Una lettera a Rocco Mazzarone di Rocco Scotellaro 

Portici, 9 agosto 1951

Caro Rocco,

capisco dalla tua che ti fai sempre meno tollerante di certi capricci delle cose di casa nostra: io ci sono vissuto in mezzo come te e condivido le stesse preoccupazioni; è certamente vero che la presenza e l’influenza di oneste persone in quell’ambiente qualcosa fa, malgrado gli urti e la conseguente disperazione di riuscire, ma non ne vale la pena. Io e te non riusciremo mai a battere il malcostume di un avvocato o di un medico, mai veramente a far proseliti sicuri che sappiano opporsi da soli a quel malcostume.
Ti sembro fin troppo giudice? E sia pure, perché più di quanto non mi senta di esserlo per la modesta attività svolta, costata anni e parecchie rinuncie, mi credo nel diritto di parlare perché grande era la fiducia, ingenua e schietta la speranza.
Ma crolli pure quel poco di organizzazione politica, quella debole coscienza di associazione che si era riusciti a creare, non deve fallire però il nostro Ospedale. Dimmi che cosa si può fare. Troviamo un giovane chirurgo, qui è possibile averne, scrivi a Vulterini, cercalo tu stesso.
Pensiamoci subito perché può venirne compromessa la possibilità di avere il nuovo edificio del Centro Sanitario.
Bella fregatura però, in generale, mentre Carlo Levi a Radio Londra, in questi giorni, ha parlatodel grande nostro paese. Sugli uomini si può sempre intervenire (so di che stoffa si vestono gli ‘avvocaticchi’ che dirigono i poveri contadini), ma se crolla un’istituzione, va a rivincere i punti di attrito! Ti prego di assicurarmi che ti muoverai in tutte le direzioni per evitare queste conseguenze.
Ma ora credo di aver predicato abbastanza.
Non ho scritto in questi giorni a nessuno per la piena occupazione e lo scarso sonno.
Vieni per la metà del mese, avvertimi, verrai a Positano.
Nessuno, tranne te, mi ha informato degli arresti: loro non sapranno mai quanto abbia sofferto:solo ieri ho saputo che c’era Tammone, (era la prima persona che sapevo certa), gli ho mandato un telegramma, fai – se ti riesce – sapere a lui e agli altri che sono qui per il mio contributo.
Eccoti Marselli arrivato, ti saluto.
 

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