ROCCO SCOTELLARO – E’ FATTO GIORNO – E’ CALDA COSI’ LA MALVA

Tornino le api a volare

 E allora quello che ti voglio dire

che non posso proprio più scherzare

nel mondo degli adulti sai

rischi di fare male

 AL SOPPORTICO DELLE API IL PRIMO AMORE

 Al sopportico delle Api

affisse ai muri le nostre iniziali

col colore della paglia bruciata.

L’amore nostro crebbe qui

nella stalla vicina.

E io vederti sorgere tenera ombra,

misuravo le parole tue calde

cercandoti le labbra con le dita.

Ombre di noi che siamo in fuga si allungano,

scompaiono quando la lucerna del mulattiere

mette fremito alle bestie per la biada

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II ed. di E’ fatto giorno dicembre 1954 con
10 Tavole di Aldo Turchiaro, p. 35
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     Una poesia di Rocco Scotellaro è intitolata Al Sopportico delle Api il primo amore. Al Sopportico dei Lapi di Tricarico è apposta una targa in legno, che porta i segni del tempo, sulla quale è incisa la suddetta poesia. Preciso che, dalla foto digitale di cui sono in possesso, risultano incisi il titolo della poesia e i primi cinque versi, il resto della tavola sembra raschiato. Tale targa lascia intendere che il Sopportico dei Lapi è l luogo dell’ispirazione della suddetta poesia, e tale supposizione è stata (e ignoro se lo sia ancora) ritenuta fondata dal Centro di documentazione «Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra», il cui sito riporta[va] un itinerario scotellariano comprendente, per l’appunto, anche il Sopportico dei Lapi. Ma che c … c’entrano i lapi con le api scotellariane? Quali studi, quali ricerche filologiche, da chi condotti hanno convinto il colto e l’inclita della metamorfosi? Chi l’ha autorizzata?

     Alcuni anni fa obiettai a questo volo pindarico senza logica dalle Api ai Lapi e feci presente che il luogo dell’ispirazione della poesia di Rocco Scotellaro non fu il Sopportico dei Lapi, ma un Sopportico delle Api(come dal titolo della poesia), di cui si è perso il ricordo ed è negata l’esistenza, per le vicende che invano ricordai nei dettagli, facendo nomi e cognomi, per scarso o nullo spirito civico e per inadempienze amministrative.

     Riconosco che sbagliai a porre come problema l’identificazione del luogo di ispirazione della poesia, sostenendo che esso fosse da individuare nel Sopportico delle Api. Confermo di essere più che certo dell’esistenza di un luogo denominato Sopportico delle Api, ideale per coltivare clandestinamente gli amori di giovani innamorati. Ma non è questo il problema, e né i miei ricordi personali né le altrui illogiche supposizioni (dimostrerò più avanti che si tratta di illogiche supposizioni) hanno valore per individuare questo o quel luogo. Infatti;

  1. Il motivo della poesia non è, per così dire, paesaggistico: il poeta non si cura di descrivere il luogo dove visse il suo primo amore, ma scioglie un canto alle emozioni di quella prima dolce esperienza, vissuta in una stalla con l’ansia di essere sorpresi dal mulattiere che, con la lucerna, «mette fremito alle bestie per la biada». Il luogo può essere reale o fantastico, la libertà artistica non ha limiti. Se nella denegata ipotesi che un luogo chiamato Sopportico delle Api non esistesse, non per questo si è autorizzati ad appropriarsi dell’invenzione poetica di Scotellaro, battezzando un altro luogo che abbia un nome con una certa assonanza.
  2. Si da il caso che a Tricarico esiste un luogo (v. foto), che si chiama Sopportico delle Api, dove è caduta la targa che ne ricordava il nome e, per colpevole e grave incuria delle amministrazioni che si sono susseguite dalla fine degli anni Sessanta in poi si è perso nella memoria dei Tricaricesi (ma il servizio topografico comunale e la Pro Loco che ci stanno a fare?). Se a questo luogo chi ha il dovere giuridico e l’obbligo morale e civico restituisse il nome, chi ama la poesia di Rocco Scotellaro e questo canto del primo amore in particolare, e passasse davanti a questo Sopportico, si emozionerebbe. Chi, invece, passasse davanti al Sopportico dei Lapi ammirerebbe i quadri di Michele Picardi e i Lapi non gli direbbero niente o, tutto al più, ecciterebbero la sua curiosità di sapere come mai un luogo di Tricarico è intitolato alla famiglia senese dei Lapi.

