Tre semplici e tenere poesie di Giuseppe Giannotta, al sorgere di un nuovo giorno, con i riti e e il ripetersi dei gesti d’ogni giorno che si avviano (C’è l’alba); Tricarico, la sola poesia, a quanto mi risulta, dedicata a Tricarico, dritta tra due Serre, luogo per poeti, dove alligna il girasole (ahimè non più), cantano i balconi – bella immagine questa dei balconi tricaricesi, che non è sfuggita a Gerardo Corrado che, come si vedrà in un prossimo post, l’ha resa in una stupenda illustrazione – e girano stornelli; i toccanti versi di Tempi persi.

C’è lalba

C’è l’alba, schiarisce.

Intorno c’è strepitio di cavalli.

Gli uomini camminano

curvi, assonnati; le donne

hanno le camicette

color rosso o crema

sono mute, le attende

un giorno lungo.

Tricarico

Dritta tra due Serre

quella pietrosa

piena di crete

quella delle vigne

verde a Occidente

è luogo per poeti.

A Tricarico

alligna il girasole

cantano i balconi

girano stornellj

sul cuore trafitto.

Tempi persi

Ora non andrò

a sentire le piante

bisbigliare nel vento.

Non andrò

per le rive gonfie,

o d’estate

a cogliere bacche.

E neppure fra le spine

a macchiarmi di rosso.

Chi mi strappa i fiori

dai campi di verde?

O fiori, nati

in giorni di giochi,

siete l’alito

cresciuto in fretta,

privilegio che accoglie

la purezza.

 

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