Rocco SCOTELLARO, L’AGOSTO DI GRASSANO
ROCCO SCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – IL CIELO A BOCCA APERTA
L’AGOSTO DI GRASSANO
(per Carlo Levi)
Grassano, qui da Santa Lucia
io t’abbraccerei.
Hai morbide trecce,
le tue piante arruffate sulla nuca.
Il mandorlo che mise i suoi veli di nozze
quando ancora si sfaldavano le nevi.
Vidi che crebbero al fico i corbezzoli.
Ora l’ulivo ti presta sontuoso
lo scialle di primavera
sulle tue arse pendici.
L’amore che tu dici lo sa l’uomo che ti passa intorno
solo sulle argille
nel cuore di mezzogiorno.
(1947)
________________
II ed. dicembre 1954 di E’ fatto giorno con 10 Tavole di Aldo Turchiaro
p. 117
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Grassano e Tricarico: odi et amo. La vicinanza dei due paesi li rende simili e inasprisce la loro rivalità: parenti serpenti; la Serra li separa, li rende l’uno all’altro invisibile.
Il calcio inaspriva la rivalità e accendeva scontri furiosi tra le opposte fazioni, in cui noi tricaricesi avevamo la peggio. Calciatori e tifosi ci recavamo a giocare a Grassano su camion scoperti e, al ritorno, eravamo facili bersagli di fitte sassaiole scendendo per i tornanti (le caracoie) che dal paese portano al bivio. Alcune teste si rompevano.
L’agosto di Grassano è una poesia di Rocco Scotellaro, dedicata a Carlo Levi, che canta l’amore per Grassano. Il poeta immagina di contemplarne il panorama dallo spiazzo ai piedi della torre Normanna, di fronte alla chiesetta di santa Lucia, e canta l’amore per Grassano con parole d’amore per una donna. La poesia è del 1947. Rocco aveva 24 anni e da un anno era sindaco e, pur legato teneramente alla sua ragazza di Tricarico, pare che avesse avuto una fugace relazione con una donna di Grassano, che forse, più del paese vicino, fu la musa ispiratrice
Santa Lucia non è un luogo frequentato, occorre una ragione per andarci fuori del giorno dedicato alla santa. Rocco vi passava più spesso, quando aveva voglia o bisogno di rimanere solo. Usciva dalla porticina della sua casa in alto al vicoletto Sette Colli, raggiungeva il largo dei palazzotti dei Ferri e. percorrendo l’ultimo tratto di via Monte e ripiegando quindi per il viottolo che costeggia Santa Chiara, raggiungeva Santa Lucia da cui scendeva alla strada nazionale. E’ la passeggiata che descrive nell’Uva puttanella per recarsi a riflettere sugli eventi e sul futuro alla vigna del padre. Era la passeggiata che sceglieva per rimanere solo – sfuggendo alla gente – e recarsi a leggere al camposanto, sul muretto ai piedi del quale è ora sepolto, da dove si ammira il più bel panorama della valle del Basento.
Da Santa Lucia non si contempla il panorama di Grassano, perché la Serra ne ostruisce la visione e bisognerebbe aggirare il monte perché si affacci allo sguardo. Il poeta se la immagina come una donna da abbracciare e amare.
Erano belle (e non vedo perché non debbano esserlo ancora) le donne di Grassano, e grandi lavoratrici. Un detto tricaricese le lodava: donne di Grassano, uomini di Tricarico e ciucci di Montepeloso.
(Grassano, qui da Santa Lucia/ io ti abbraccerei). E’ una donna, e non un paese negato allo sguardo, che può ispirare queste parole d’amore.
Ha morbide trecce (sono le caracoie) la donna che il poeta vorrebbe abbracciare; sfoggia veli nuziali dei mandorli in fioritura e il sontuoso scialle dell’ulivo che scende sulle arse pendici le copre le spalle, e mostra i turgidi seni dei corbezzoli del fico.
Gli ultimi versi ( L’amore che tu dici/ lo sa l’uomo che ti passa intorno/ solo sulle argille/ nel cuore di mezzogiorno) si aprono alla comprensione e sono un inno alle donne di Grassano. Come toglierla dagli occhi l’immagine al ritorno da Matera col postale della Sita? La via Appia cinge il paese girandola tutta intorno e si incontrava un uomo solitario percorrerla sotto la sferza del sole, in groppa a un asino, che la sua donna, a piedi, conduceva governandolo con la cavezza in mano, e portando un cesto carico in equilibrio sulla testa protetta dalla spasa (un canovaccio arrotolato), e sferruzzando la calza.
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Che dire, fantastica!!!
Mi vengono in mente i racconti di mia nonna e dei miei zii,
Ed è una descrizione geniale l’accostamento ad una donna.
Mi sarebbe piaciuto conoscere Rocco S. Sento nei suoi versi i colori e profumi, le gioie e i dolori della nostra terra.