Una passera grigia, con sintesi critica è bibliografia, MBS Potenza 1986, di Giuseppe Giannotta – come risulta dalla quarta pagina di copertina – è riproposizione dello scritto all’epoca di La casa sulla pietra (1957). E’ illustrato da Gerardo Corrado e dedicato ai figli Angelo e Mimma. La copia del volume che sto consultando ha pure una dedica autografa al fratello Antonio (Al fratello Antonio con affetto), in data 30. 1. 1986, stranamente firmata con nome e cognome.

Pure sulla quarta pagina di copertina è riportato il seguente giudizio che, per La casa sulla pietra, apparve sul «Corriere d’Informazione» dell’8-9 maggio 1958:

La sua voce poetica è altamente umana, condizionata dall’imperscrutabile innocenza dell’universo. Ma non si pensi a una poesia concettuosa o filosofica. Giannotta – per sua e nostra fortuna – è un lirico, e le sue poesie sono folte di immagini e di oggetti, direttamente estratti dalla sua esperienza meridionale e rappresentati con forza

Come esergo è posto il distico di T. S. Eliot

Mi desti dei giacinti un anno fa, la prima volta,

mi chiamaron la ragazza dei giacinti.

I due versi sono tratti da quello che è considerato il capolavoro di Eliot, un poema di circa 500 versi pubblicato nel 1922 – The Waste Land – La terra desolata – che è l’espressione più alta, in forme allusive e simboliche, dell’inaridimento di tutta una classe sociale quale si manifestò nel (primo) dopoguerra. Sono portato a pensare che Giannotta non avrebbe potuto conoscerli se non avesse letto il poema, che perciò tento di delineare con quale veloce tratto.

La terra desolata è un poema narrativo in cinque sezioni, ambientato nella metropoli moderna vista come inferno, città dannata, labirinto ove tutti i personaggi si smarriscono, indipendentemente dalla loro condizione sociale. Protagonista è la folla, che scorre anonima e indistinta nelle strade come un flusso privo di direzione e di senso. Rispetto al modello classico e cristiano di città, ordinata gerarchicamente intorno a un centro nella cerchia delle sue mura, la metropoli dell’emergente società di massa è un paesaggio disgregato di relitti e rovine. Sull’ordine prevale la casualità, sull’eterno il tempo dei consumi. Al posto di una comunità di individui legati dal vincolo dell’appartenenza, un destino opprimente di solitudine e di alienazione.

Il poema si apre con l’inizio della primavera – in cui si leggono i versi dell’esergo -, un evento festoso (finisce la penuria invernale di cibo, torna la stagione dei frutti e delle messi). Ma per Eliot, già nel primo verso, con una tipica ironia modernista, “aprile è il mese più crudele”: davanti al rifiorire della natura, l’uomo moderno, vuoto e senza scopo, sente in modo ancor più doloroso la propria sterilità interiore.

La sintesi critica, annunciata nello stesso titolo del volume – ometto la bibliografia – è la seguente:

Quella di Giuseppe Giannotta è una voce che trova il suo tono, la sua originalità all’insegna dell’equilibrio o, per essere più espliciti, che si sviluppa tra ermetismo e neorealismo senza nulla concedere di troppo all’una o all’altra corrente, senza lasciarsi vincere dall’ardore della polemica che, spesso con risultati negativi, va dominando la giovane poesia italiana. E non i può negare che il Giannotta sappia valersi di un linguaggio modernissimo. I suoi sentimenti sono sempre contenuti, delicatamente espressi … Ma il tema che il Giannotta sembra maggiormente sentire è la contemplazione della sua arida e a volte indocile terra, della sua Lucania. In quel paesaggio si articola il suo mondo poetico, si animano le sue visioni con un en o quasi magico di innocenza e di primitività. C’erte evocazioni di paesaggi scabri e squallidi, o, altrove, di aspetti della natura vivissimi e pieni di luce, portano l’impronta di un’indiscutibile originalità. Con particolare concisione e robustezza, con una sola immagine, con un semplice tocco di colore, il Giannotta riesce allora a far rivivere tutto un ambiente, a tra fondere in esso la carica più vibrante del suo sentire, cosicché il paesaggio stesso diventa specchio della ua anima .

-(da Armando Balduino, La casa sulla pietra, in “Il Mattino” di Napoli, 3 dicembre 1957)

… Lucano di Tricarico, come il povero Scotellaro è Giuseppe Giannotta (del 24), magistrato. La sua voce è legata al paesaggio e alla vita della sua regione: aspra e non incline al colore esteriore, ma alla pietà della natura, dei sentimenti .

