LETTERA AL FIGLIO
Questa lettera di Francesca al figlio è un racconto che «si riferisce a un caso pietoso – scrive Rocco, il giglio, su Nuovi Argomenti – veramente capitato a Francesca per essere stata parte attiva: si è commossa parlandoci della comara Nunziata, nel cui destino di madre ha saputo toccare e vedere il suo e quello delle altre madri».
≠
Con la commara Nunziata siamo state sempre commare da generazione in generazione, i primi nostri nonni erano compari con i loro nonni poi mio padre con i loro padri non anno mai cambiati compare e commare sempre nella nostra famiglia, così siamo arrivati noi giovine ed è stato sempre in seguito a tenere battesimo con la commara Nunziata, essa ne avrai più di 70 io 68 e in questa nostra età non ci siamo mai divise sempre voluto bene. Appena sposata essa che dette a luce il primo figlio, io fu la commara, ne ha avuto 11 figli sempre una volta io e qualche altro parente suo, poi mi sposò e andava a battezzare anche mio marito. Di questi undici figli gli morivano tutti chi di un anno chi di due, dopo di 5 morti aveva una bambina e quella stava bene fino a 5 anni, essa stava tutta contenta dopo che morivano gli altri piccoli ma teneva questa ragazza bella, un giorno andai in una casa di vicini a giuocare con altri bambini, la sorte volle che stavano vicino al fuoco, preso la vesticella di questa povera ragazza, non poteva smorzarla per fino che gli dette alla pangia al petto il fuoco che non ci fu rimedio liberarla, dopo tre giorni morì di 5 anni, figurati la madre non c’era più pace, ma era così il suo destino che ne morirono altri tre figli dopo, cioè moriva uno ma lasciava sempre senza perché per fino doveva dare a luce un altro moriva quello che aveva. Dopo quest’altri morti dette a luce un altro bambino cioè il compare Antonio, sarebbe stato il novesimo figlio e questo scampò che dopo ne fece altri due ma morirono e Antonio era la contanlezza della casa, come posso spiegare come lo teneva nelle gioie, non aveva come curarlo, all’età di 10 anni gli venne la febbre malaria e chi sa quante cure e medicine, gli faceva pastelle brodo di colombo galline, ma queste non erano per lui, voleva mangiare fave e patate, così passarono due anni che si ripigliava e ricadeva ammalato, la povera madre che lui solo era perché non se ne comprava più, passarono gli anni della gioventù e almeno diceva mi stesse bene questo e pensò di mandarlo in un ospedale per farlo curare, andai a Matera stette due mesi, veramente si ritirò bene e cominciava andare in campagna coi genitori che anno una bella casetta con terreno attorno e frutta aulivi. Stavano bene fece grande andò soldato e stette due anni e più, si trovò anche quando c’era la guerra non so forse del 38, ma lui era sempre vicino Roma a Nettunia, figurati la madre spediva sempre moneta, lo faceva stare come un Signore.
Poi quando fu che tutti i soldati scapparono e se ne venne pure lui ed era disertore tu ti puoi ricordare che la madre si metteva paura e voleva trovare avvocati e tu gli diceva ma non te ne incaricare che non avranno niente di carcere non sarà niente, dopo arrivato 24, 25 anni la madre e anche lui voleva trovata la sposa e così cominciava a dichiarare qualche ragazza, ma i tempi di adesso poco gli piace la serietà alle ragazze, lui era quieto calmo, non so come dire tu sai spiegare, così le ragazze gli dicevano di no. Dopo tanto trovò una che sarebbe quella che la lasciò dopo andato allo stato civile, così erano tutti contenti e dopo cinque sei mesi erano fidanzati, andarono allo stato civile, combinazione volle che loro andavano e una croce ritornava dal Camposanto che avevano andato a seppellire un morto, la commara Nunziata si fissò che era ma l’augurio, non ci fu più bene, poi la gente che non si vogliono vedere i fatti lori l’avevano sempre raccontato alla commara Nunziata che questa ragazza era un pò malaticcia aveva tenuto un pò di pleurita alla spalla e dopo tre quattro giorni venne a casa e mi disse che dovevano scombinare che non gli piaceva più che ha trovato la croce per avanti è mal’augurio, poi muore mio figlio che ne ho fatto tanto per farlo stare bene, poi mi anno detto che è stata sempre ammala la, io gli diceva non andare appresso la gente che tutti devono parlare, quella sempre buona di salute, se è stata ammalata qualche volta da ragazza, tutti stanno anche tuo figlio è stato