ROCCO SCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – CAPOSTORNO

I SANTI CONTADINI DI MATERA

 Anima di lupo antico

assassinato davanti le porte

il giorno della fame più crudele,

vicina ti ridesti a noi soffusa

nel tuono del tristo orologio

e brami pane e cipolla, e miele

all’ultima ferita del corvo.

E che strazio nell’aria le campane

che ci pungono d’aghi il nostro cuore!

Che vogliono da noi?

Fanno paura agl’innocenti

come ai fanciulli beati

gli ultimi fiati del macello.

Finitela, benedette campane!

Con questi venti nei nostri tuguri

svegliate la faccia dei morti violenti

e ci fate più lupi di prima.

E voi date una mano

perché l’avranno interrata profonda

la pupa della fattucchiera

nella Gravina che circonda

i santi contadini di Matera!

                                                       (1948)

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II ed. dicembre 1954 di E’ fatto giorno con
10 Tavole di Aldo Turchiaro, p.75.

Pubblicata in « Journal », dicembre 1953 e in  « Galleria di arti e lettere », novembre-dicembre 1953. Nonostante la nota d’autore a piè di pagina « Mi sembrano buoni appunti, ma la poesia va rivista », il dattiloscritto autografo riproduce con qualche variante il testo poi definitivo, salvo una prima strofe completamente caduta e qui sotto riportata:

Se ne vanno a guardare
dall’alto dei Sassi
gli embrici colore
dell’erba sulla roccia.
Il sole l’amico un po’ meno infedele
sta seduto come un vecchio sulle loggie.
È una pianta ingrossata di radici
col suo bastone in erta
il vecchio chiamato dalla morte.
Il suo cappello fa l’ombra nelle case
segna la foggia delle soste eterne  
dei capannelli sulla piazza.
(dall’edizione 1982 di Franco Vitelli, p. 177)
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Religione della terra ed esistenza contadina

     I contadini sono i padri e i santi della terra: questo è il cuore degli aspri versi di questa lirica, densi di cultura e tradizioni e superstizioni popolari oramai sconosciute (Mi riferisco in particolare alla pupa della fattucchiera, che, forse sbagliando, non mi attento a confondere con Quaremma), che si leggono e rileggono con piacere.
     I santi contadini di Matera hanno l’anima totemica del lupo antico assassinato davanti le porte, e possono diventare più lupi di prima, quando le campane e i venti svegliano nei loro tuguri «la faccia dei morti violenti», i mal vint.
La comprensione di tali liriche è raggiunta leggendo contestualmente tutte le poesie che il prof. Giovanni Battista Bronzini ha citato e commentato in quello stupendo capitolo della sua opera «L’Universo contadino e l’immaginario poetico di Rocco Scotellaro» intitolato «Religione della terra ed esistenza contadina», pagg. 113 -21, che consiglio di leggere.
     «Della condizione reale e psicologica dei contadini lucani degli anni quaranta – si legge nel passo introduttivo del capitolo – il poeta coglie sociologicamente le più stridenti contraddizioni, le avverte e rappresenta poeticamente, le determina con la parola e l’azione politica. E le fa esplodere». Santi e padri sono i contadini, continuando a citare Bronzini « in quanto professarono la religione del lavoro e della terra ». E, a conclusione, si legge:
« Dagli esempi addotti risulta evidente che la ideologia contadina professata da Scotellaro non è astratta, ma calata in una determinata realtà, arcaica e attuale insieme, conservatrice e progressiva. Epperò assorbe ed esprime sia situazioni permanenti e costanti psicologiche, sia, sovrapposte e talvolta in rottura con le prime, situazioni contingenti e variabili psicologiche, con tutti i riflessi delle contraddizioni sociali esplose nel dopoguerra ».

 

 

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