SOPPORTICO DELLE API

     I Tricaricesi, dimenticatisi del Sopportico delle Api, sono andati alla ricerca del luogo dove Rocco Scotellaro ha fatto la prima volta l’amore e, senza sforzo e senza lasciarsi sfiorare dal minimo dubbio, lo trovarono nel Sopportico dei Lapi. A chi si azzardò a domandare come mai le api si metamorfizzarono in lapi, furono date risposte che inducono al riso o al pianto. Ecco un campionario. a) Le api non esistono nella toponomastica tricaricese e, pertanto, sono un lapsus di lapi; b) i curatori dell’opera di Scotellaro, che aveva una calligrafia non facilmente decifrabile, hanno letto api dove Scotellaro aveva scritto lapi; c) qualche altro curatore, a cui non piacevano i lapi, li ha mutati in api; d) api è una volontaria “storpiatura” operata dallo stesso Scotellaro (sic!). Capire, poi, cosa significhi “volontaria storpiatura” è un’impresa nella quale non ho mai osato avventurarmi.

     C’è stato un tempo e un Paese in cui, prima di prendere decisioni di rilevanza pubblica, si predisponevano relazioni redatte da esperti, si nominava una commissione che quindi redigeva un cahier, dopo di che si decideva.

      La targa apposta al Sopportico dei Lapi è, dunque, un’ appropriazione dell’invenzione poetica di Rocco Scotellaro, un abuso insopportabile, senza senso e senza fondamento: abuso che, ripeto, gli organi istituzionalmente competenti hanno l’obbligo e, ancora di più, il dovere morale e civico, di disporne la rimozione ai sensi della legge n. 1188/1927 e r.d.l. n. 1158/1923, convertito in legge n. 473/1925.

     L’esame del laborioso processo di formazione della poesia, sulla quale Scotellaro lavorò molto, ci mostra che Scotellaro fu dubbioso nella scelta tra Lapi e Api e maturò la decisione di scartare i Lapi e scegliere le Api. La poesia fu pubblicata sulla rivista Il Ponte del mese di aprile 1949 col titolo Al sopportico delle Api il primo amore. “Storpiatura” o non “storpiatura”, lapsus o non lapsus questo è il titolo voluto da Rocco Scotellaro e non dai postumi curatori della sua opera. Questo titolo, pertanto, deve essere rispettato come frutto dell’ingegno poetico di Rocco Scotellaro. Nessuno può permettersi di correggerlo con la matita rosso/blu come un banale errore (una storpiatura) di uno scolaro delle elementari e non deve essere strumentalizzato per nessuna ragione, né per dare lustro, per motivi che non mi interessa sapere se ci sono e, se ci fossero, quali siano, a una strada.

     C’è di più. Rocco Scotellaro ha lavorato molto su questa poesia, com’era, peraltro, il suo metodo di lavoro e, come ho già detto, è stato incerto se intitolarla Sopportico delle Api o Sopportico dei Lapi. L’incertezza risulta nell’autografo di Rocco Scotellaro riportato a pag. 786 di un articolo di Franco Vitelli dall’intestazione piuttosto insolita, Saggio inedito, pubblicato in Omaggio a Scotellaro, Lacaita editore, Manduria, 1974, pp. 773-788 (e qui sotto riprodotto).

 autografo scotellaro

      In tale autografo, nel titolo, le parole dei Lapi risultano corrette essendo state ad esse sovrapposte (da Scotellaro!) le parole delle Api. Esso, inoltre, è contraddistinto con la cifra romana III, segno che si tratta di una terza sezione di un componimento poetico e non di una strofa. (La III tavola sopra riportata è preceduta, nell’Omaggio a Scotellaro, dalle prime due, che ometto, perché non interessano ai fini di questo scritto)

     Nel citato saggio Vitelli esprime l’opinione che le tre sezioni del componimento, intitolato Parole sulla strada, ci mettono di fronte a degli spunti poetici, più che ad una lirica unitaria, dall’ispirazione fusa ed organica. Rocco nutriva l’ambizioso progetto di stendere quasi un polittico di vita paesana. Le difficoltà di amalgamare le singole parti tra loro, lo avrebbero sconsigliato a continuare il lavoro, con le seguenti conseguenze che Vitelli illustra sezione per sezione. Gran parte dei versi della prima sezione sono confluiti ne I padri della terra se ci sentono cantare. La seconda sezione non trova sviluppo già per il fatto che riprendeva motivi presenti Nel trigesimo (la morte del padre e la scena delle donne sedute avanti la porta e sempre pronte al pettegolezzo).

