ROCCO SCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – QUADERNO A CANCELLI

DEDICA A UNA BAMBINA

Questo piccolo quaderno a cancelli
l’ho scritto per te di cui non parlo
per i tuoi occhi chiusi e i tuoi capelli
di cera, il naso che non può fiutarlo.
Se chi spacca la pietra trova pietra
e chi la noce verde per piacere
e la fatica è vana e vergognosa,
bambina come uccello senza piume
che volevo volasse, io accendo un lume:
la tua gloria di vetro, spina e rosa,
è da questi cancelli il mio piacere.

(1952)

p. 181 della II ed., dicembre 1954 di E’ fatto giorno con 10 tavole di Aldo Turchiaro

 

Quaderno a cancelli è la penultima sezione della raccolta È fatto giorno, composta di ventisei poesie. Dedica a una bambina è la sesta poesia. La sezione fu inserita nella raccolta da Carlo Levi, che, quindi, scelse le poesie e dette il titolo alla sezione, non riprendendolo, come per altre sezioni, dal titolo di una delle poesie che ne fanno parte, ma assumendolo dal primo verso della poesia stessa.
Quaderno a cancelli è pure il titolo di un libro postumo di Carlo Levi, pubblicato nel 1979 nel Saggi (611) di Einaudi con una testimonianza di Linuccia Saba e una nota di Aldo Marcovecchio.
Verso la fine del 1972 Carlo Levi subì il distacco della retina. Fu operato ai primi di febbraio del ’73 e, malgrado l’assoluta cecità, riprese a dipingere e cominciò a scrivere il suo ultimo libro. Scritto a mano libera in un una prima fase; poi, apparsa evidente la difficoltà dell’impresa, con l’ausilio di una sorta di scrittoio da lui stesso ideato: un «quaderno» di legno a cerniera, munito di cordicelle tese tra le due sponde per guidare la mano (dalla nota cit. di Marcovecchio, p. 231). Di qui – deduce Marcovecchio – il titolo dell’opera nel duplice significato (tipico polisenso leviano) letterale e metaforico; «probabilmente in sotterraneo richiamo al Quaderno di prigione», scritto nel 1935 nel carcere romano di Regina Coeli».
Ma, più probabilmente, si può vedere un sotterraneo richiamo alla citata poesia di Scotellaro, che in una certa misura è invenzione di Levi per la selezione delle ventisei poesie che compongono la sezione e l’idea del titolo della sezione stessa.
Il quaderno a cancelli delle classi elementari, che guida le mani dei bambini e aveva guidato la mano della bambina che ora è morta, a cui Scotellaro dedica la poesia, potrebbe aver ispirato Levi ad ideare il suo scrittoio della cecità e il titolo del suo ultimo libro. Tanto più che Scotellaro fu una presenza costante nei pensieri e negli affetti di Levi. Pur se manca nell’edizione einaudiana, esiste una appendice dell’ultimo libro di Levi, di indubbio interesse che, anche se sostanzialmente allotria alla struttura del libro, ne costituisce la parte finale. In un brano dell’appendice, redatto il 1° agosto 1973, Levi fa un elenco di ciò che ha contato nella formazione della sua vita:
« Al risveglio, quasi felice, mi sembra di dover rispondere a una domanda su che cosa ha realmente contato (senza falsa vanagloria) nella mia vita. Faccio degli elenchi ragionati. Mi pare di dover rispondere con dei numeri. 1) Mia madre. 2) Il giardino delle cose (Via Bezzecca, l’altalena, il ribes). 3) L’amicizia con i giovani miei maestri e fratelli: Gobetti, fratello-padre e Rocco, fratello-figlio. I vecchi, i grandi uomini che ho conosciuto e anche amato non mi hanno dato nulla o quasi nulla. 4) L’amore sessuale e fisico, come rivelatore del mondo e della libertà. 5) La Lucania, confino, come rivelatore degli altri e della libertà. 6) La pratica del dipingere (e anche dello scrivere)  come scoperta ed esercizio della verità e della libertà. Infine mi resta la settima cosa. Potrei mettere un nome o dei nomi, ma non mi decido alla risposta ».
Giovanni Russo, dal canto suo, afferma con certezza che l’espressione «quaderno a cancelli» risale in realtà a Rocco Scotellaro, che nella poesia Dedica a una bambina …» (Giovanni Russo, Carlo Levi segreto, p.133). Giovanni Russo lamenta inoltre che, nell’elenco di ciò che ha contato nella vita di Carlo Levi, manchi il nome di Linuccia Saba. Osservo in contrario che l’elenco è aperto e che Linuccia è Dea, Venere, Donna protagonista di un sogno narrato da Levi nell’ultima pagina scritta in clinica il 31.5. 1973 (p. 227).

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