FILIPPO DE BONI Chi ponesse attenzione alla toponomastica di Tricarico nei pressi del vecchio Municipio noterebbe la presenza di un vicolo Filippo De Boni, un vicolo Francesco Paolo Materi e un largo Francesco Crispi. (Assicuro che i suddetti vicoli e il suddetto largo c’erano, ma non posso assicurare che ci siano ancora. Tricarico ha conosciuto un periodo in cui la toponomastica cambiava dalla sera alla mattina e dalla mattina alla sera, seguito da un periodo di segno opposto, in cui il problema più difficile, grave e insolubile di Tricarico sembra essere quello di rimettere a posto la targa di un vicolo che Rocco Scotellaro ha immortalato in una sua bellissima poesia).

       Costoro – non i vicoli e il largo, ma le persone a cui sono intestati – nei primi cinquant’anni dell’Unità d’Italia (ossia per la maggior parte dell’esistenza dei collegi elettorali uninominali, che cesseranno nel 1919 con l’introduzione del sistema elettorale proporzionale), sono stati  eletti deputati, nel collegio elettorale di Tricarico.

       Il collegio di Tricarico, scrive Crispi nel piccolo saggio sul collegio elettorale di Tricarico, edito dalle edizioni Osanna di Venosa con la presentazione di Rocco Mazzarone, era costituito di 14 Comuni, i quali componevano cinque sezioni (quattro nella iniziale VIII legislatura, come ho accertato leggendo gli atti parlamentari per studiare l’elezione di Filippo De Boni). Su 47.451 abitanti solamente 878 erano elettori (analogo rapporto nelle precedenti legislature).

       La legge elettorale, con modifiche non sostanziali, era la precedente legge elettorale adottata dal regno di Sardegna nel 1848, che prevedeva un sistema maggioritario a doppio turno, con ballottaggio tra i due candidati meglio votati nel caso che nessuno dei candidati avesse ottenuto la maggioranza assoluta (come è previsto dalla attuale legge elettorale della Francia!).

       La base elettorale (unicamente maschile) era censitaria: potevano votare solo quei cittadini che pagassero 40 lire annuali, oppure 20 lire coloro che potessero dimostrare alle urne di saper leggere e scrivere. Per tutti era richiesta la maggiore età fissata a 25 anni: erano però ammessi, in deroga al minimo di età, magistrati, professori e ufficiali.

       Nell’Italia unita, questo sistema permetteva di far votare appena il 2% della popolazione del Regno, in buona parte settentrionale, escludendo così le grandi masse. Il senato del regno, invece, era di nomina regia.

       La legge rimase in vigore fino a quando il IV governo Depretis la sostituì con una nuova legge che abbassò la soglia censitaria e sostituì i collegi elettorali uninominali con dei collegi plurinominali. La nuova legge fu impiegata per la prima volta nelle elezioni del 1882 ed ebbe breve vigenza (fino al 1890).

       Di Crispi finalmente si sa o presumo che si sappia che è stato deputato nelle XI, XII e XIII legislature del regno d’Italia (che in effetti sono la IV, V, e VI).

       Francesco Paolo Materi è stato eletto deputato nel collegio di Tricarico nelle legislature XVI, XVII, XVIII, XIX, XX. XXI, XXII. Nacque a Grassano da una delle famiglie nobili più importanti e ricche della Lucania. Come politico fu portatore di un innovativo pensiero circa l’organizzazione dell’agricoltura, critico del modello agricolo allora imperante nel Sud, in particolare contrassegnato dalla prevaricazione dei latifondisti verso i contadini e la scarsa produttività imputabile a scelte imprenditoriali miopi e non più attuali.

       De Boni, veneto, nato in una frazione vicino a Feltre in Provincia di Belluno, di formazione seminariale, giornalista e politico mazziniano, anticlericale e di sinistra, già deputato del regno di Sardegna, è stato il primo deputato eletto nel collegio di Tricarico.

       Partecipò alla spedizione garibaldina con intenti mirati in particolare all’avversione allo stato pontificio. Nel settembre 1860 si ritrova anche lui a Napoli con i massimi esponenti della Sinistra – Mazzini, Cattaneo, Ferrari, Saffi ecc., – per agire su Garibaldi e impedire che la conquista garibaldina si trasformasse in una conquista regia. Fu tutto inutile, e De Boni attribuì la responsabilità a Garibaldi “quanto splendido nel campo di battaglia, altrettanto inetto a organizzare e a governare”.

       La sua candidatura nel collegio di Tricarico, nel cuore interno della selvaggia Basilicata, che il De Boni non conosceva e neppure sapeva l’esistenza di quello che sarebbe stato il collegio che lo elesse deputato di tre legislature, ha un aspetto, se non misterioso, certamente incomprensibile. Bisogna considerare anche che egli, essendo veneto e, quindi, non suddito del re, non era eleggibile ai sensi dell’art. 40 dello Statuto albertino («Nessun deputato può essere ammesso alla Camera se non suddito del Re.»), e che, mentre era deputato di Tricarico, svolse importanti incarichi a Torino e nel Friuli Venezia-Giulia). (Sul De Boni, peraltro, esiste una letteratura memorialistica e storica, a cui da Ferrara non mi è stato possibile accedere; lo stesso De Boni è autore di un opuscolo intitolato Agli elettori di Tricarico; e il tutto può darsi schiarisca un po’ questa singolare contingenza (più avanti sarà chiarita la questione dell’ineleggibilità), né è da escludere che un chiarimento sia stato dato dal colonnello Rocco Sanseverino, attento studioso di quel periodo).

       L’elezione, inoltre, fu abbastanza travagliata e vale la pena raccontarla in base ai resoconti certificati dagli atti parlamentari, che ho consultato.