(da Elio Filippo Accrocca, La virtù leggendaria di Comisso e gli zecchini d’oro di Rebellato, in “La Fiera Letteraria”, 12 gennaio 1958)

… Giuseppe Giannotta è un poeta poco più che trentenne: la sua raccolta di liriche dimostra però una conquistata indipendenza da influenze altrui, ricca di una sicura morfologia poetica e di una non comune penetrazione critica nell’accogliere le voci più recenti della letteratura. Il linguaggio, che si può far risalire a esperienze realistiche, non indulge tuttavia a certe forme di voluta prosasticità, sorretto dall’uso che ne fa il Giannona. li poeta non si addentra in introspezioni psicologiche e preferisce distendere i propri versi in fresche descrizioni cariche di colore, senza mai omettere di far sentire la propria presenza e la propria partecipazione al mondo circostante

Veramente indicativa in tale senso è la lirica “In terra mia”: il sovrapporsi e il fondersi, felicissimi, di elementi descrittivi e drammatici, la rendono la più notevole di quelle della raccolta .. Ogni tanto si individuano in alcune liriche le caratteristiche di tentativi e di esperimenti. Qualche verso potrebbe ricordare troppo Rilke, anche se sempre sinceramente filtrato dalla peculiare personalità del Giannotta. Questi rilievi non nuocciono però alla comprensione del volume, completando anzi la figura dell’autore e inquadrando la sua genesi culturale

(da Raffaello Agosti, Due libri di poesia, in ” Il Giornale di Vicenza”, 30 gennaio 1958)

… Nessun dubbio, intanto, che su di lui abbiano agito, più o meno profondamente, tre correnti di letteratura diverse ed, in una certa misura, contrastanti: l’ermetismo, specialmente nella soluzione di Quasimodo di “È subito sera” (che ha fatto molta scuola, nel sud}, il neorealismo oggi dilagante nel Mezzogiorno e nella lirica e nella prosa narrativa, e l’impressionismo paesistico e psicologico, alla Valeri poniamo, o alla Palazzeschi di Rio Bo. L’istanza realistica, mentre testimonia un’acclimatazione letteraria caratteristica, è d’altra parte il segno più genuino della personale sensibilità artistica di Giannotta, che per ora si mostra fortemente sollecitato dal sentimento della sua terra nei due estremi, dell’adesione affettiva e del rifiuto appassionato e amaro. I temi dell’infanzia favolosa nel favoloso mito paesistico sono stati, come si sa, il pane e il vino di moltissimo ermetismo nostrano: l’averne superato il limite letterario e l’averli riscoperti entro nuove dimensioni spirituali e liriche è, sino a questo momento, la cosa più notevole (e la promessa più valida) di questo giovane scrittore

Nell’ambito di questa direzione realistica, si diramano due diverse tendenze: una popolaresca, che, nei ritmi delle strutture e nella scelta stessa dei contenuti, riprende, ed arricchisce con la sua misura, le lasse della tradizione folkloristica; l’altra autobiografica che io libere ed incisive raffigurazioni sviluppa le disposizioni elegiache e drammatiche della sua natura d’uomo e di poeta. I componimenti migliori appartengono a quest’ultima sezione: “In terra mia” è per noi la misura attuale dell’arte di questo promettentissimo giovane. Ed è una misura alta

(da Nunzio Carmeni, Giuseppe Giannotta, tn “L’Adige”, marzo 1958)

… Infatti, non dimentichiamo i mondadoriani “Poeti dello pecchio” … e i “Zecchini” di Rebellato (Alessi, Miscia, Rizzo, Rondi, Riccio, Giannotta, Bendinelli, Tagliabue) …

(da Giuseppe Ravegnani, La poesia, in “L’osservatore pubblico letterario”, agosto 1958, pagg. 101 -105, Milano)

Giuseppe Giannotta, un giovane magistrato lucano, è al suo secondo volume di poesie: “Allegria del sole “, edito dal Rebellato di Padova, con un piglio picaresco, un po’ malandrino- alla Lorca gitano, per intenderei- nel quale tuttavia non mancano inflessioni più sottilmente paesane, questo poeta dà conto di sue segrete ambizioni, voglio dire di un gioco amabile di fantasie condotte sul filo della “canzonetta” nel senso che ebbero i primi poeti d’amore … in certi punti mi ricorda gli esiti più freschi di Luigi Compagnone poeta de “La chitarra del picaro”

Anche qui la pagina è gremita di risate e malizie e ragazze e smanie e baci ..

