INTERVISTA CON LA MOGLIE

      Vuole bene al marito. Sposati da 23 anni, il 1930.

Dice: – Devo fare sempre come dice lui. Mezza parola che si sbaglia è guastata tutta l’amicizia.

Non è d’accordo col marito quando fa le « dimostrazioni ». Poi dice che è neutrale. È contenta però del marito, che, secondo lei, «porta avanti bene la baracca ».

« L’ ho conosciuto quando tornò da Roma e mise bottega. Io frequentavo quella strada. Andavo in campagna. C’era un mio cugino falegname e appena gli ha dimostrato l’intenzione quello è venuto a casa e ci siamo fidanzati. Durante il fidanzamento fece lite con mio fratello. Questi doveva battezzare la figlia e Michele non voleva che io fossi la madrina perché il padrino non era lui ma un altro giovane. Gelosia. Mia madre prese- un concerto in famiglia con il fratello di mio padre, negoziante di cuoiami, presero informazioni nel mio- paese. Michele allora aveva una bellissima bottega e i miei parenti dissero che era un ottimo giovane. L’idea mia era di sposare un cafone. Non so se ero contenta di aver sposato un artigiano. Sarei stata più in pace con un cafone, ma i miei fratelli, tutti artigiani, non volevano che io sposassi un contadino. Non ho avuto mai pace ma debbo essere contenta ormai.

Per l’avvenire dei figli penso alla strada che loro apre Gesù Cristo. Se fosse stato per me li avrei fatti tutti artigiani. Oggi invece sono tutti cafoni tranne uno, quello che sta a Torino.

Stiamo sempre in campagna. Ci potrebbero aiutare di più le Autorità, specie per la figlia Prima: eccola là, in piedi pare che sta sempre seduta, è malata. Ma io mi contento pure di questa solitudine di campagna. Ora va bene con tutti questi sacrifici, ma chi ne sa niente per un domani dei figli?

Ditelo a mio marito che deve agire con più calmezza. Qui se viene pure la gente della Riforma devono mettere una scuola. Ma sempre con la calmezza dobbiamo aspettare. »

 

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