ROCCO SCOTELLARO – È FATTO GIORNO – INVITO

LUCANIA

M’accompagna lo zirlio dei grilli

e il suono del campano al collo

d’una inquieta capretta.

Il vento mi fascia di sottilissimi nastri d’argento

e là, nell’ombra delle nubi sperduto

giace in frantumi un paesetto lucano

(1940)

______________________________________
II ed. dicembre 1954 di È fatto giorno con
10 Tavole di Aldo Turchiaro.
Pubblicata in «Epoca» 7 giugno 1953
______________________________________

 

 Lucania di Rocco Scotellaro è il canto di uno studente liceale, di 17 anni, che torna al paese dopo la conclusione dell’anno scolastico. Dalla stazione di Grassano, Tricarico si raggiungeva a piedi, con una marcia di oltre due ore sul finire della notte e lo spuntare dell’alba, per la «scorciatoia» di Monaco, quasi un tratturo che più che dimezzava il percorso; vuoi perché per alcuni anni non era stato attivo il servizio postale, vuoi perché il treno arrivava alla stazione nel cuore della notte e si preferiva non aspettare l’arrivo del postale (quando c’era) col vantaggio di risparmiare il costo del biglietto. Impensabile servirsi dell’auto a noleggio di Implicito, Petrone (Tucciaridde) o Luchett, quando si trovavano di passaggio alla stazione e approfittavano dell’occasione per dare un passaggio a basso costo.

Quando la scorciatoia sbucava sulla rotabile, la Serra ostruiva la vista di Tricarico, che appariva solo dopo aver aggirato il monte, percorrendo la curva lunga e larga che lo cinge. Intanto il sole s’era levato, lo zirlio dei grilli e il suono del campano al collo di una inquieta capretta erano i primi segni del ritorno a casa. L’aria fresca e serena del primo mattino, liberata dall’ostacolo della Serra, prendeva a circolare come un lieve venticello, che dava la sensazione dell’abbraccio dei “coriandoli”, striscioline di carta colorata arrotolata che nei balli si lanciavano alle coppie danzanti avvolgendole in un abbraccio effimero (Scotellaro adopera la metafora “sottilissimi nastri d’argento”). Tricarico era vicina, la sua vista salutava il ritorno a casa … alla terra promessa, alla Gerusalemme ritrovata.

Non c’era panorama di quel versate battuto dal vento. Si vedeva come uno schizzo di case che sembravano precipitare in basso, verso la torre Saracena, ma era un’allegria al cuore.

Di questa poesia esistono traduzioni in varie lingue. Conosco otto poesie che nel titolo hanno uno dei due nomi della nostra regione, Lucania, che Carlo Levi riteneva fosse il nome dei poeti; la poesia di Mario Marconato ha nel titolo entrambi i nomi. Le riporto con altri post del blog.

 

 

Tagged with:
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.