Dopo aver finora proposto di rileggere poesie di Scotellaro e, in particolare, «E’ fatto giorno» nelle due versioni a cura di Carlo Levi e Franco Vitelli, propongo ora la rilettura di un’antologia delle prose e inizierò con una scelta di brani tratti dal romanzo autobiografico «L’uva puttanella».

     Mi pare opportuno premettere una breve nota sul titolo di quest’opera e l’elenco della produzione prosastica di Scotellaro, meno conosciuta delle poesie, e rimandare la pubblicazione dei passi antologici, per non appesantire la lettura con post lunghi ed eterogenei.

     L’uva puttanella è uva che non ha avuto un’acinellatura completa: gli acini sono piccoli, apireni, ma giungono ugualmente a maturazione e finiscono ugualmente nel tino del mosto per dare il poco succo che hanno. L’uva puttanella è, dunque, una metafora del Meridione degli anni Quaranta-Cinquanta, che Scotellaro si prefiggeva di raccontare nel suo romanzo. Il racconto ha inizio col ritorno simbolico alla vigna del padre, prosegue con l’esperienza dei due mesi di carcere, le vite dei compagni di galera e i mondi che essi rappresentano e prosegue con una serie di altri racconti, aventi tutti Tricarico come sfondo. Bellissimo ed emotivamente coinvolgente il racconto del tragico suicidio di Pasquale il fuochista, che Rocco mi lesse nella sua stanzetta e, fino alla pubblicazione del libro nel 1955, è stato l’unico brano che io conoscessi.

     L’opera prosastica di Rocco Scotellaro è formata dei seguenti testi: «Contadini del Sud», «L’uva puttanella», «Uno si distrae al bivio», Basilicata editrice, Roma-Matera, 1974, «Giovani soli», Basilicata editrice, 1984.

     «Contadini del Sud» e «L’uva puttanella» – le opere in prosa più significative, benché incompiute, di Rocco Scotellaro, furono pubblicati nella collana «Libri del Tempo» dell’editore Laterza, Bari: con Prefazione di Manlio Rossi-Doria, Contadini del Sud, 1954, e con Prefazione di Carlo Levi, L’uva puttanella, 1955. I due testi furono quindi riuniti dapprima nella «Universale Laterza» con una nuova Prefazione di C. Levi, 1964, poi nei «Robinson», nuova edizione a cura di Franco Vitelli, 1986, sempre degli Editori Laterza. Infine i due testi sono stati pubblicati, grazie al contributo del Comune di Tricarico e del Consiglio Regionale della Basilicata, nella «Economica Laterza», con Introduzione di Nicola Tranfaglia e Prefazione di Antonio Melfi.

     «Uno si distrae al bivio» e «Giovani soli» sono una sorta di antologia, nel senso che sono titoli sotto i quali sono pubblicati alcuni altri testi dello stesso genere letterario.

     «Uno si distrae al bivio» è un romanzo breve o racconto lungo della giovinezza. Il libro comprende anche altri otto racconti (Il paese, La festa, Fili di ragno, Sala d’aspetto, Suonata a distesa, La capera, Salvatore, Pace in famiglia) e i «Frammenti e Appunti dai Quaderni dell’Uva puttanella», articolati in un Disegno generale del libro e in tre parti.

     «Giovani soli» comprende alcuni tentativi teatrali e di sceneggiatura cinematografica. Il titolo deriva da un omonimo abbozzo di dramma, scritto tra il 1942 e il 1943, diviso in tre atti, i cui protagonisti sono studenti afflitti da uno struggente sentimento di solitudine. «La morte del suggeritore», scritto nel 1943, contiene una situazione di teatro pirandelliano. Pure del 1943 è «Il ritratto», nel quale la scena si svolge nel mondo contadino di Tricarico. «I fuochi di San Pancrazio» sono un soggetto cinematografico, alla cui stesura collaborò anche Carlo Levi.

 

 

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