ROCCO SCCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – MARGHERITE E ROSOLACCI

BIGLIETTO PER TORINO

Torino larga di cuore

sei una fanciulla, mi prendi la mano.

Io mi ero messo in cammino:

mi hanno mandato lontano.

qui, gente che ti sogna come me

nel vento delle Fiat.

Mi hanno coccolato sulle ginocchia

i duri miei padri saraceni,

ridacchiavano alle mie stornellate;

mi facevano saltare come un pupo

le belle donne nere.

 

Un giorno li vidi piangere,

c’erano dei tuoni scuri nell’aria

e non sapevano piangere

con quelle facce dure.

E io sulla ginocchia cantai un’altra canzone.

Allora mi tennero a terra, dissero:

–     Va là, sai camminare da solo.

Con quanta lena me ne sono venuto

a toccare l’azzurro delle tute:

voglio dirlo a quegli altri, ai saraceni.

 (1949)

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p. 134 della II ed., dicembre 1954, con 10 Tavole di Aldo Turchiaro
Pubblicata in «La Fiera Letteraria» 11 giugno 1950, con dedica  ad Annetta Levi, figlia di Carlo Levi e Paola Levi
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 Biglietto per Torino è l’ottava poesia che chiude l’ultima Sezione «Margherite e rosolacci» della Parte prima (1940 – 1949) di «E’ fatto giorno».

Con «i duri miei padri saraceni» (v. 8) il prof. G.B. Bronzini, «L’universo contadino e l’immaginario poetico di Rocco Scotellaro», p. 113-4, ritiene che Rocco intende probabilmente riferirsi al più antico nucleo di popolazione saracena rimasto nel rione Rabata di Tricarico. Ma quel nucleo assume il significato rappresentativo di una gens di padri della terra («I padri della terra se ci sentono cantare»).

Santi e padri, dunque i contadini, in quanto professarono la religione del lavoro e della terra: «il lavoro» – come egli stesso annotò tra i pensieri da svolgere nell’Uva puttanella- «è un richiamo della terra che ci vuole sempre più in profondo»[1] (quasi eco del principio cristiano del nostro ritorno alla terra generatrice), a cui è strettamente collegato il successivo pensiero (l’ultimo di cui a pag. 107): «Gli animali e i prodotti della terra sono la misura del nostro essere». Vi si dichiara una concezione religiosa ed economica insieme – conclude il prof. Bronzini – che recupera il rapporto parametrico, annullando la distanza tanto rimarcata dalle filosofie spiritualistiche e idealistiche del primo Novecento, fra animalità e umanità.

[1] Cf. Uno si distrae al bivio, Appendice dei Frammenti e appunti dai Quaderni dell’Uva puttanella, articolati in Disegno generale del libro e in Tre Parti di frammenti e appunti, non pochi dei quali sono autentici gioielli. Il pensiero citato si legge a pag. 107, tra il complesso di appunti di cui al n. 6 della Parte prima.

 

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