e vedo che adesso sta bene, inutile non si fece persuasa, il figlio peggio della madre e ubbidiva tanto la madre non ci andò più. Quella povera ragazza veniva sempre a casa nostra, voleva mettessimo riparo ma non si poteva fare persuasa, un giorno 25 marzo era la festa del l’Annunziala alla chiesa di Sant’Angelo e vennero alla Messa la commara Nunziata il figlio e si dette la combinazione venne pure la fidanzata cioè Francesca si chiamava, questa pensò che dovevano venire a casa nostra e disse ora vado anch’ io se la trovo là gli darò l’augurio del suo onomastico così fece venne e li trovò a casa, figurati che fecero, ma il compare Antonio disse ti puoi scordare trovati un altro, dopo sei mesi lo stato civile non conta più di sposarmi e ti puoi sposare per un altro, ma lei cioè la fidanzata diceva io sono andato per te non voglio fare più figura per un altro, .ma lui sempre insisteva che mai più doveva sposare in chiesa per essa. Dopo tanti giorni che viddero la famiglia della fidan- zata che impossibile tornare più, vennero a casa mia e disse il padre sono andato dall’avvocato e mi ha detto di farli citare per il consumo che abbiamo fatto con dolci liquore e la tavola per mangiare, ci devono dare L. 7000 ma la commara e il figlio dissero non vogliamo darli monete facessero causa e li fecero citare per lire 12.000, intanto questa causa non si faceva mai, andavano sulla Pretura erano chiamati per farsa ma veniva sempre rimandato. Poi la fidanzata trovò un bello giovine e si sposò tiene due figli e sta bene. Lui cioè il comparo Antonio si trovò la fidanzata e poco dopo sposò anche lui si prese una ragazza ancora più misera di saluta della prima, dopo un anno partorì una bella bambina e la battezzò anche nella nostra famiglia un mio figlio fece il comparo dell’anello tu e un altro figlio battezzò la bambina bellina ma sempre malaticcia tanto gli levò il suo latte, dice che non era buono, fosse che era il latte ma era lo stesso, per tante cure morì di un anno e mezzo e non ne fece più. Dopo 4 anni sposati cadde ammalato il compare Antonio nel mese di Agosto 1951 e siccome in quel mese cerano diverse che stavano col tifo e a lui lo curavano era tifo con tante medicine iniezione la febbre non cessava, allora dopo quasi un mese chiamarono altri medici e dicevano lo stesso, andai il quarto dottore cera io presente lo visitai alla spalla al petto e gli disse qua non è tifo, vidde tante scatole che aveva preso di pillole che erano adatto al tifo e disse con tante pillole doveva fermare la febbre, qui cè la spalla sinistra che soffia troppo domani alzati e fatti portare ai raggi, così fecero, appena appena camminava andai ai raggi e si trovò una caverna nel polmone, nel- l’analisi dello spurgo molti insetti e dissero di partire al sanatorio, fecero la dimanda, andai di nuovo a Matera a fare i raggi e trovarono molto grave di partire presto. La chiamata non veniva mai che non cerano posti vuoti il Dottore disse di mandarlo a pagamento pagando lire 1500 al giorno, si fecero il conto quando veniva ogni mese la famiglia e dissero se stai un anno ci vendiamo quello che teniamo e restiamo a terra. La madre non se lo credeva -era questo male che aveva il figlio andai a farlo indovinare e gli dissero che era una fattura gli avevano fatto al figlio, teneva sempre quel presentimento. La moglia la famiglia andavano sempre in giro per farlo partire ma lui più passavano i giorni andava da male in peggio non poteva respirare appena parlava, dopo tanto fu chiamato per partire, andò nei principio di Dicembre, appena arrivato scrisse dopo pochi giorni che comingiavano a fargli le cure, appena quella sola lettera ebbero, poi venne un telegrammo che stava male invece era morto. Andai la moglia il padre della moglia due cugini non le volevano fare entrare, appena lo fecero vedere e gli dissero che la mattina aveva fatto colazione a forza che non si sentiva andai al gabinetto cominciai a rovesciare sangue, lo portarono a letto mori. Poi la moglia se ne venne e disse vogliono sapere se lo devono portare al paese, la madre disse di sì e lo portarono al paese e fecero i funerali pagò la madre che avevano venduto il grano. Appena i primi giorni nuora e suocera si volevano bene e dicevano di stare come madre e figlia ma non passarono 20 giorni della morte di Antonio fecero l’olio, la nuora andava a raccogliere gli aulivi portava