Lungo la via ora intitolata a Rocco Scotellaro s’incontrano, a sinistra percorrendola dalla piazza verso la Porta del Monte, una ventina di metri prima di casa Scotellaro, il Sopportico delle Api e, a destra, quasi di fronte alla casa, Vico Tapera. Due tra le più belle poesie di Rocco fanno di quei vicoli un pezzo dell’anima di Tricarico.

     Ho il torto di non essermi mai preoccupato di informarmi su quella strana dedica alle api del sopportico, che con le api suppongo non abbia e non possa mai aver avuto nulla a che fare. Già sul sito del Centro di documentazione Rocco Scotellaro un paio d’anni fa vidi elencato tra i luoghi scotellariani un «sopportico dei lapi». Registrai il fatto senza preoccuparmi, ancora una volta, di informarmi per sapere cosa sono i “lapi”.

     Grazie alla cortesia di Michele Picardi ho ora ricevuto due fotografie del Sopportico: una lo ritrae invaso da centoventi ragazze e ragazzi di Trani in gita a Tricarico, la seconda ritrae la targa del Sopportico col nome «Sopportico dei Lapi», sotto la quale è inchiodata una tavola di legno con i versi della poesia di Scotellaro «Al Sopportico delle Api il primo amore». Finalmente ho avuto la giusta reazione: quella che provoca la sgradevole visione di un’orrenda ferita sul volto di una persona. Sopportico delle Api e Sopportico dei Lapi danno il brivido di uno stridere dei denti.

     Michele Picardi mi comunica che il «vero» nome del Sopportico è «Sopportico dei Lapi» e non «Sopportico delle Api», essendo dedicato ai tagliatori di pietra, come dimorerebbe una ricerca etimologica compiuta dal fratello prof. Biagio. Non si sa perché Scotellaro abbia così intitolato la sua poesia, forse si è concesso una … «licenza poetica», al che non oppongo, come potrei, che Scotellaro ha così intitolato la sua poesia semplicemente perché il sopportico così si chiamava, o sapesse o credesse che così si chiamasse, come sembra anche a me, perché non si tratta di una questione toponomastica, bensì, come ho detto, di comprendere e ammirare un pezzo d’anima tricaricese e restarne affascinati. Anche se fosse incontestabilmente accertato che il nome originario sia «Sopportico dei Lapi», non di questo si tratterebbe ma di dare ora al sopportico il nome che gli ha dato Rocco e col quale l’ha fatto conoscere a generazioni di lettori delle sue poesie in Italia e all’estero. 

     Torno, peraltro, alla questione toponomastica per rilevare che sopportico del Lapi non allude a tagliatori di pietre, scalpellini, marmisti ecc., ma è una denominazione misteriosa. La denominazione corretta sarebbe stata «lapicida», di cui lapi, tanto meno con l’iniziale maiuscola, non è una ellissi, ma un’altra parola, tutto affatto diversa, che non altro consente di immaginare se non un nome proprio di persona o di casato, che non si estende oltre la Toscana e le vicine province.

     Va riconosciuto che l’arte dei lapicidi raggiunse vette elevate specialmente nelle regioni centro-settentrionali e che, tra essi, si distingue particolarmente il cantonese, per la sua origine, Giovanni Lapicida, così chiamato per la sua arte e le sue opere sparse in numerose chiese.

     Concludo ripetendo che il problema non è quello di accertare il nome originario del sopportico, ma di attribuirgli ora, definitivamente, il nome di «Sopportico delle Api» immortalato dalla poesia di Scotellaro. I nomi dei luoghi di un paese o città cambiano lungo il corso degli e il fluire della storia. Alcuni non debbono però cambiare: tra questi, a Tricarico, Sopportico delle Api e Vico Tapera.

     Per questo confido nella delicata e raffinata sensibilità femminile delle due donne nelle cui mani è la risoluzione: Angela Marchisella, sindaco di Tricarico, e Carmela Biscaglia, direttore del Centro di documentazione Rocco Scotellaro. 

