ROCCO SCOTELLARO, È FATTO GIORNO – È CALDA COSÌ LA MALVA

RESEDA, ODORE RITROVATO E PERSO

Avevi tutti gli odori dei giardini

seppelliti nei fossi attorno le case;

tu sei, réseda selvaggia, che mi nutri

l’amore che cerco, che mi fa sperare.

E come l’onda non la puoi fermare,

non puoi chiudere la bocca ai germogli,

non serrare le persiane a questo sole,

io ti guardo e mi bevo il tuo sorriso,

amica del caso, scoperta del cuore

che deve colmare la sua sera.

(1948)

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Rocco Scotellaro, E’ fatto giorno II ed. dicembre 1954 con
10 Tavole di Aldo Turchiaro, p.37.
Era stata pubblicata in «Epoca», 7 giugno 1953 e in «Itinerari»,
ottobre-dicembre 1953.
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Reseda, fiore ritrovato e perso è dedicata a Vittoria Botteri, una ragazza di Parma, all’epoca studentessa di Lettere a Milano e figlia di Giuseppe Botteri, sindaco comunista di Parma, entrato in carica il 3 marzo 1948. Vittoria fu incontrata nel maggio del 1948 a Rimini, in occasione delle seconda delle «Semaines Internationales d’études pour l’enfance victime de la guerre», organizzata dal Dono Svizzero, e frequentata brevemente con la consapevolezza e il senso malinconico di una distanza, non solo fisica, che li avrebbe allontanati, «ognuno pel suo cammino». Sentimento, questo, presente nelle due posie Reseda, odore ritrovato e perso e Ce ne dovevamo andare, in cui si allude esplicitamente alle «nostre case distanti», alla necessità di doversene andare «perché nascemmo altrove / sotto le mura di cinta lontane / di due sante cittadelle».

RESEDAReseda è una pianta erbacea con infiorescenze a grappolo di colore giallo-verdognolo molto profumate. Ad una prima lettura i versi sembrano rimandare  ad una figura di donna, ma non vi è alcun  volto tracciato dalla penna del poeta. Si individua che la poesia è dedicata a Vittoria da una lettera a lei inviata, dove alla poesia, ai dieci versi pubblicati, sono aggiunti altri venti versi. (Isa Guastalla, Parma e Scotellaro, cartemoderne, Uni Nova, Parma 2004, pp. 23-24, da cui sonostati tratti i quattro versi dela poesia Ce ne dovevamo andare).

Ho conosciuto Vittoria Botteri a settembre del 2003. Mi incaricò di portare il suo saluto e un suo bacio a Rocco Mazzarone. Pudicamente (e stranamente) il bacio lo dette a mia moglie, perché lo trasferisse a me e io lo portassi a Mazzarone. Assolsi l’incarico, riferendo a Mazzarone il curioso espediente.

 

 

 

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