Quando i galli si davano voce

Un racconto cinematografico

 

 

Sul punto di concludere la pubblicazione dell’Uva puttanella di Rocco Scotellaro, dopo aver pubblicato E’ fatto giorno nelle edizioni leviana e vitelliana, e numerose altre poesie di Rocco, ho deciso di aprire una nuova categoria del blog, alla quale ho dato il titolo dell’ultimo libro di Mario Trufelli.

A differenza delle opere scotellariane, di cui ho pubblicato integralmente i testi e li ho commentati, per ragioni di coyright non posso pubblicare il testo integrale del libro di Trufelli. Ne riporterò tuttavia ampi passi e li commenterò, integrando le storie romanzate, che si svolgono a margine della seconda guerra mondiale, alla luce dei reali avvenimenti storici, distinguendo il vero dal fantastico e dando un volto e un nome ai personaggi che non sono frutto di mera fantasia.

In linea di massima, come ho fatto per le opere di Scotellaro, pubblicherò un post ogni settimana.

Sul libro di Trufelli, prima di questa premessa, ho pubblicato il 29 luglio scorso un altro post dal titolo «Quando i galli si davano voce. Il nuovo libro di Mario Trufelli».  

 

 

Quando i galli si davano voceè il titolo dell’ultimo bel libro di Mario Trufelli. Evoca storie di tempi lontani in  ambienti rurali: quando il gallo annunciava il sorgere del sole o il trionfo d’amore celebrato con una sempre paziente gallina, dalla finta aria rassegnata; tutti i galli del contado, dandosi voce, partecipavano al trionfo del sorgere del nuovo giorno o dell’amore e lanciavano il festoso annuncio.

Quando i galli … è un racconto di pura invenzione che intreccia storie, con fondi di realtà e storie inventate, a margine della seconda guerra mondiale, dal mese di giugno 1939 alle elezioni dell’Assemblea costituente. Le storie hanno per scenario la piazza di un paese del Sud Italia, che è sede vescovile. Il lettore attento ed esperto dei luoghi da cui Trufelli trae l’ispirazione o di cui si serve, riconosce agevolmente Tricarico, il paese di Trufelli, appunto: ma lo svolgimento delle storie può essere immaginato in una qualsiasi altra sede vescovile meridionale, in un altrove, che imprime al romanzo un segno di universalità. 

Agiscono personaggi reali, protagonisti di storie inventate o artefatte, ovvero personaggi di fantasia. Reali sono i canonici, l’usciere di Conciliazione, Gaetano, che nella realtà è il nonno di Mario Trufelli, don Michele Valinotti. Inventati sono gli ebrei che a Tricarico scontano il confine, e inventate sono le loro vite e le loro morti. Inventato è il professor Fedele Martino.

 

Fedele Martino era stato insegnante d’italiano e latino in un liceo di Napoli; rimasto vedovo e oramai in pensione, da un paio d’anni viveva nella casa del suo paese, un palazzetto che si affacciava a grandangolo sulla piazza.

 

Il palazzetto, per chi ama immaginare che la storia si svolge a Tricarico, si affaccia in piazza, fu abitato, in un certo periodo, dalla famiglia Menonna, e, all’ingresso, è segnato da una targa in onore e memoria di Ciccio, amico mio carissimo (Francesco Paolo Menonna, consigliere provinciale).

Mi piace anche pensare che il nome del prof- Fedele Martino sia un omaggio che Mario mi ha fatto. Mi telefonò: – Ho in mente una grande bella storia e ho bisogna che tu, che vivi in una città dalla gloriosa e tragica storia ebraica, mi suggerisca un nome prettamente ebraico. – Samuele Hanau, con l’acca davanti – fu il mio suggerimento, che Mario, evidentemente, apprezzò e ha voluto restituirmi il favore dando il mio cognome a un personaggio a cui, come vedremo, ha assegnato un ruolo importante.

Personaggio reale è Ninì, un simpatico ragazzo vivace e intelligente di quattordici anni. Ninì ha un ruolo indefinito, che si preciserà nelle ultime pagine. A Tricarico lo si definirebbe un pungolo, che sta sempre simpaticamente in mezzo e si trova in tutte le situazioni. Ninì pungolo assumerà alla fine, come si vedrà nel prosieguo del racconto, le vesti di un personaggio che, per ora, definirei storico. Personaggio indefinito, pungolo e …fregoli, dunque, ma anche personaggio reale: infatti è lo stesso Mario. A maggio del 1939 non aveva ancora compiuto dieci anni (li avrebbe compiuti a settembre), ma se ne attribuisce quattro in più: pochi per la metamorfosi finale, improvvisa e sconvolgente, che il personaggio vivrà.

Le storie scorrono, abbandonandosi a una lettura agevole e gradevole, per 175 fitte pagine (da 7 a 182), stampate in un elegante libro tascabile delle Edizioni della Cometa, composte di minuscoli caratteri. Formalmente danno l’idea di un racconto lungo. Lo scorrere compatto delle righe, di tanto in tanto, è interrotto dal salto di un rigo. Il lettore attento riceve la sensazione di uno stacco cinematografico. Il racconto lungo è invero un romanzo, che si presta a una trasposizione cinematografica. La generazione di Trufelli, che è pure la mia, leggendo il libro, vedrà la storia cinematograficamente trasfigurata, della Tricarico della nostra giovinezza,

 

 

2 Responses to 1__Introduzione alla lettura dell’ultimo libro di Mario Trufelli

  1. Mery Carol ha detto:

    Storia antica di gente antica che si compiace ma non si riconosce nella comunità moderna.

  2. Antonio Martino ha detto:

    Invito a riflettere sulll’esergo: ” Coloro che non hanno radici, che sono cosmopoliti, si avviano alla morte della passione e dell’umano: per non essere provinciali occorre possedere un villaggio vivente nella memoria, a cui l’immagine e il cuore tornano sempre di nuovo, e che l’opera di scienza e di poesia riplasma in voce universale”. ERNESTO DE MARTINO