Pubblico altre tre poesie di Giuseppe Giannotta tratte dal primo capitolo della raccolta «Una passera grigia»: Montagne nere, Portavi innocente, Acerenza. La prima e la terza poesia – specialmente la prima, Montagne nere – portano un marcato segno lucano. Chi non ha mai spiritualmente varcato l’orizzonte della Lucania non riesce a convincersi che oltre la cinta della ragione possa crescere il fiore e l’erba e irrobustire l’olmo e il vino possa rendere ebbri.

«Acerenza» è ispirata al paese in cui Giannotta ha esercitato le funzioni di pretore.

 Montagne nere

Non ho mai valicato

le montagne nere

delle Murge lucane

e perciò credo che il mondo

termini al loro orizzonte.

Perché non so convincermi

che oltre la loro cinta imbrunita

possa crescere il fiore e l’erba

e irrobustirsi l’olmo

e far ubriachi il vino.

 

Portavi innocente

Ho visto il color nocciola dei tuoi occhi

la fiamma del tuo muso di puledra

l’insonnia bianca delle notti.

Ho rivisto il tuo passo

in cerca di convegni:

erano verdi i tuoi capelli.

Portavi innocente

l’ostia inviolata dal vento,

ma l’ansia di anni,

senza la vampata

gloriosa d’agosto,

ti mosse verso il buio del prato

e spezzasti l’ostia di colpo

cadendo mela marcita

sforacchiata da schioppi.

 

Acerenza

Spalle di verdi olivi

e bionde vigne

ricoprono le tue colline

o Acerenza, cara alle nebbie.

Ti circonda il corso sottile

del Bradano nascente

e in marzo scendono i venti

dal tuo geografico Olimpo.

Svetti insonne sentinella

sui macigni che l’alba delinea.

 

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