ROCCO SCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – Il CIELO A BOCCA APERTA

 ALLA FANCIULLA DAI SENI STERPIGNI

 

Non ho ancora i peli in faccia

giusti della mia età,

gli spilungoni miei compagni

mi trascinano per mano,

in un portone segnato da un globo

vogliono la tessera d’identità:

o dovevo nascere dopo.

 

La mia cugina non è stata mai

ardente di me,

si solleva il sottanino indifferente,

mi fa vedere

il petto bianco e le ascelle nere.

 

Nessuno sa dei miei tenaci amori

alla fanciulla dai seni sterpigni

allattata dall’asina malata.

E vado accompagnando i funerali,

adulto do la mano, piango ai suoni

dei musicanti ubriachi

per la paga dopo il cimitero.

(1947)

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II ed. di E’ fatto giorno, dicembre 1954
con 10 Tavole di Aldo Turchiaro, p. 115
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Alla fanciulla dai seni sterpigni è la prima delle nove poesie che compongono l’ottava e penultima Sezione intitolata « Il cielo a bocca aperta » della Prima Parte di « E’ fatto giorno ».

Poesia dal tono scherzoso d’amore giovanile mercenario o rubato. Inizia accennando a quelle case, dette chiuse, che chiuse non erano ancora nel 1947, data di composizione della poesia (furono chiuse a mezzanotte del 20 settembre 1958) , nelle quali l’ingresso era rigorosamente vietato a chi non avesse raggiunto la maggiore età (21 anni), che veniva verificata con la carta d’identità alla mano. Tra le mie carte ho trovato questa tenera descrizione, dovuta a Mario Soldati, di quelle case e delle fanciulle che ivi praticavano il proprio mestiere più antico del mondo: «Le case erano soprattutto luoghi di dolcezza e di umanità. Le ragazze avevano toccato il fondo della realtà: ecco perché erano intelligenti e perché erano caritatevoli e gentili». Il numero civico su un globo illuminato segnalava l’esistenza e la natura della casa.

L’ingresso era vietato a Rocco, anche se la maggiore età l’aveva superata, perché la sua faccia imberbe e lentigginosa, di monello, smentiva la sua carta d’identità e non rendeva credibile la più stupìta delle sue proteste: « Ma io sono Sindaco! ».  L’ingresso gli fu vietato anche a una casa chiusa di Macerata nel novembre del 1949 – aveva ventisei anni ed era sindaco di Tricarico per la seconda volta – in occasione della partecipazione a un convegno su « La cultura nelle provincie », dove portò un importante contributo al dibattito in aperta polemica con Ugo Betti e potè stringere utili contatti con altri scrittori, tra i quali Michele Prisco. Se non ricordo male, è proprio Michele Prisco che raccontò l’avventura, ma, nel mio disordine, non riesco a trovare la fonte dell’informazione. Rocco si divertiva molto a raccontare la sua difficoltà a farsi accettare come maggiorenne, e non si riusciva a capire se si trattasse di una autoironica invenzione o della verità.

 

One Response to Rocco SCOTELLARO, ALLA FANCIULLA DAI SENI STERPIGNI

  1. Michela Mastrodonato ha detto:

    Gentile Antonio Martino,
    sono una giornalista, direttrice da 13 anni di una Rivista di Cultura Antropologica sul mondo Contadino e rurale edita da una minuscola associazione culturale molisana (ABAM). Vivo e lavoro a Roma, dopo molti anni trascorsi a Parigi e Gerusalemme, ma “La Perla del Molise”, nome della nostra testata, mi aiuta a restare in contatto con le mia radici attraverso una “narrazione autobiografica” (intuita da Scotellaro) e documentale della civilta’ rurale. Il nostro prossimo numero sara’ dedicato alla religiosita’ contadina. Crede di potermi indicare un testo che possa interessare il nostro argomento?
    Grazie a buon lavoro
    Michela 347 3384604

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