l’operai e dopo raccolto gli aulivi fecero l’olio 160 chili e lo portarono a tenere in una casa dove lo tenevano per magazzino siccome nella casa dove stavano doveva andare la macchina a sinfettare la casa. Non passarono otto giorni dopo portato l’olio andai a casa la sorella della nuora e disse alla suocera della sorella zia Nunziata che ora gli devi fare le carte a mia sorella della tua proprietà, rispose la suocera deve vedere ancora come si porta bene o male, gli vado a donare la robba dopo mi maltratta, come faccio. La notte seguente landarono a rubare l’olio, tutto si portarono pure due damigianelli di vino, la porta chiusa era e chiusa la trovarono, non si trovò chi laveva preso, andarono a fare la dinungia dal maresciallo e gli disse avete qualche sospetto, rispose la nuora sarà stato qualche nipote di mia suocera, mentre non poteva essere. Si comingiarono a histicciare così il padre della nuora gli mandò alla commara le vendario[1] della robba, così andarono a finire per giudici carabinieri avvocati divisero tutto per fortuna che la robba era quasi tutta della commara Nunziata e divisero quella del suocero che era morto era lasciato al figlio. Così vendettero l’asino 36 mila lire metà per ciascuno, vendettero un maiale lo stesso prezzo metà per ciascuno, il grano era in casa due parte la suocera che erano terreni sue una parte la nuora, si divisero per fino i regali erano avuti quando sposarono a seconda dei compari e parenti l’avevano dati, la nuora ha avuto un tomolo e mezzo di terreni, una casa dove era il magazzino, una stalla grande che a questa stalla solo avuto la vita durante[2] la suocera e altri se la preso tutto la suocera cioè la casa e camera dove stavano, vigne terreni aulivi che erano tutta robba avuto dai suoi genitori. Poi nella casa che avuto la nuora c’era il vino hanno diviso, essa la nuora se lo vendette, la suocera non lo trovava a vendere e la nuora teneva la chiava della camera da letto che cera dentro il letto comò collonette, allora la data la chiava quando la consegnato la sua casa, letto la metà, una collonetta e così anno finito di dividere, così la suocera è lasciata nella stessa casa dove sempre stava, la nuora è andata a stare nella casa che era magazzino e la nuora per darla la chiava alla suocera cosa a fatto se primo non le dava il letto ecc. ecc. cioè altre robbe. La suocera sta sola però vai a stare di giorno dai nipoti la notte sta sola che ognuno ha paura della malattia, la nuora altro non vai facendo che ha avuto poca robba, poi essa la nuora aveva avuto dal padre un pezzo di terreno per dota e non era buono per seminare, anno fatto la vigna che gli costato 180.000 lire e lasciata pure con la vigna che il compare Antonio portava gli operai e faceva anche lui la scatena[3], si metteva in primo a zappare e faceva a zappare appresso gli operai e là ha preso quella malattia che non era abbituato a fare un lavoro così sforzato e sempre gli facevano male le spalle, gli prendevano le febbere, lui credeva che era sempre stanchezza, quando cadde ammalato quanda robba fe- cero grano avena fave, tutti lui trasportava con le vetture[4] a di notte di giorno a prendere sacchi adosso, avaro al lavoro, poi a perduto robba e la vita e andato a finire la sua robba la godono gli altri. La croce che trovai per avanti quando sposai che la madre pensai era mal’augurio della prima sposa si prendeva, non lo fece più sposare per quella, intanto quella sta bene, la croce era del figlio che è morto non di quella che diceva che aveva tenuto la pleurita alla spalla, poi gli veniva la tupercoloso e infettava al figlio, intanto le carte si sono campiate diversi che lui è morto e quella sta bene e la causa con quella ancora non è finito, è trovata senza figlio senza robba e ancora in causa chisà se si farà o nò che lui è morto, se si fa forse forse deve pagare pure queste spese, la poverina viene ogni tanto a trovarmi e non fa altro che piangere che gli è morto il figlio e la nuora avuto la sua parzione ancora la fà a dispetti, quando si trovano per avanti, che è poca la robba che avuto e dice non me lai dato tu me la dato la legge. Anche la nuora viene qualche volta, fa vedere che piange anche essa al marito, tiene molta politica ma povero a chi muore e la madre che è sola è vecchia l’unico figlio la perduto per sempre che lo teneva come un gioiello.
__________________