nostro Paese, avrebbe avuto semplicemente bisogno di essere riformato con la previsione di una soglia di sbarramento. Ora, il clima di corruzione sconsiglia il proporzionale anche a causa delle preferenze. Messo da parte il proporzionale e i partiti della c.d. prima repubblica, all’orizzonte del nostro sistema politico apparvero – come dice il prof. Giovanni Sartori – due stelle: Berlusconi e Prodi, che, per prevalere l’uno sull’altro, non seppero fare altro che sovvertire  il sistema.

     Prodi, per il quale, peraltro, ho sempre votato senza convinzione, fu l’inventore di primarie-plebiscito, convinto che i milioni di voti così ottenuti gli attribuissero il diritto a governare per l’intera durata della legislatura. La pensata andò bene a lui, una prima volta con l’Ulivo e una seconda volta con l’Unione, entrambi alimentati da radici, che, assemblate senza discernimento, diventavano tossiche.

     Berlusconi, per passare al campo opposto, era il padrone del suo partito e, essendo padrone, ha avuto vita più lunga di Prodi. Nell’uno e nell’altro modo il sistema non poteva funzionare, ma il tarlo che lo corrode è tuttora in azione nel concentrare l’interesse esclusivamente sul leader e nell’escludere la gente e i loro problemi, ossia la politica.

     Il «virus» prodiano – per restare nel CS, che mi interessa – continua a circolare; nei dibattiti delle suddette primarie non abbiamo che udito il mantra “la sera delle elezioni dobbiamo sapere chi governerà”. Bravi! Ma possibile che non riusciate a capire che in un sistema parlamentare, come è il nostro, il governo si forma dopo le elezioni e non prima? Possibile che non riusciate a guardare all’Inghilterra e capire che lì si sa tutto la sera delle elezioni non grazie a primarie, al nome del candidato premier stampato sulle schede o ad altre diavolerie del genere, ma una sistema politico saldo e coeso?, quel sistema di cui non ce ne importa niente, perché non ci interessa altro che il tifo per il proprio premier?. Usato sicuro – rottamazione: che tristezza!

 

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