Andrea Cangini, direttore de Il Resto del Carlino, sostiene nelle prime righe dell’editoriale di oggi 25 giugno 2015 che Alcide De Gasperi governò dal 1946 al 1953 e tra le ragioni per cui si suoi governi vengono considerati un modello della capacità decisionale c’è anche il fatto che la Corte costituzionale ancora non esisteva, per concludere che c’è un problema di legittimità e di funzionalità democratica. E dimostra la verità della sua tesi con l’autorità dell’ex giudice costituzionale Sabino Cassese, il quale – cito testualmente – “In un libro appena uscito (‘Dentro la Corte) … sostiene che i suoi colleghi della Consulta abbiano cassato il contributo di solidarietà sulle pensioni più alte per salvare le proprie”. “Accusa gravissima – conclude il direttore del Carlino -, che non ha avuta risposta e che obbliga a una riflessione sul grado di discrezionalità che caratterizza i ‘custodi della Costituzione’.

Vado a rileggere Cassese, che scrive a pagg. 214-215: “Cade sotto la scure della Corte la norma che prevede un taglio delle pensioni più alte, considerato come un contributo al risanamento della finanza pubblica. La ragione sarebbe questa: sono colpiti i redditi da pensioni, non gli altri redditi. Sarebbe quindi una prestazione imposta che non rispetta il principio di eguaglianza. Nemo iudex in causa propria: dietro a questa decisione non si deve vedere anche un timore del mondo in cui i giudici della Corte fanno parte, quello che vi siano interventi fiscali sulle pensioni più alte?

Senza nulla togliere alle critiche che la sentenza in questione (116/2013) merita e si è attirate. qui va notata la confusa argomentazione dell’editoriale Cangini, voluta pour cause, per l’effermazione di un potere non legittimato, senza costituzione, che si regga solo sul carisma del capo e sul potere di imperium.

 

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