 

 

 

6 Responses to Il nome del Sopportico delle Api

  1. Pier Giorgio ha detto:

    Caro Antonio, pace a te! Sul Corsera di oggi 28 acciuffa un articolo bello su pagine inedite di C. Levi in cui parla anche del fratello-figlio Rocco Scotellaro. Buon riposo da Bari S. Fara

    P.S.: Prima o poi vengo a conoscerti…

  2. Antonio Martino ha detto:

    Caro Pier Giorgio,
    Grazie per la segnalazione. L’articolo di Giovanni Russo su Quaderno a cancelli di Carlo Levi, a cui alludi, l’avevo l’ho letto ieri. Attendo do entrare in possesso di Armonie perdute di Donato Sperduto, a cui Russo si riferisce, per scriverne sul blog,
    Ti conoscerei con piacere. Ma, ahimè!, dovresti fare un lungo viaggio: non fino a Tricarico, ma fino a Ferrara. Tricarico è il mio paradiso perduto. Un abbraccio, Antonio

  3. Michele Picardi ha detto:

    Caro Antonio,
    mio zio Antonio Zasa mi ha girato il tuo Blog che ho letto con attenzione anche se non sono d’accordo su alcune cose.
    Mi viene da pensare che Rocco Scotellaro, non essendo uno sprovveduto, nel titolo della poesia, abbia scritto SOPPORTICO DEI LAPI, ma, trattandosi di un manoscritto, chi ha stampato la raccolta delle poesie abbia tradotto SOPPORTICO DELLE API, non comprendendo il significati DEI LAPI.
    Considerato che anche la poesia non fa riferimento alcuno a questo insetto meraviglioso. sarebbe il caso che tu faccia una ricerca del manoscritto per capire effettivamente le intenzioni di Rocco Scotellaro leggendo l’effettiva parola scritta.
    Sarebbe sbagliato tentare di far correggere il nome del Sopportico se la mia supposizione fosse vera.
    Ti saluto caramente
    Michele PICARDI

  4. Antonio Martino ha detto:

    Caro Michele, La poesia di Rocco Scotellaro fu pubblicata col titolo “Al Sopportico delle Api il primo amore” sulla rivista Il Ponte, aprile 1949. La poesia è contenuta in un quadernetto del 1946. Quindi la tua ipotesi non ha alcun fondamento. Sappi, inoltre, che Rocco Scotellaro era attentissimo quando si riferiva a un luogo reale. Lo scrittore ferrarese Corrado Tumiati scrisse a Rocco. in una lettera del 10 novembre 1949, “Qui vi è veramente un sommesso e delicatissimo ‘canto’ e belle immagini”. Infine, il concetto che tu difendi con tanto accanimento è espresso dalla parola “lapicidi” e che Lapi è solo un cognome toscano. Ricambio il tuo saluto.

  5. Rocco Stasi ha detto:

    Vorrei umilmente far notare che appare più che logico trattarsi di una volontaria “storpiatura” del nome da parte di Rocco Scotellaro. Proprio l’assonanza avrà stimolato la fantasia ed il gioco dei due innamorati che, mi riferiva una signora che oggi non c’è più e che viveva nei pressi: “nn sai quanta vòt aggij vèst, ass-ttàt ddo’ all scalùn”. Cambiare il nome della via sarebbe un delitto proprio perché non consentirebbe più di cogliere quel gioco. Lasciamo le cose come stanno, per cortesia.

  6. Antonio Martino ha detto:

    Per favore, smettiamola di dare per scontato ciò che non è e, chi voglia, compia una seria ricerca nell’Archivio comunale per risalire alla toponomastica più antica e verificare quale fosse il toponimo e quali cambiamenti abbia eventualmente subito, sperando che il Comune abbia conservato i documenti. I toponimi possono subire dei cambiamenti involontari nel corso degli anni e nel caso specifico “le api” può diventare “dei lapi” o viceversa. Pensiamo allo stravolgimento del toponimo relativo alla contrada San Fantino (originaria), ormai divenuta contrada San Valentino! Io non metto sul tavolo della discussione il mio ricordo, sul quale potrei giurare, che il sopportico, negli anni 40 e 50, si chiamasse Delle Api. Dopo di allora, la targa è stata cambiata due volte. Ma, ripeto, io non dico che quella che io ricordo è la denominazione orinaria , che bisogna ripristinare. Io ho posto un’altra questione, molto semplice e molto chiara. La comprenda chi vuol comprenderla.