Trona marzo, mese pazzo
Aprile, dolce dormire

 Un breve allegro quadretto, in sintonia col carattere del mese, chiude il racconto Tempo d’inverno di Enrico Buono. Marzo porta la primavera, segue aprile, quando è dolce dormire e il canto degli uccelli rallegra gli animi. Un po’ di caldo, un po’ di vento, ma a fine aprile sbocciano le rose. «Proprio in quei giorni cominciarono a mettere i primi semi» è la chiusa del libro di Mario Trufelli Quando i galli si davano voce. E’ eternamente il canto di speranza di Rocco Scotellaro: «Lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova».

 

Trona marzo, mese pazzo. Ce ne accorgiamo per  caso un giorno che il vento si leva all’improvviso, straccia il fumo dei comignoli, fa volare le tegole e le trasporta  lontano. Le nuvole scompaiono a tratti, lembi di cielo azzurro, un azzurro più carico, più alto , più pulito compaiono e scompaiono null’alternata accavallarsi delle nuvole, scrosci di acqua improvvisi, spinti quasi orizzontalmente dall’impatto del vento. Sbattono contro i vetri, fan-  no correre per la strada i passanti. L’inverno è più posato,  più duro ma costante, dunque, c’è presagio di primavera,  anche se lunga è la strada, lo sappiamo bene, che porta al  bel tempo. Domani la prima rondine in avanscoperta,  quasi sperduta, saetterà per la piazza, cercherà qualche nota grondaia, ripartirà come se niente fosse e poi tornerà  ancora per rifare il nido allo stesso posto, proprio allo  stesso posto. MioDio! chi l’ha guidata per mille e mille  chilometri, attraverso mari, monti, pianure?
Ma non possiamo alleggerirei di panni, adagio adagio, forse a maggio, meglio ancora a giugno, tutto d’un  punto . Ma quando arriva giugno? La festa del Corpus  Domini, la pioggia di petali di rose di ginestra, il “mascio”, le ragazzine vestite di bianco, le confraternite e poi  l’aria leggera, quasi calda e noi liberi da impacci, non più  infagottati e la speranza di una lunga estate calda, abbagliante , con il frinire delle cicale, il canto dei grilli, il gracchiare delle rane nei fossi lontani. E le passeggiate sulla  nuova via, al chiaro di luna, fino al Ponticello, fino a Lippolis, tra i campi di fave, di granturco, tra i vigneti che già  hanno i grappoli agri, che penzolano dai vitigni.
Pare un sogno lontano. Troveremo un giorno ancora delle fave, un dispetto della stagione che muore, una  allegra trovata, una pagliacciata , ora che tanti segni ci dicono che il grosso è andato via. Aprile, dolce dormire, gli  uccellini stanno a cantare, la poesia che ci tornava sempre  a mente.
Come è incerto il mese di aprile: un po’ dj freddo,  un po’ di caldo, un po’ dj vento, ma a fine aprile sbocciano le rose.
 

2 Responses to Trona marzo
(Dal racconto Tempo d’inverno di Enrico Buono)

  1. baluardo ha detto:

    Codesto post è realmente scritto come si deve, così come tutto il il pagina web generalmente.
    Da frequente lettore, non mollate.

    maggiori consigli disponibili a questo link

  2. BASILICATA ha detto:

    La ringrazio. “Basilicata” ha bisogno di un riordino per facilitare la ricerca dei file e presto tornerà in rete.
    CORDIALI AUGURI (Antonio Martino)

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