(da Mario Stefanile, Allegria del sole, in “li Mattino” di Napoli, 29 maggio 1960)

. .. Ma l’innocenza è contaminata. La vita ci comunica il senso della colpa: rimpianto, desolazione, squallore. Il linguaggio del poeta assume accenti nuovi, aspri, quasi sanguinari. Poi, a poco a poco, la tempesta sembra placarsi nella contemplazione d ‘uno straordinario paesaggio ..

(da Anna Maria Baronio, Giuseppe Giannotta, La casa sulla pietra, in “Letterature Moderne”, luglio-agosto 1960, pagg. 559-560, Bologna)

Un profumo di prati si sprigiona dai versi di Giuseppe Giannotta (“Allegria al sole” Rebellato editore, Padova): un profumo di prati e uno sconfinare di distese e una gioia di corse nel sole, qualcosa di zingaresco, di nomade, ti avvolge e ti penetra, aprendo il libro, sin dalle prime pagine … L’autore è magistrato e Sostituto Procuratore della Repubblica, in Potenza; è nato a Tricarico (Lucania) 36 anni fa: età concreta e mansioni professionali di severe responsabilità civiche con cui contemplazione e sogno, evasioni liriche e tutto un mondo interiore pervaso d’una congeniale atmosfera poetica, non so come possano armonizzarsi. Domina sovrana, nell’anima del Giannotta, la Natura: fresca e fiorita, vergine e solare, sentita attraverso un infantile stupore, vista attraverso un’aria mattutina, attonita, in magia di favola … Il linguaggio è sempre arcano e fiorito come nella poesia orientale: ricorda i poemi arabi e il Cantico dei Cantici … Anche la dolorosa autobiografia della donna lucana ha accenti di dolcezza, nel suo tormento, ricorre a primaverili similitudini .

(da Elsa Raimondi, Allegria del sole, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 19 settembre 1960, Bari)

Di Giuseppe Giannetta era apparsa tre anni fa “La casa sulla pietra” (Rebellato, 1957). Ed ecco ora la sua seconda raccolta, nella quale si ritrovano intatte le stesse qualità: nitore dell’espressione, schiettezza e corposità di immagini, sincerità di sentimenti umani ma anche un affinamento del linguaggio poetico e un approfondimento dei temi a lui più cari.

ln questa “Allegria del sole” infatti il giovane poeta lucano ha notevolmente allargato il suo mondo poetico, nel senso che, senza abbandonare i temi propri della sua intima esperienza umana e senza rinunciare a cogliere le vibrazioni e le vicende del suo io, si è maggiormente accostato alle cose, al mondo, alla vita quotidiana della sua Lucania. È nata così la raccolta “A logge aperte”, dove sono presentate alcune figure di donne lucane con una schietta evidenza fisica e spirituale, con la loro triste vicenda umana, i loro amori, i rimpianti e i desideri senza speranza

Così è nata anche la silloge “Cancelli e maghi”, dove sono narrate leggende di streghe e di morti ancora vive in mezzo al popolo lucano. Giannetta ci sembra dunque un lirico (s’intende con la dimensione soggettiva che questo presuppone) che tende all’oggettività. Da qui nasce il fascino e la bellezza di una poesia che, bilicata com’è tra mondo interiore e mondo esterno, sfugge da una parte al pericolo del puro sentimentalismo e dall’altra a quello di una fredda e sterile descrizione, poiché la sua anima porta sempre il segno profondo che le cose vi hanno impresso, mentre a loro volta le cose, la terra lucana e le umili creature che la popolano sono passate al filtro dell’anima amorosa e sensibilissima che le vede e le interpreta .

(da Armando Balduino, Giuseppe Giannotta, Allegria del sole, in “Cenobio”, marzo-aprile 1961, pag. 218, Lugano}

… Basta infatti leggere la maggior parte delle liriche del N. per accorgersi che esse prendono direttamente l’aria dalla terra dove sono nate … Forse, egli non le avrebbe mai scritte se fosse nato e vissuto altrove. Il clima della Lucania, di questa terra difficile, l’atmosfera mediterranea, hanno un’influenza determinante sugli uomini e sugli artisti che vi vivono .. Non possono vedere altro, non possono e non sanno vivere altrove, visceralmente legati alla loro terra e, perciò, passionali, comunicativi, vigorosi .

