Postilla al ricordo di Scotellaro e Dossetti. Rocco Scotellaro e i cattolici.
Avevo concluso il breve ricordo di Scotellaro nel 61° anniversario della sua morte – ripubblicato oggi per la ricorrenza del 62° anniversario – scrivendo che con Rocco non avevo mai parlato di Dossetti e non sapevo se e come lo avesse conosciuto e cosa ne avesse pensato. E neppure ho saputo che cosa pensasse della sinistra democratico-cristiana. Intervenne subito Gilberto Marselli che, con un commento al suddetto file, ricordò quando i giovani di « Terza Generazione » (Bartolo Ciccardini e Baldo Scassellati) andarono a Portici e condivisero le ricerche che, con gli americani, lui e Rocco facevano nel Mezzogiorno. Quel commento richiamò alla mia memoria assopita, con la breve stagione di « Terza Generazione » – rivista letta e riletta con grande interesse da me e da Benito Lauria, e oggetto di nostre animate discussioni -, un saggio di Franco Vitelli, intitolato « Scotellaro e i cattolici », pubblicato sul n. 3, 1987, del « Bollettino Storico della Basilicata », e il saggio, pubblicato da Giorgio Napolitano sul numero di settembre 1954 della rivista mensile « Incontri oggi », di severa critica dell’inchiesta di Scotellaro sui contadini, estesa alla visione meridionalistica di Levi-Rossi-Doria-Scotellaro e della rivista «Terza generazione» sorta ad iniziativa di giovani cattolici per dar voce ad istanze di rinnovamento all’indomani delle elezioni del 7 giugno 1953, che segnarono la crisi del centrismo degasperiano. .
Marselli intervenne una seconda volta, dopo tre giorni, con una bellissima testimonianza a tutto tondo dall’osservatorio privilegiato di Portici.
Il numero di luglio-agosto 1954 (10-11) della rivista «Terza Generazione», definito da Franco Vitelli nel suddetto suo saggio quasi uno speciale dedicato a Scotellaro e il successivo numero 12 di settembre, con l’articolo del direttore Bartolo Ciccardini « L’Unione Goliardica Italiana e Rocco Scotellaro », mostrano l’interesse per l’opera di Scotellaro da parte del movimento, di cui la rivista era espressione, formato di giovani che avevano avviato una serie di indagini conoscitive specie nel Mezzogiorno, alla scoperta dei valori della civiltà contadina, stabilendo pertanto un rapporto col Gruppo di Portici e in specie con Gilberto Marselli e Rocco Scotellaro (“ il grande Gilberto Antonio Marselli ”, “il mio amico Rocco Scotellaro” scriverà il democratico cristiano Bartolo Ciccardini, direttore della rivista). Alcuni componenti il Gruppo di «Terza generazione» avevano vissuto l’esperienza della Sinistra Cristiana e del Movimento dei cattolici comunisti, che si concluse con lo scioglimento del movimento e la confluenza di alcuni elementi nel partito comunista, dal quale poi uscirono. Cinque di loro pubblicarono una dichiarazione sul quotidiano della Santa Sede «L’Osservatore Romano». Tutt’e cinque appartenevano a nobili famiglie e l’Unità titolò la notizia con sarcasmo: « I Conti tornano ».
Un esponente del gruppo era Gianni Baget, che per adozione qualche anno dopo aggiungerà il secondo cognome Bozzo. Egli era stato, giovanissimo e colto collaboratore della rivista « Cronache sociali », che rappresentò fino al 1951, data della sua ultima pubblicazione, la posizione più progressista e riformista del cattolicesimo politico italiano ed è comunemente conosciuta come la rivista del dossettismo. Gianni Baget Bozzo sarà ordinato sacerdote a 42 anni e compirà scelte che lo porteranno ad occupare come socialista un seggio al Parlamento europeo e, dopo Tangentopoli, a diventare il più accreditato teorico del berlusconismo. Un autorevole esponente del cattolicesimo democratico mi disse: Baget Bozzo è stato un amico, poi è diventato un ex amico, ora non è più nulla.
Gianni Baget, sul n° 10-11 di Terza Generazione aveva pubblicato un saggio intitolato « Il rinnovamento dell’Italia comincia dai contadini». A questo articolo bisogna aggiungere quello siglato U. P. (Piero Ugolini). (Entrambi gli articoli sono pubblicati su questo blog).
