GIULIO DENTE, RICORDO delle VACANZE di NATALE a TRICARICO
Durante le festività natalizie la vita del paese si animava, arricchendosi di avvenimenti nuovi e straordinari.
I luoghi da noi frequentati, particolarmente accoglienti e soprattutto al riparo dal freddo erano:
– la chiesa Madre per le cerimonie religiose natalizie vissute come un affascinante spettacolo di luce, colori, suoni, odore d’incenso….
La festa incominciava con l’inizio della Novena: la cerimonia si svolgeva alle sei del mattino; si usciva di casa che era ancora scuro con l’eccitazionee e la convinzione di partecipare a qualcosa di nuovo ed eccezionale.
– Il forno della madre di Rocco ( Mazzarone – non il dottore (!) )– situato in una vecchia casa diroccata, all’inizio di un vicolo immediatamente sotto la Chiesa Madre. Tra una infornata e l’altra lo frequentavamo soprattutto in inverno. Rocco era tra noi il più anziano, il più povero, il più malvestito ( con indumenti di taglia larga recuperati alla meglio, per cui era capitato una volta che una delle castagne messe ad arrostire nel forno, esplodendo gli era entrata sfortunatamente tra il collo e la giacca troppo larga, con le immaginabili – per noi – divertenti conseguenze …..) ed era il più malnutrito ( recuperava i pezzi di pane e companatico che Giovanni , per inappetenza e per non dispiacere alla madre, lasciava in una buca sotto casa).
Rocco avrebbe piu’ tardi realizzato il sogno della sua vita: andare a Torino e lavorare alla Fiat.
Anni dopo, in occasione di una visita a Mirafiori su invito della direzione, mi sono ricordato di Rocco ed ho chiesto di vederlo; non stava piu’ nei suoi panni – questa volta si trattava della sua tuta da operaio – per la sorpresa, la gioia e l’onore (!). Sono ritornato ancora e me l’hanno fatto trovare. Una terza volta, mi hanno detto di avere una brutta notizia da darmi: Rocco era morto d’infarto – sul lavoro.
– il luogo più accogliente era senza dubbio casa De Maria: era calda (credo avessero l’unico impianto di riscaldamento/termosifone esistente all’epoca a Tricarico ),interessante ( c’era un pianoforte, l’unica enciclopedia Treccani in paese, si giocava a tombola, scacchi, dama e mercante in fiera). Da una libreria ben fornita Don Mimì in persona ci leggeva estratti di libri ( ricordo uno di Victor Hugo ) o ci dedicava scherzose poesiole ( Giulio, Mimmo e Giovannino….).- oltre ad animare un teatrino di marionette e su tutto vegliava la presenza attenta e generosa di Donna Giuditta….
Fuori c’era la neve o comunque i piedi freddi e bagnati – c’era la guerra e le suole delle scarpe erano di cartone. Solo Mimmo aveva un paio di scarpe grandi per un bambino ma stagne: il padre negoziante le aveva comprate da un soldato inglese a Napoli; ce le affittava 2 soldi ( centesimi ) la mezz’ora.
Avevamo qualche soldo da spendere e comperavamo le castagne cotte (2 soldi x 10) che le donne accovacciate davanti al Seminario tenevano al caldo sotto lo scialle e le prendevamo anche per riscaldarci le mani. Oppure comperavamo una gassosa nel bar di don Vittorio Lombardi ( professore di musica e direttore d’orchestra nelle grandi occasioni ) per imitare i grandi, credendo che fossero spumante.
Erano le attese, meravigliose feste di Natale a Tricarico ! Quanto darei per una sola di quelle giornate…
(*)QUESTA BREVE EVOCAZIONE DI UN MONDO ED UNA STAGIONE LONTANA E’ NATA IN UN MOMENTO DI NOSTALGIA E DI ABBANDONO AL RICORDO CHE VOLEVO CONDIVIDERE CON TONINO. E’ RISULTATO ANCHE UN MODESTO OMAGGIO AL MIO PAESE ED AI MIEI AMICI D’INFANZIA SPARSI PER IL MONDO O SCOMPARSI, PENSANDO AD UNA RIUNIONE IMMAGINARIA, ORMAI IMPOSSIBILE …NEL FORNO DI ROCCO AD ARROSTIRE CASTAGNE CON L’ODORE RITROVATO DEL PANE APPENA SFORNATO.
* * *
RABATANA RINGRAZIA GIULIO e, per dare il dovuto risalto e il giusto tono al ringraziamento, cede non solo la parola al suo curatore, ma anche il diritto del suo essere Tonino Martino.
I ricordi di Giulio mi hanno commosso e hanno commosso “Giovannino” (dirò tra poco chi è).
