Giorno della memoria è la Ricorrenza celebrata il 27 gennaio per commemorare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. La data ricorda il giorno in cui, nel 1945, fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. La Ricorrenza è stata istituita dalla legge 20 luglio 2000 n. 211, in accordo con la proposta avanzata dal Parlamento europeo.

Ricordo questo giorno della memoria con due riferimenti particolari.

Il primo riguarda il sacrificio di due ebrei, padre e figlia: Settimio Bruno Mieli e Giuditta. Settimio, commerciante di stoffe romano, fu confinato ad Accettura, dove allora (1939-41) abitava la mia famiglia, perché ebreo. Tra Settimio Mieli e i miei genitori si strinse una grande, intensa e affettuosa amicizia, mio padre e Settimio si chiamavano “cugino”, noi bambini lo chiamavamo affettuosamente zi’ Cardato, e Giuditta, coetanea di mio fratello Michele e di qualche anno più giovane di me, fu nostra compagna di giochi. A Giuditta avevano fatto superare lo choc dell’espulsione dalla scuola a causa delle leggi razziali affidandole il compito di fare compagnia al padre ad Accettura, dove lei prendeva lezioni private. Non ho mai dimenticato l’intensità di quell’amicizia e nei miei occhi è rimasta indelebilmente impressa la visione della tristezza di zì Cardato quando ci salutò nella piazzetta di Accettura il giorno (era il 2 aprile del 1941) della nostra partenza per Tricarico, dove mio padre era stato trasferito. Il soggiorno di zi’ Cardato e di Giuditta ad Accettura non durò a lungo e, scontata la pena del confino, tornarono a Roma.

Fossero rimasti ad Accettura! Il 16 ottobre 1943, il sabato nero del ghetto di Roma, furono entrambi coinvolti nella retata degli ebrei e deportati. Non hanno fatto ritorno.

Per vicende che non mi piace raccontare sono state distrutte tutte le fotografie conservate nella mia vecchia familiare di Tricarico, comprese alcune foto con zi’ Cardato e Giuditta, così cancellati definitivamente dalla faccia della terra.

Il secondo riferimento riguarda la celebrazione che si è fatta a Ferrara. Essa ha avuto il titolo «Una lapide a via Vignatagliata – Quattro storie ferraresi: Cesare, Corrado, Franco, Nello». Via Vignatagliata è una strada del quartiere ebraico (che era stato il ghetto) con i suoi antichi edifici trecenteschi. Al n. 79 vi era la scuola, che dopo le leggi razziali del 1938 ospitò i ragazzi ebrei espulsi dalle scuole statali e dove insegnò anche Giorgio Bassani. La targa si riferisce a questo evento e le storie riguardano quattro ragazzi ebrei che frequentarono la scuola e le loro deportazioni.

La celebrazione la lascio raccontare a un articolo di un  giornale ferrarese online, www.estense.com, che si può leggere aprendo il link Poesie e note per la Memoria.pdf

 

 

 

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