ROCCO SCOTELLARO – È FATTO GIORNO – INVITO

È UN RITRATTO TUTTO PIEDI

Nella grotta in fondo al vico

 stanno seduti attorno la vecchia morta,

le hanno legate le punte

 delle scarpe di suola incerata.

Si vede la faccia lontana sul cuscino

il ventre gonfio di camomilla.

E’ un ritratto tutto piedi

da questo vano dove si balla.

(1948)

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II ed. dicembre 1954 di È fatto giorno con
10 Tavole di Aldo Turchiaro. Pubblicata in Botteghe Oscure,
quad. II, e in Basilicata, gennaio 1954
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L’estate del 1948 fu molto calda e afosa. Di giorno ci si difendeva dal caldo e dall’afa tenendo le case sbarrate, perché, per generale convinzione, ciò che difende dal freddo difende dal caldo; di sera aprendo porte e finestre e prendendo il fresco seduti sui balconi o sugli usci delle case.

Le maggior parte delle case della Rabata e della Saracena avevano un solo vano e i vicoli brulicavano di persone che prendevano il fresco. L’una di fronte all’altra, in quei vicoli stretti, con le porte spalancate, la case sembravano vani comunicanti.

Una sera di luglio, in un vicolo della Saracena, due case, una di fronte all’altra, erano piene di gente, e nessuno era seduto sull’uscio a prendere il fresco.

In una casa si festeggiava un matrimonio, si ballava e si beveva il rosolio; l’aria era bollente e irrespirabile per la folla di ospiti, il ballo e il rosolio, bevuto generosamente in bicchierini della grandezza di un ditale colmi fino all’orlo. C’era Rocco Scotellaro e c’ero anch’io. Nella casa di fronte c’era una veglia funebre, tutti seduti attorno la vecchia morta, con le scarpe di tela incerata legate alle punte. Dal vano dove si ballava, le scarpe di tela incerata, della vecchia stesa sul letto, parevano enormi e coprire quasi per intero la visuale, lasciando intravedere la faccia lontana sul cuscino e il ventre gonfio della morta.

Questa è il mio ricordo di partecipante a quella festa di matrimonio. Inconsapevolmente partecipavo alla nascita di un canto poetico, alla comunicazione universale di quell’evento mediante cronaca poetica e cantata, che entrò a far parte del repertorio canoro di Maria Monti.

 

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