     La terza sezione, pur tormentatissima, diventerà in seguito una lirica autonoma, dal titolo Al Sopportico delle Api il primo amore, pubblicata in forma autonoma e definitiva nella rivista Il Ponte, aprile 1949, nella raccolta mondadoriana, ma così riportata nella raccolta curata dallo stesso Scotellaro per la stipulazione del contratto con la Mondadori un mese prima di morire. Infatti, la sua pubblicazione nella raccolta di E’ fatto giorno a cura di Franco Vitelli, costituisce, per così dire, la prova filologica che la paternità della poesia e del suo titolo, che evoca le api, appartiene a Rocco.

     Concludo ribadendo il mio errore: ossia che sbagliai a rivendicare nello scomparso Sopportico delle Api il luogo dell’ispirazione della poesia, come se questo e solo questo fosse il motivo della poesia; e ribadendo l’errore di chiunque voglia individuare qualsiasi altro luogo. Ma ritengo che sia doveroso accertare che quel luogo – che a suo tempo indicai qual è e di cui sopra ho riprodotto la fotografia – ebbe un nome ( e confermo che, almeno fino alla fine degli anni Cinquanta – inizio anni Sessanta, una targa attestava quel nome, che è andato perso solo perché le varie tessere che componevano la targa sono cadute e l’incuria dei tricaricesi, degli amministratori istituzionali e degli operatori socio-culturali ha evitato che fossero rimesse a posto. Con nessuna fiducia segnalo il problema a chi di competenza e sollecito agli amici qualche messaggio di solidarietà e condivisione.

 

 

 

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2 Responses to Rocco SCOTELLARO, AL SOPPORTICO DELLE API IL PRIMO AMORE

  1. rocco albanese ha detto:

    Concordo perfettamente con la tesi riportata, è una poesia che ha sempre suscitato in me e in altri amici una grande curiosità. Ricordo benissimo che si aprì una vera e propria
    “Caccia al tesoro” per individuare il sopportico delle api.
    Dopo aver girato tutto il centro storico di Tricarico, non lo trovammo, ma solo quello dei Lapi. Comunque andammo a rivedere tutte le prove bibliografiche, ed effettivamente sul manoscritto del poeta, c’erano prove non certe e confuse, con diverse correzioni, sui Lapi. Forse la scelta fu fatta frettolosamente e dettata dalla enorme voglia di trovare il luogo e vivere la magia del luogo fisico.
    Come tricaricese andrò a vedere il sopportico in questione e mi impegnero’ di segnalare all’amministrazione per svelare finalmente l’arcano.

  2. Antonio Martino ha detto:

    Caro Rocco,
    Grazie. Se ti fa piacere fidati dell’indicazione che ho dato e goditi il luogo che ti affannasti a cercare e non trovasti. Io ho commesso un altro grave errore, quello di chiedere la solidarietà e la condivisione degli amici, dimenticando che viviamo in una gabbia, dove anche tu vivi.
    Carlo Fruttero scrive di Franz Kafka (Da una notte all’alba passeggiando tra i libri in attesa dell’alba, Mondadori 2015, p. 130 s.) “Nelle sue opere narrative non c’è nulla di sperimentale, nessuna rottura con la tradizione, ma ai suoi anonimi eroi possono accadere, senza motivo, cose stranissime che però tutti accettano senza minimamente stupirsi.
    Quando un giovane impiegato si trova un mattino trasformato in uno scarafaggio, la metamorfosi viene accettata senza discussione, la vita può continuare persino con un grosso insetto in casa. Così è anche Il processo: vicende completamente assurde non destano la meraviglia di nessuno. Tutti sono sempre impassibili, lo scarto della vita normale non viene rilevato, non si è visto.
    Così andò, di peggio in peggio, per tutto il Novecento e continua anche oggi quando ci troviamo in una situazione “kafkiana”: una gabbia di qualsiasi genere da cui non possiamo uscire”.
    Non avrei dovuto dimenticarlo. Eppure della grandezza di Kafka perchè descrisse il mondo dall’interno della gabbia da cui non uscì mai, e non possiamo uscire, avevo scritto su questo blog.
    Un abbraccio
    Tonino

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