L’inverno tricaricese, per noi ragazzi di una volta, coincideva con le feste natalizie. Terminate le elementari, si prendeva la via della città per frequentare le “scuole superiori”, e a Tricarico si tornava per le feste natalizie, che nel nostro ricordo è stampato come l’inverno tricaricese tout court. L’addio era dolcemente straziante. Ricordo l’ultima notte, prima della partenza. Si andava a letto non più tardi della mezzanotte per la levataccia del mattino dopo. La mia camera da letto dominava la Rabata ancora in festa: canti, suoni di cubba-cubb, di dischi in vinile si levavano e fondevano in concento. Negli anni più giovanile si aspettava il sonno con un dolce pianto silenzioso.
Chi è Giulio? Giulio è discendente di una delle tante famiglie tricaricesi che si sono estinte. I suoi genitori sono stati entrambi maestri di scuola. L’ultimo rappresentante della famiglia a Tricarico è stato Don Mauro Dente, che don Benì Perrone così lo presenta nel suo bel libro sulla pastorale vescovile di Mons. Raffello Delle Nocche: una intelligenza pronta, oratore facondo, canonico, teologo e poi parroco. E’ morto nel 1954. Poco meno di dieci anni prima la famiglia di Giulio si trasferì prima a Taranto e poi a Napoli. Ma Giulio non perse i contatti con Tricarico.
Rocco a Furnar (Rocco Mazzarone, il suo impegnativo nome), benché avesse quattro o cinque anni più di noi e quindi era più alto e grosso, faceva parte del nostro gruppo, al quale si era perfettamente amalgamato. Mia moglie dice che sua madre gli dava delle mance perché partecipasse ai nostri giochi e difendesse il fratello. Eravamo monelli di strada e si passava facilmente alle mani, specialmente nel corso delle partite di calcio, disputate sul campo senza porte e in discesa di Santa Maria, e si accendevano discussioni per un rigore, una punizione, un gol negato.
Giulio più di tutti noi ha ricordato e ricorda Rocco e gli vuole bene. Ha raccontato i loro incontri a Torino. Funzionario delle Nazioni Unite, plurilaureato tra la Sapienza di Roma e la London School of Economics, Direttore della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni UNite, con sede a Ginevra, partecipava ad incontri ad alto livello presso la sede centrale della Fiat a Torino e non mancava di incontrare l’amico Rocco. Ricordo con quanta emozione mi raccontò gli incontri e quello non avvenuto.
Come dicevo, Giulio, nonostante il trasferimento della famiglia, non ha perso i contatti con Tricarico, dove passava le vacanze ospite dello zio canonico, che era anche proprietario di una vigna con casino, che Giulio ereditò e vi dimorava durante i suoi soggiorni a Tricarico.
Fra tutti noi fu il solo ad avere spirito di avventura. Senza soldi, con autostop o a piedi o in altri modi, durante le vacanze estive visitava l’Europa e imparava le lingue. E una parte del tempo delle vacanze la riservava a Tricarico.
Ha sposato Federica, tedesca, naturalmente bionda e bella, la quale parla un tricaricese perfetto. L’ha imparato durante i suoi soggiorni tricaricesi dalla moglie di Rocco Pisciafuco, che avevano cura della vigna.
I personaggi del suo amarcord sono l’avvocato Domenico De Maria e sua moglie donna Giuditta, miei suoceri, Rocc a furnar, egli stesso, Mimmo Molinari e Giovanni De Maria.
Grazie, Giulio. Grazie per il tuo sogno, che è mio e so che si avvererà.
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Giulio Dente, in un suo breve messaggio, mi ha ricordato il seguente episodio riguardante Rocc a furnar:
E’ vero che eravamo dei monelli e che Rocco era nostro protettore: ricordo di essere andato con il gruppo a rubare fave fresche ( le vungule ) dalla parti della “ fontana vecchia “. Siano stati scoperti ed inseguiti dal padrone del campo. Quando Rocco si è reso conto che alcuni di noi stavano per essere raggiunti si è fermato, ha alzato le mani e gridato :” mi arrendo “, Ha fermato l’inseguitore ma si è preso le botte. Noi sfuggiti alla punizione, divertiti l’abbiamo poi preso in giro.
Ciao Tonino,
con i tuoi ricordi, riesci a risvegliare in me un sentimento fra il triste e il bello.
Sono “votato” alla commozione tutte le volte che torno con la memoria ai tempi che furono.
Da ragazzo a Tricarico apprezzavo due giovani più grandi di me; erano miei modelli per la loro composta- bella presenza e per il loro percorso di studenti. Erano Giovanni De Maria e Giulio Dente.
Ricordo ancora l’incontro con Giulio in un ufficio del porto di Napoli quando studiavo in quella bella città.
Grazie per le emozioni.
Nino Zasa