(da Nerio Tebano, G. Giannotta poeta Lucano, in “La Tribuna del Salento”, Lecce)

Passati da poco i quarant’anni il magistrato Giuseppe Giannetta ha dato alle stampe le sue recenti esperienze poetiche. ll libro s’intitola “Le molteplici età” e sfoga una tendenza letteraria moderna; molto attinente ai giorni nostri anche per lo spigliato e avveniristico scattante frasario carico di espressioni tinteggiate con vocaboli esteri .. strano e tuttavia interessante autore .

(da Piccolo, Libri ricevuti, 22 marzo 1968, Trieste)

… un’alta serenità intellettuale, una pensosa tristezza e quasi … angoscia esistenziale, e in pari tempo un’obbedienza insieme schiva e ferma agli obblighi e ai comandi della vita. Doti che si ritrovano nei poeti più recenti in Lucania … a parte i più giovani e viventi Michele Parrella di Laurenzana, Vito Riviello di Potenza, Giuseppe Giannotta, Giulio Stolfi e Mario Trufelli, già avviati a notorietà nazionale .

(da Mario Sansone, La Letteratura in Basilicata, in Atti del LIX Congresso Intern. della “Società Dante Alighieri”, Potenza 8-12 settembre 1968, Roma 1969)

… Una via tutta sua sembra seguire il poeta-magistrato Giuseppe Giannetta che dagli esordi di trasfigurazione lirica della realtà, quasi surrealtà, è andato man mano arricchendo il suo discorso fino a recepire in “Allegria del sole” {Rebellato, 1960) certi stimoli etnografici dovuti probabilmente all’influsso degli studi di Ernesto Dc Martino e a darci in “Le Molteplici età” (Rcbellato, 1967) squarci di poesia “scientifica e. spaziale” con soluzioni stilistiche assai flessibili e interessanti.

{da Franco Vitelli, Letteratura Lucana del secondo dopoguerra, in “Basilicata”, settembre-ottobre 1976, pagg. 55-56, Roma)

. .. Giuseppe Giannetta, altro conterraneo di Rocco, si può dire che torni a visitare i resti del paese Tricarico dopo iJ grande incendio delle lotte contadine e la morte dell’amico poeta. La sua rivisitazione è fatta di pazienza, di sottile e attenta attesa anche per il miracolo dello sboccio d’un iris tra le pietre d’una casa abbandonata .

(da Gerardo Corrado, Appunti per una storia della cultura regionale, in “Basilicata Regione”, n. 8/9, dicembre 1978, pagg. 48-52, Potenza)

… Da ricordare, fra i lucani … Giuseppe Giannotta {Tricarico, 1924), stilista che sperimenta le molteplici possibilità comprensive del linguaggio mediante attente letture-scritture, accorgimenti coloristici, pause a effetto fra le unità sintattiche, rilievi barocchi, asseverazioni talvolta arcaiche, interiezioni sfumate, equilibrio di corpi in moto .

(da Stefano Lanuzza, in “Inchiesta sulla poesia”, pag. 393, Edizioni Bastogi, Foggia 1979).

L’opera fu presentata a Tricarico dal prof. Franco Vitelli, professore di letteratura all’Università di Bari, il 10 marzo 1987, preso la Sala del Centro dei Servizi culturali del Palazzo Ducale. Essa è suddivisa in quattro parti numerate con numeri romani, preceduti dal seguente brano di riuscita poesia in prosa:

Tutto è semplice

Tutto è semplice come l’acqua. Tu non puoi mu-

tare la veste, cambiare i capelli.

Dovrai attendere che l’ora arrivi, e ti dia mo-

menti aperti, spalancati.

Ed io non sono la purezza. Sono la forza, il ca-

lore che fonde la carne, che violenta il fiore.

Deve essere così. Altrimenti domani saremmo

esangui, senza la colpa che perpetua il mondo. La

colpa fa gonfi i frutti e matura la mela, bianca o rossa

che sia.

Hai mani bianche come neve, il tuo viso chiede

la forza. La mia forza deve salire fino al tuo seno,

farti sazio l’occhio.

Bisogna assicurare un conveniente scambio, non

potendo la purezza allontanarsi dai ritmi del sole.

H o conosciuto il tuo amore. Portavi qualcosa

di molliccio dentro la tua veste. Cammino e sento

un gocciolio di frutti simile al tuo fiato.

 

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