Grazie all’informazione che fornisce Per il Bene Comune di Tricarico ho aperto la giornata col Buon giorno Regione del TG3 della Basilicata e la presentazione a cura di Enza Spano e di Maria Antonietta Carbone di tre costumi lucani: un costume maschile, presentato da Enza Spano, e un abito da sposa e un costume popolare presentati da Maria Antonietta Carbone.
Più che i costumi (che ho rivisto in un secondo momento), hanno attratto la mia attenzione le due presentatrici e l’ambiente del museo archeologico di Tricarico.
Non ho mai conosciuto le due presentatrici personalmente, ma di fama, le ammiro e in un certo senso le invidio per la loro vita ben spesa al servizio della nostra regione e di Tricarico, a cui hanno donato e stanno donando il meglio del molto che hanno saputo costruire. Ho riconosciuto Enza Spano, avendola vista in altri servizi mediatici e ho visto per la prima volta Maria Antonietta Carbone.
L’ambiente (il locale e i vasi esposti) mi ha portato a chiedermi quale aula scolastica fosse stata a suo tempo. Quella di Giulio Dente? Giulio, che ha la mia età, era figlio di due maestri delle elementari e nipote del canonico don Mauro Dente, teologo della cattedrale, predicatore e oratore dalla voce suadente. La famiglia Dente si trasferì a Taranto per gli studi liceali di Giulio, che per le vacanze tornava a Tricarico, ospite dello zio canonico, dal quale ha ereditato una vigna col casino, che ha trasformato in una deliziosa villetta.
Giulio è stato funzionario dell’ONU. L’ultima volta l’ho visto a Tricarico nell’estate del 1992. Egli era già in pensione, giacché i funzionari dell’ONU erano collocati a riposo a 60 anni, ed era stato assunto come consulente del governo cecoslovacco per l’assistenza nel passaggio dal comunismo alla democrazia da scoprire. Mi parlò della sua precarietà familiare e professionale: la moglie (una bellissima tedesca che non conosce l’italiano, ma con la quale si poteva comunicare in tricaricese imparato dalla moglie di uno della razza Pisciafuco, che si prendeva cura della vigna) in servizio a Ginevra e lui a Praga, e la situazione politica in forte movimento a Praga.  I federalisti e il presidente Havel si erano mostrati incapaci di contenere le spinte deviazioniste, sicché Havel si dimise, aprendo una fase politica che avrebbe in breve portato alla fondazione di due Stati (la Repubblica Ceca e la Slovacchia), fondazione che fu sancita pacificamente e simultaneamente il 1° gennaio 1993. Giulio, un po’ celiando e un po’ parlando sul serio, diceva: – Servo di due padroni. E mo’ che torno a Praga: che trovo?, con chi sto?, chi devo consigliare? – Tornatene a casa – gli rispondevo.
Ma torniamo alle elementari di Giulio. Sul pavimento, a fianco del suo banco, c’era la tana di un topolino. Giulio che, come tutti i ragazzi, aveva la tasche piene di molliche di pane, che vi cadevano, giacché per i nostri giochi ci portavamo fette di pane nelle tasche e nella pettorina, nutriva il topino con le briciole. Erano diventati amici Giulio e il topino, che sbucava col capo dalla tana aspettando le briciole.
Una volta si fece una questua in classe, per non ricordo quale fascistica manifestazione. Il ricavato fu cambiato in una banconota e questa fu rosicchiata da un topo. – Signor maestro – accusò un compagno – i soldi li ha mangiati il topo di Dente, che è suo amico. – Il topo di Dente ha mangiato i soldi – disse il maestro – e Dente deve essere punito -. E Giulio si prese le sacramentali spalmate, bacchettate sui palmi delle mani ben spalancate, senza capire l’ingiustizia della punizione.

Bisognerebbe ricordarla l’ingiustizia delle spalmate o bacchettate, che erano considerate sacrosante, ma erano terribilmente ingiuste e ancora di più stupide. Enrico Buono, in uno dei suoi racconti, evoca la bacchetta, simbola dell’autorità, sulla cattedra alla destra del maestro. Bisognerebbe invece ricordare che cosa ha rappresentato quello strumento malefico e diseducativo. Chissà …

 

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