Raffaele NIGRO
Ricordo di Colombo europeo di Basilicata

Gazzetta del Mezzogiorno 13 aprile 2015, p. 13

     Proveniente da famiglia borghese, padre di Reggio Calabria, una città dove sarebbe tornato con grande emozione durante i giorni della rivolta, e madre di Potenza, Emilio Colombo è stato con Aldo Moro uno degli statisti meridionali di maggior prestigio che l’Italia democristiana abbia conosciuto nel Novecento.
     Io lo ricordo come il più suffragato dei politici lucani, allorché negli anni cinquanta lascia la direzione nazionale dell’Azione Cattolica e passa alla politica. Entrava nel mio paese come un trionfatore, in una foresta di bandiere bianche e teneva comizi di grande presa in un silenzio oceanico. Una fama che crebbe in modo esponenziale quando sottosegretario e poi Ministro dell’Agricoltura nel 1955, durante il governo Segni fu affianco a De Gasperi in quei viaggi esplorativi tra Puglia, Basilicata e Calabria che porteranno all’attuazione della Riforma Fondiaria e al risanamento del rione Sassi a Matera. L’inizio di quel Miracolo economico tutto italiano e di attenzione al Sud, con l’introduzione della Cassa per il Mezzogiorno e più tardi la nascita delle aziende siderurgiche a Bagnoli, a Taranto, il metano a Pisticci e le aziende chimiche a Manfredonia, la riconversione del porto di Gioia Tauro in un grande scalo merci internazionale. Tutto questo viene ricordato e ricostruito in una confessione che Colombo affida alle edizioni de Il Mulino pochi anni prima di morire, ”Per l’Italia per l’Europa. Conversazione con Arrigo Levi”[i]. L’intervistatore Levi si muove tra vita pubblica e vita privata dell’intervistato, non scade mai nel gossip ma prova a far emergere la storia d’Italia dai ricordi del senatore a vita. Che sono puntuali, analitici, ricchi di episodi che le cronache mediatiche non hanno registrato. U
     Una storia d’Italia vista dall’angolo visuale di un protagonista che l’ha vissuta e costruita. A Levi che chiede quale sia stato il suo rapporto col fascismo Colombo risponde che si era obbligati ad aderire durante il ventennio e precisa “c’era in me un fastidio per quella limitazione della libertà che ci si chiedeva, non solo nell’impiego del nostro tempo, ma anche nel pensiero”. Un fastidio che non tramontò mai, come non ebbe mai asilo nel suo cuore l’adesione al socialismo. Mentre fu sempre convinto il sentimento cattolico, come fu convinta la scelta repubblicana fatta dai movimenti popolari italiani, ”quelli dell’arco costituzionale”. Se deve fare dei nomi ai quali lui e la DC erano riconducibili, Colombo cita Emmanuel Mounier e Jacques Maritain, per la difesa di un “concetto di libertà fondato sui valori della persona umana”
     MINISTRO -Dall’Agricoltura, Colombo passò successivamente al Commercio con l’estero, al ministero dell’Industria e infine al Tesoro e si trovò a combattere nel 1963 contro un’inflazione spaventosa. L’impennata, spiega il senatore, fu dovuta all’accordo tra governo e sindacati, a causa del quale i salari si erano fatti tanto elevati da rendere difficile la quotidianità. Occorse chiedere aiuto all’America e all’Europa per riportare i conti in ordine.
     D’altro canto la visione di una rinascita democratica dell’Italia era stata da anni collegata da De Gasperi alla necessità di favorire l’unità europea, dentro la cornice dell’Alleanza atlantica. Era ancora al Commercio estero quando Colombo fu destinato da Fanfani alla frequentazione dell’Aia, per continuare quel discorso avviato da De Gasperi in ragione del progetto di costruire dei trattati che facessero dell’Europa una Comunità dal volto “irrevocabilmente democratico”. Il libro è molto analitico anche su questo tema, la memoria ferrea di Emilio Colombo ricostruisce per esempio i difficili rapporti interni ai paesi membri e quelli con la Thatcher per l’ingresso nella Comunità dell’Inghilterra. I passi successivi di Colombo sono stigmatizzati dalla sua elezione nel 1977 a Presidente della Comunità Europea[ii]. Fu la costruzione della Comunità un successo politico senza pari spiega al suo interlocutore.
     L’allargamento a paesi di forte cultura europea come la Spagna, il Portogallo, la Grecia, avvenuto all’indomani della caduta dei regimi dittatoriali di Franco, di Salazar e dei colonnelli. E poi l’apertura all’Est, all’indomani del crollo del Muro di Berlino nel novembre 1989 e l’unificazione delle due Germanie. Quanti dubbi e quante notti di lavoro. Alla domanda di Arrigo Levi se il lavorio fatto dalla Comunità per cercare l’adesione dei paesi dell’Est sia stato un successo o un errore, Colombo rinnova la sua posizione di seguace di De Gasperi, “l’Europa voluta da Jean Monnet è quella che si costruisce, si fa, di crisi in crisi. Ogni crisi à sviluppa nuove difficoltà, ma anche nuove sinergie: indietro non si torna”. Davvero uno spaccato di storia italiana ed europea in un racconto ovviamente di parte ma lucido e di grande utilità.
     Emilio Colombo è stato nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi nel 2002.

 

[i] Non pochi anni prima di morire, ma soli due mesi. Il libro fu stampato ad aprile del 2013 e Colombo è morto il 24 giugno successivo.

[ii] Per la precisione, Colombo fu eletto Presidente del Parlamento europeo.

 

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