ROCCO SCOTELLARO – È FATTO GIORNO – E’ CALDA COSI’ LA MALVA

ALLA FIGLIA DEL TRAINANTE

Io non so più viverti accanto

qualcuno mi lega la voce nel petto

sei la figlia del trainante

che mi toglie il respiro sulla bocca.

Perché qui sotto di noi nella stalla

i muli si muovono nel sonno

perché tuo padre sbuffa a noi vicino

e non ancora va alto sul carro

a scacciare le stelle con la frusta.

(1947)

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II ed. dicembre 1954 di E’ fatto giorno con
10 Tavole di Aldo Turchiaro, p..33
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La poesia « Alla figlia del trainante » apre la Sezione « E’ calda così la malva », con tredici liriche che cantano come motivo prevalente l’amore variamente modulato.

In diverse liriche è cantato il lungo giovanile amore di Rocco e Isabella. « Alla figlia del trainante » e « Per Pasqua alla promessa sposa » restringono il tema al nome e al volto di Isabella Santangelo. Ispirate a questo amore, bensì con visione generale, sono certamente anche le liriche « Fidanzati » e « Sponsali ». La data della composizione di entrambe (giugno del 1946) conduce a un periodo di grande felicità personale ed eccitazione politica per la vittoria della Repubblica, l’elezione dell’Assemblea costituente e l’elezione di Rocco a Sindaco di Tricarico. I sogni si realizzano e sembra potersi realizzare anche il sogno dell’unione delle loro vite.

Il 18 febbraio 1950, Isabella, che nei giorni precedenti si era recata a far visita a Rocco nel carcere di Matera, per incarico di questo scrive allo scrittore Michele Prisco ( Il mio Scotellaro, in Scotellaro trent’anni dopo, Atti del Convegno di studi Tricarico-Matera, 27-29 maggio 1984, p. 108 ) « … sono stata a colloquio nelle Carceri Giudiziarie con Rocco Scotellaro (mio fidanzato) … Lì mi raccomandò di scrivere a Lei e per comunicare la dolorosa notizia e per inviare i suoi racconti. … ». Il rapporto, dunque, era ancora vivo nel 1950 e sono testimone personale che continuava nei mesi successivi, dopo l’assoluzione e le dimissioni da sindaco di Scotellaro e la ricerca di una nuova via. Isabella, studentessa di scienze naturali all’università di Napoli, era a pensione con alcune sue colleghe presso la marchesa Ceva all’Arenella e con Antonio Albanese la frequentavamo; e quando Rocco era a Napoli nelle pause del suo affannoso peregrinare di quel periodo, lo ospitava.

Ma il passare del tempo logorava il rapporto. Rocco è attratto da altre donne (« Reseda », « Una dichiarazione d’amore », « Per una donna straniera che se ne va ».

Il motivo dell’amore acquista per altro verso un timbro di palpitante erotismo nelle liriche « È calda così la malva », « L’amica di città », o esprime un senso di solitudine e distacco o abbandono (« L’amica di città »).

Non è frequente il termine “trainante”, e mai nei vocabolari di frequente consultazione gli si attribuisce il significato che Rocco gli da di colui che conduce il traino, il trainiere, che era il mestiere del padre di Isabella o, più genericamente, carrettiere (trajënir in dialetto tricaricese.)

Alla figlia del trainante racconta il rapporto sotto stretto controllo tra fidanzati, che consisteva nella “mezz’ora”, il tempo che era concesso al fidanzato di far visita di sera alla fidanzata sotto la sguardo vigile di tutti i parenti, seduti d’inverno al camino (… attendi ch’io ti faccia / la visita di mezz’ora / ogni sera perché siamo fidanzati – « Sponsali »). Veramente belle le immagini dei muli che si sentono muovere nel sonno nella stalla sotto il vano in cui i fidanzati fanno la mezz’ora e della vana ansiosa attesa che il padre si allontani, ma lui sbuffa a loro vicino ( Perché sotto di noi nella stalla / i muli si muovono nel sonno / perché tuo padre sbuffa a noi vicino). Si chiamava Raffaele il padre di Isabella: egli e suo figlio Beny sono due gocce d’acqua.

La presenza dei muli nella stalla di sotto ritorna con la poesia « È lutto in casa », luglio 1947 in Margherite e Rosolacci, Lo Specchio Mondadori, 1978, pp. 44-45 (È lutto in casa di mio suocero [ … ] È morto di colica ventosa / Martino il mulo di sotto […] In casa di mio suocero si piange.)

Stupenda l’immagine del trainiere che guida in piedi il traino, alto e imponente stagliando la sua figura nel cielo stellato, e sembra voler scacciare le stelle facendo schioccare con larghe volute la frusta, u skróschjócchjë ( … va alto sul carro / a scacciare le stelle con la frusta. ).

Trasportavano ogni specie di merce i trainieri, di notte e con qualsiasi tempo. Così inizia l’inno al carrettiere di Giovanni Pascoli nella raccolta Myricae: « O carrettiere, che dai neri monti / vieni tranquillo e fosti nella notte /sotto ardue rupi, sopra aerei ponti. ».

 

One Response to Rocco SCOTELLARO, ALLA FIGLIA DEL TRAINANTE

  1. miravano ha detto:

    Questo articolo è molto scritto bene, come tutto il il blog (https://www.rabatana.it) .
    Sono un vostro lettore, ottimo lavoro.

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