NOTIZIARIO NAZIONALE FAI

Il 30 novembre si concluderà La VII edizione del censimento dei luoghi del cuore.

A quattro mesi dal lancio del censimento sono stati espresso oltre 300.000 voti a favore di 12.000 luoghi del cuore. Tra questi concorrono gli antichissimi Orti Saraceni, superfici terrazzate a ridosso delle mura di Tricarico, segnalati dal notiziario FAI nazionale di settembre – ottobre – novembre 2014 tra i luoghi più curiosi.

Ai piedi del terrazzamento scorre il torrente Milo e il tutto forma un luogo di incomparabile bellezza. Il nome Orti Saraceni ai terrazzamenti fu dato dall’architetto Pietro Laureano e Rocco Scotellaro non lo conosceva, ma per quel luogo Rocco ha dedicato versi di struggente nostalgia.

Invettiva alla solitudine è una poesia datata Napoli, giugno 1947. Rocco era stato eletto sindaco di Tricarico il 29 ottobre dell’anno precedente e si può supporre che nel mese di giugno del 1947 si fosse recato a Napoli per sostenere esami universitari.

La poesia è formata di due strofe. La prima strofa esprime sentimenti di nostalgia. Immagini di Napoli si confondono con ricordi di Tricarico. Lo sferragliare dei tram sulle rotaie al Rettifilo (il corso che congiunge piazza della Borsa a piazza Garibaldi, dove si affaccia la Ferrovia centrale) ricorda lo scroscio violento del torrente Milo nel vallone (u uaddon) e annacqua gli orti. Uno stuolo di torchiari, colombi assettati, dalla torre di Santa Chiara si recano a dissetarsi alle acque del torrente, e  a notte l’assiolo fa sentire il suo straziante lamento, che rompe il sonno dei frantoiani (Canta l’assiolo / la notte sempre mi fai tanto male / col fischio mio quaggiù son tutto solo / Canta l’assiolo ).

     Nella seconda strofa la nostalgia si fa invettiva, che si placa ritornando alle immagini del Milo bianco e del cieco di piazza Miraglia che suona/ al fresco di mattina ai marciapiedi /vederlo che ci appare un Cristo vivo /disceso nell’inferno/il giorno che Gli strappano i veli nelle chiese.

Il “cieco di piazza Miraglia” era un mendicante cieco e senza gambe, che si trascinava su una tavola di legno con quattro piccole ruote e suonava la fisarmonica con intensa partecipazione, il volto si segnava di profonde rughe, che mostravano sofferenza o orgasmica immedesimazione alle note che traeva dalla fisarmonica. Tutto il giorno la suonava negli stessi posti del decumano maggiore e del decumano inferiore, a Spaccanapoli, nei pressi della Chiesa del Gesù, a piazza Miraglia davanti all’allora Policlinico. Si chiamava Felice e abitava in via Ecce Homo ai Banchi Nuovi, tra via Monteoliveto e via Mezzocannone, in fondo alla costa che da Spaccanapoli scende verso il Rettifilo e il mare. Era stato una mascotte dei rivoltosi delle Quattro Giornate di Napoli. Felice aveva colpito la sensibilità di Rocco, che lo ricorda in questa poesia e nella poesia Per Pasqua alla promessa sposa dove Angelo gli ispira l’immagine degli angeli deturpati (e cantano la morte del Signore / solo gli angioli deturpati).

RABATANA invita i suoi lettori a scegliere gli Orti saraceni come luogo del cuore sul sito www.iluoghidelcuore.it, scaricando l’apposita App.

Fare clic sui seguenti link per leggere

la poesia INVETTIVA ALLA SOLITUDINE e una informativa sugli  ORTI SARACENI DI TRICARICO x

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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