       Nella tornata del 3 marzo 1861 la camera dei deputati prese in esame la convalida dell’elezione. Su 948 elettori iscritti, 600 concorsero al primo scrutinio, al quale presero parte cinque candidati. Poiché nessuno dei cinque candidati ottenne la maggioranza voluta dalla legge, fu proclamato il ballottaggio tra i due candidati meglio votati:  Giacomo Raciopi e Filippo De Boni.

       Nella votazione di ballottaggio, su 498 votanti, Giacomo Raciopi ottenne 287 voti e Filippo De Boni 211. Il deputato relatore, mostrando che l’istruttoria era stata svolta con insufficiente cura, propose pertanto di confermare l’elezione di Raciopi, che era ineleggibile essendo segretario generale dell’Intendenza di Basilicata. (Ai sensi dell’art. 97 della legge elettorale allora vigente erano ineleggibili i funzionari e impiegati dello stato aventi uno stipendio compreso nelle prime otto categorie descritte nel detto articolo). In corso di seduta fu segnalata la qualifica del Raciopi e la votazione fu annullata.

       Nella successiva tornata del 1° giugno la camera prese in esame la convalida della nuova votazione, che era stata effettuata il 7 aprile. Su 943 elettori iscritti i votanti furono 320. I due candidati concorrenti ottennero i seguenti voti: Filippo De Boni 102, Pasquale Giliberti 104. Fu quindi necessario procedere alla votazione di ballottaggio, che si svolse il 5 maggio col seguente risultato: Filippo De Boni voti 231, Pasquale Giliberti 206.

       In sede di convalida si posero due questioni. La prima concerneva la rilevata questione di ineleggibilità, che fece molto discutere. Incontestabilmente la questione non era giuridica, giacché lo statuto non aveva carattere rigido (si pensi allo scempio che ne fece il fascismo, senza che i provvedimenti di fascistizzazione dello stato comportassero l’abrogazione dello statuto), ma politica. Si trattava di decidere se dare la prevalenza allo statuto o alla politica, ossia alla deliberazione parlamentare.

       La seconda questione concerneva la regolarità dell’elezione a causa di violenti moti di disturbo delle operazioni elettorali inscenati da elettori di Accettura e di San Mauro Forte. I due paesi sono divisi da una forte rivalità che si trascina nei secoli (e spero che si sia trascinata e che sanmauresi e accetturesi si siano dati una calmata). Io ho vissuto quasi due anni ad Accettura, tra il 1939 e il 1941, e ricordo quanto fosse aspra la rivalità tra i due paesi, tanto che gli accetturesi che dovevano recarsi a San Mauro, e viceversa, lo facevano sapendo il rischio che correvano. Quella elezione vedeva contrapporsi un accetturese (Pasquale Giliberti) e un nordico sconosciuto, piombato da Feltre, non facente parte del regno d’Italia e posta sotto il dominio austriaco. I sanmauresi sostenevano De Boni per contrastare l’accetturese Giliberti, i due candidati erano pressoché alla pari (Giliberti aveva superato Boni di due voti al primo turno e aveva perso con 25 voti al ballottaggio), e fu la guerra.

       La Camera dispose una inchiesta giudiziaria affidata al giudice della corte criminale come procuratore generale e, avuta dettagliata relazione, annullò anche questa seconda elezione.

       Siccome la Camera aveva disposto l’inchiesta giudiziaria, con ciò aveva implicitamente sancito la eleggibilità del Boni.

       Alla terza votazione parteciparono tre concorrenti: Filippo De Boni (280 voti) Giuseppe D’Errico (45 voti), Pasquale Amadio (29 voti), 2 voti andarono dispersi,

       Fu quindi necessario procedere ancora una volta a una votazione di ballottaggio, che doveva tenersi il 29 dicembre, ma per circostanze di forza maggiore fu rinviata al 9 febbraio. Il ballottaggio, ebbe il seguente risultato: Filippo De Boni 239 voti, Giuseppe D’Errico 32.

       La Camera convalidò votazione ed elezione di De Boni.

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Comunicato provvisorio di Antonio Martino: “Per errore ho trasmesso con la mailinglist collegata al blog Rabatana ho un file (non pubblicato su Rabatana) del biblista ed ebraista Piero Stefani sul centenario della nascita di Giorgio Bassani, pubblicato sul suo blog Il Pensiero della settimana di Piero Stefani, del quale, per l’amicizia che mi lega a Stefani, curo la gestione. Questo comunicato ha carattere provvisorio e tra qualche giorno lo cancellerò”.

 

One Response to La prima elezione travagliata e misteriosa dell’Unità d’Italia nel collegio di Tricarico

  1. banti ha detto:

    Lei afferma che, rispettivamente, nelle prime e nelle seconde tre legislature del regno d’Italia (e siamo alla XIII legislatura) furono eletti deputati nel collegio di Tricarico Filippo De Boni e Francesco Crispi. Quindi elenca le sette legislature, a partire dalla XVI, in cui fu letto deputato nel collegio di Tricarico Francesco Paolo Materi.
    Ci sa dire qualcosa della XIV e della XV legislatura?
    Nella presentazione di Rocco Mazzarone del volumetto “Francesco Crispi, Memorie di un candidato” si legge: “A Tricarico venne eletto (Crispi)…, il 16 maggio 1880 per la XIV con 416 voti su 757 dei quali 309 andarono a Francesco Paolo Materi, candidato di Grassano. In quest’ultima legislatrura optò per Palermo nel cui collegio era stato anche eletto.”
    Avanzo la supposizione che Crispi, sempre eletto in modo plebiscitario,fosse stato colpito per il successo di Materi e decise di optare per Palermo.
    Se il collegio di Tricarico, a seguito della rinuncia di Crispi risultò vacante, non fu dichiarato eletto Materi?

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