ROCCO SCOTELLARO -E’ FATTO GIORNO – ULTIME

 TU SOLA SEI VERA

Colei che non mi vuol più bene è morta.
E’ venuta anche lei
a macchiarmi di pause dentro.
Chi non mi vuol più bene è morta.
Mamma, tu sola sei vera.
E non muori perché sei sicura.

(13 dicembre 1953)

p. 206 della II edizione di E’ fatto giorno, dicembre 1954 con 10 tavole di Aldo Turchiaro

 

L’ultima poesia di Rocco Scotellaro

« Mamma, tu sola sei vera. / E non muori perché sei sicura. » Con questi due versi si conclude l’opera poetica di Rocco Scotellaro mentre stava  per concludersi la sua stessa vita. Il giorno dopo inizierà a scrivere una lettera a Antonio Albanese, che terminerà il scrivere poche ore prima di morire, il 15 dicembre 1953. Per ultima, scriverà una lettera alla madre.

A una madre è il titolo della seconda poesia della categoria NEVE di «E’ fatto giorno» (EfG1, p. 50; EfG2, p. 55; TlP, p. 33), dove il poeta racconta la vita di Francesca Armento, sua madre, come la poesia Mio padre (EfG1, p. 56  ; EfG2, p. 58; TlP, p. 36) racconta la vita del padre Vincenzo Scotellaro. La diversità grammaticale e sintattica dei titoli marca una differenza. Il pronome « Mio », riferito al padre, rende esclusivo il rapporto personale col padre: è di quel padre e solo di quel padre che la poesia racconta la vita. Il complemento di termine « A una madre » non esclude il rapporto personale con la madre e la poesia proprio della madre carnale intende raccontare, ma ne fa anche l’icona della madre popolare, oberata di svariati lavori oltre alla gestione della casa e all’allevamento dei molti figli, lasciati piangenti « sotto la ruota violenta della Singer », crescendoli in un rapporto di odio – amore. « Tu ora vorresti da me / amore che non ti so dare. /Siamo due inquilini nella casa / che ci teniamo in dispetto. » Questo rapporto di odio-amore è gridato e negato con versi terribili e affascinanti nella poesia Il grano del sepolcro(EfG1p. 147, EfG2 p-113),che Rocco inserì nella sezione  CASA  della seconda parte di E’ fatto giorno, e nella poesia  Mamma, che Rocco aveva escluso dalla raccolta e Franco Vitelli avrebbe recuperato in Margherite e Rosolacci.

La poesia chiude col verso « muorimi, mamma mia, che ti vorrò più bene». che si ritrova nei vv. 9-10 di Mamma (MeR, p. 97, ripubblicata in TlP, p. 110), che reca la data del 1941: Rocco aveva diciotto anni. (Ma questo verso in EfG2suona « non morire, mamma mia, che ti vorrò più bene. »)

 G. B. Bronzini (UCeIPRS, p. 117) ravvisa un rapporto alternativo di amore-odio che Rocco stabilisce poeticamente con la madre carnale, che vuole viva e morta (« Verrà giugno, morirà anche mia madre, […] non morire, mamma mia, che ti vorrò più bene» (EfG2), e con la madre familiare, il suo paese che è vicino e lontano (nelle poesie e nelle prose), che altro forse non è se non la crisi moderna di un’angoscia ancestrale, quella che Leopardi palesò tanto intensamente (G.B. Bronzini, Leopardi e la poesia popolare dell’Ottocento, De Simone, Napoli, 1975). Sempre secondo Bronzini una spiegazione realistica, che si fonde col dilemma psicologico, Scotellaro ce la dà nel racconto Pace in famiglia(UsDB, p. 62) :

  Come lei, mia madre, voleva liberarsi di me e forse non le importava un momento che io nascessi o no, così io voglio oggi che lei muoia, perché ho pena della sua esistenza e voglio che sia finita.
Non conta soldi senza lunghi viaggi da una casa all’altra per avere prestiti e saldare, è la sola volta che esce con lo scialle di astrakan, lo stesso che ebbe in dote.
Non vuole vendere la casa perché spera che noi figli, dopo la morte del padre, la sopraeleviamo; non la vigna che è fatta vecchia e la vorrebbe rivedere ripiantata.
Ha preso il grano a debito, due quintali, va al mulino a debito, al forno, alle botteghe, ma non per lei, che campa con la cipolla e il torso meno cotto di pane e i pezzi duri che restano nella madia.
………

Cito i seguenti versi della poesia A una madre« Una per sempre ti ho benvoluta / quando venne l’altro figlio di papà: / nacque da un amore in fuga, / fu venduto a due sposi sterili / che facevano i contadini / in un paese vicino. / Allora alzasti per noi lo stesso letto / e ci chiamavi Rocco tutt’e due. » Si sapeva tutti del fratello di San Chirico di Rocco. Che ne scrisse anche a Vittoria Botteri, sua amica di Parma, in una lettera del 23 settembre 1948: « Il giorno 11 sono stato in un paesetto vicino: era S. Rocco. Vi abita un giovane figlio di mio padre (nato da un amore in fuga, ci chiamiamo fratelli) » (EfG2, p. 155). Il fratello di San Chirico venne al funerale di Rocco. La pelle e i capelli erano più rossi, la rassomiglianza impressionante.

Il dilemma « muorimi, mamma mianon morire» si scioglierà quel 13 dicembre 1953 con gli ultimi due versi dell’ultima poesia di Rocco: resta la mamma sola verità e sola sicurezza: « Mamma, tu sola sei vera. / E non muori perché sei sicura. »

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

EfG1 = Rocco Scotellaro, E’ fatto giorno, Primo Specchio illustrato con 10 tavole di Aldo Turchiaro, II Ed., Mondadori, Milano, 1954

EfG2= Rocco Scotellaro, E’ fatto giorno, edizione riveduta e integrata a cura di Franco Vitelli, Oscar Mondadori, Milano, 1982

MeR = Rocco Scotellaro, Margherite e Rosolacci, Mondadori, Lo Specchio, Milano 1978

TlP  = Rocco Scotellaro, Tutte le Poesie, Oscar Mondadori, Milano, 2004

UCeIPRS = Giovanni Battista Bronzini, L’universo contadino e l’immaginario poetico di Rocco Scotellaro, Edizioni Dedalo, Bari,1987

UsDB  = Rocco, Scotellaro, Uno si distrae al bivio, Basilicata Editrice, Roma – Matera, 1974

 

 

 

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