Aggiungo, infine, che i giovani di « Terza Generazione » presenti nel dibattito sulla civiltà contadina – Ubaldo (detto Baldo) Scassellati, Bartolo Ciccardini e Piero Ugolini – furono presentati al ‘ Gruppo di Portici ‘ da due autorevoli rappresentanti della SVIMEZ di Pasquale Saraceno: Giorgio Ceriani- Sebregondi e Claudio Napoleoni. Quest’ultimo, che era un autorevole economista, successivamente, negli anni ’60, avrebbe fatto parte del corpo docente del ‘Centro di specializzazione e ricerche economico -agrarie per il Mezzogiorno’, voluto da Rossi-Doria e finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno e dalla Ford Foundation.
Mi sia infine consentito di concludere col ricordo di Bartolo Ciccardini, che di « Terza Generazione » fu il direttore.
Egli estese il contatto col Mezzogiorno d’Italia, iniziato a Portici, lasciando profonde tracce poetiche nel libro « Viaggio nel Mezzogiorno d’Italia ».Si avventurò nl Sud con l’animus dell’esploratore. Cercava tracce, scopriva luoghi, osservava orti, cantine, accanto a campanili, piazze, palazzi; conversava con uomini e donne della vita normale, consultava vecchi libri di eruditi locali e rivelava un Mezzogiorno inedito, quello più vero e profondo, scettico e vitale insieme, mai rassegnato, sul quale incombe una millenaria storia che accendeva la sua fantasia. Il percorso non gli era segnato dalle indicazioni stradali “imperscrutabili come il volto di Dio”, ma da sapori e odori, dal colore delle pesche vellutate, dalle prugne gialle oro, come il Manto della Madonna di Postano, delle melanzane nero violacee.
Con Ciccardini avevo avuto una polemica sulla Rubrica delle Lettere della Discussione, di cui egli allora era direttore. « La Discussione ». fondata da Alcide De Gasperi, è stato il settimanale della Democrazia Cristiana, e finì in chissà quali mani. Con Ciccardini ci ritrovammo molti anni dopo nell’impegno per la difesa della Costituzione nel segno di Giuseppe Dossetti. Gli ricordai la vecchia polemica, riconobbi il mio torto e mi scusai. Quella fu l’unica telefonata che ci scambiammo. Egli aveva un anno più di me e la sua morte improvvisa interruppe il ritrovato rapporto.
Per dire chi è stato Bartolo Ciccardini ricordo l’inizio di un servizio giornalistico sulla sua commemorazione al Palazzo Sturzo:
« Se mi avessero detto che, alla commemorazione dell’onorevole democristiano Bartolo Ciccardini, sarebbe stata letta una commossa lettera dell’onorevole comunista Luciana Castellina, che manifestava grande stima per Bartolo, conosciuto nei lontani Anni Cinquanta, e che al coro degli elogi si sarebbe unito l’onorevole radicale Marco Pannella che, non pago del suo bellissimo e interminabile intervento, come solo lui sa fare, avrebbe sollecitato l’onorevole democristiano Arnaldo Forlani a prendere la parola, avrei risposto, senza mezzi termini, che non poteva essere vero».
Luciana Castellina chiudeva la sua bella lettera, che sarei tentato di riportare, con queste parole: «Con lui se ne è andato un pezzo della storia della mia generazione, oltreché un grande amico: il solo amico democristiano!»
Una generazione, all’inizio della quale – ma che per Rocco Scotellaro doveva essere anche la fine – Bartolo Ciccardini aveva scritto: « Il mio amico Rocco Scotellaro ». Una generazione con idee salde e ferme, formatasi sui libri e nel rispetto e amicizia reciproci.
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Caro Antonio, vedi che ho ragione quando affermo la ‘necessità’ che tu debba continuare a fornirci la tua testimonianza, per molti significa acquisire informazioni preziose fosse anche per la curiosità per esempio verso il periodo storico dell’immediato dopoguerra importantissimo per le sorti sociali e politiche d’Italia che putroppo la scuola italiana continua ad ignorare.
Personalmente godo di queste pillole che mi dai da leggere (il ricordo di Castellina mi era sconosciuto!) perché di quel periodo ho flebile memoria di quel che lessi nell’Orologio di Levi e nel saggio di Leonardo Sacco l’Orologio della Repubblica.
Grazie e a presto il mio giudizio attorno alla querelle su Doria.
Un abbraccio
Mimmo