ROCCO SCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – QUADERNO A CANCELLI

A PORTICI

Nella resurrezione ogni mattina

portano il tuo nome e il tuo corpo

sopra un ciuffo di canti di gallo,

che lo taglia la ruota del carretto,

il carretto che viene da Scafati

a portare cavolfiori ai mercati.

(1952)

 

Commento da una mail di Gilberto Marselli.
Nella sua poesia “A Portici” (a pag. 190 della II edizione del dicembre 1954), Rocco si riferisce a nostre esperienze notturne, Trascorsa la serata a Napoli -spesso con alcuni amici quali Domenico Rea, Michele Prisco, Luigi Incoronato, Mario Pomilio, Luigi Compagnone ed altri scrittori – invece di valerci del tram notturno 54 (p.za Dante di Napoli – Piazza San Ciro a Portici) – qualche volta preferivamo fare il “carretto-stop” (come lo chiamavamo noi !).
    Si trattava degli ortolani di Scafati (nel salrnitano) o di quelli più vicini dell’agro vesuviano che, dopo aver venduta la loro produzione all’accorsato mercato generale ortofrutticolo di Napoli, se ne tornavano a casa con il carretto vuoto. Con loro chiacchieravamo e ci facevamo raccontare le storie dei loro paesi di origine. Spesso, all’altezza del mercato ittico, che era all’inizio del corso Garibaldi (quello che conduce a Portici, Resina (Ercolano) e Torre del Greco) ci fermavamo ad una baracca dove un napoletano ‘verace’ gestiva una sorta di ‘punto-ristoro’ : intorno ad un rudimentale fuoco (pezzetti di legno arsi in una mezza botte capovolta) si potevano bere delle birre e, a volte, anche avere un panino, per lo più di pane raffermo con una fettina di mortadella. Gli avventori erano altri carrettieri, molti ‘barboni’ (i ‘clochards’)   ed un gruppo di prostitute che si offrivano a questo tipo di clientela. La sosta, in genere, non superava i 45 minuti. Quando pioveva, ci si trasferiva in uno scheletro di un camion abbandonato o in un ricovero di lamiere contorte. Rocco  interrogava avidamente per apprendere notizie sui loro modi di vivere e di pensare, sulle storie dei paesi di origine, sui rapporti con le istituzioni. Tutto veniva scrupolosamente registrato da noi (specie da me, nel mio block notes; ma anche sui soliti foglietti sparsi di Rocco !) ed era oggetto di esame e discussione la mattina successiva, in Istituto.
   […] un’interessante e molto coinvolgente esperienza specie per me. […] Nello stesso spirito andrebbero rivisitate  anche “La stabilità della moneta e della strada” (p.191), “Palazzo Reale di Portici” (p. 196), “Ripresa” (p:198), “Il porto del Granatello” (p. 199), “Portici Primo Aprile” (p.200)

 

p. 190 della II edizione di E’ fatto giorno, dicembre 1954 con 10 tavole di Aldo Turchiaro

 

 

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