La Venere topologica

La dea veneranda e bella, [ … ] lei Afrodite.
Esiodo, Teogonia

Leonardo Sinisgalli (1908-198I), ingegnere e poeta, alternò la sua attività di dirigente industriale a quella di poeta e scrittore. Allievo di matematici famosi come Levi-Civita, Severi e Fermi, nei suoi scritti trattò molto spesso di argomenti matematici[1] Tra gli altri, Sinisgalli scrisse un piccolo racconto che parla di una superficie topologica nota con il nome di superficie Romana di Steiner

«Dei miei compagni d’infanzia una figura ancora mi sfugge, una figura che ho cercato di acciuffare tra le tante e cosi dolcemente arrendevoli che si sono impigliate nelle mie pagine [ … ]. Ma proprio l’altroieri, in una delle mie visite settimanali al professor Fantappié[2], ho fatto la conoscenza con un simulacro molto più complesso della forma dei lupini, la su- perficie Romana di Steiner [ … ]. È una forma curiosa, quella che io ho visto, un tubero grande quanto un sasso, con tre ombelichi. Il matematico tedesco Steiner la trovò meditando, una mattina del 191 2, al Pincio, proprio seduto su una di quelle panchine dove io, ragazzo, andavo a leggermi i Canti di Maldoror [3] Anche i geometri hanno lasciato quell’aggettivo davanti alla forma, l’hanno chiamata Romana. T.S. Eliot, nel canto di Simeone, evoca i giacinti romani: “I giacinti romani fioriscono nei vasi … “, ha tradotto Montale. E chi sa perché nella mia mente ho sposato le due immagini: i giacinti e questo strano frutto matematico, un frutto degli orti mediterranei, una specie di pomodoro singolare, un pomodoro – per intenderei – con tre uncini [ … ]. Ebbene, questa forma fa pensare ai fratelli e alle sorelle siamesi, a un nodo triplo, trigemino di pomodori siamesi. Il prof. Conforti, il prof. Severi e il prof. Fantappié, tre luminari, [ … ] che erano vicino a me, a guardare quella forma, sembravano commossi [ … ]. Questa superficie, io dicevo, è un frutto romano, come il carciofo. Ma Severi, Conforti e Fantappié ne enumeravano invece tutte le mirifiche proprietà: quattro cerchi generatori, tre poli tripli, un’area calcolabile per integrali razionali [ … ]. A me pareva di sentir Linneo parlare dei carciofi: carciopholus picassianus, carcio- pholus guttusii, carciopholus pipernensis aut ro- manus. Avevo sentito molte matrone disprezzare le nuore milanesi o perugine perché non sapevano preparare i carciofi alla romana [ … ]. La superficie Romana di Steiner più che dell’humus del Testaccio e degli orti gianicolensi, più che del fertile ferro del suburbio sembrava lavorata dall’aria e dalla luce di Roma, come un bel ciottolo di travertino: era una spugna di calcare con tre buchi, tre acconciature, tre cavità. Una forma con tre gobbe, una borrominata, ecco tutto … ».

Steiner

La superficie Romana di Steiner.

Se la superficie Romana di Steiner assomiglia a un carciofo della campagna romana, non cosi la dea Venere, che come tutti sanno, nacque dalla spuma del mare [4]:

« E come ebbe tagliati i genitali [di Urano] con l’adamante

li gettò dalla terra nel mare molto agitato,

e furono portati al largo, per molto tempo; attorno bianca

la spuma dall’immortale membro sorti, e da essa una figlia nacque, e dapprima a Citera divina

giunse, e di lì poi giunse a Cipro molto lambita dai flutti;

lì approdò, la dea veneranda e bella, e attorno l’erba

sotto gli agili piedi nasceva; lei Afrodite,

cioè dea Afrogena e Citerea dalle belle chiome,

chiamano dèi e uomini, perché dalla spuma

nacque [ … I:

Lei Eros accompagna e Desiderio bello la segue

da quando, appena nata, andò verso la stirpe degli dèi ».

Che cosa possono avere in comune una superficie topologica e la dea Afrodite? Sembrerebbe assolutamente nulla. Invece una delle sorprese che la computer graphics ha riservato ad alcuni matematici americani è stata quella di veder apparire sul loro terminale video una Venere topologica strettamen- te legata, matematicamente parlando, con la superficie Romana di Steiner. Il legame quindi tra le Venere e la superficie di steiner è un legame topologico.

 

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OMAGGIO E RINGRAZIAMENTO A TITINA DE MARIA, MIA MOGLIE

       I libri di Matematica di mia moglie sono conservati in bell’ordine su scaffali riservati della libreria. L’occhio mi è caduto sul dorso di un libro: leggo, mi attrae e lo prendo: Michele Emmer, La Perfezione Visibile – Matematica e arte. In quarta pagina di copertina leggo: « Geometria e bellezza, astrazione e creazione, teorie scientifiche e opere d’arte: il pensiero matematico e le sue relazioni con l’estetica. »

Il primo risvolto dice che il libro introduce alla scoperta di quella « bellezza » che – non meno della verità – sembra guidare lo scienziato nel suo lavoro di ricerca teorico e sperimentale. E, sorprendentemente, così prosegue: « Solo una piccola parte della matematica ha un’utilità pratica e quella piccola parte è relativamente noiosa », ha scritto G.H. Hardy. Ed è forse proprio questa gratuità della matematica, questo suo essere arbitraria e intimamente necessaria al tempo stesso, che ci permette di coglierne, almeno istintivamente, i legami con l’esperienza estetica, sia essa musica, arte o letteratura. [….] Il confronto tra queste due forme di pensiero è anche l’unica via da percorrere a chi non è uno specialista di farsi un’idea di come « funzioni la testa di un matematico ».

Scorro l’indice; tra gli argomenti trattati cito: i solidi platonici, la quarta dimensione, i frattali, le bolle di sapone, la Venere topologica. E’ il sesto capitolo a pagina 177: La dea veneranda e bella, […] Afrodite, come Esiodo canta la nascita di Venere nella Teogonia. Le prime parole del testo sono il nome di Leonardo Sinigalli.

Lo leggo. E’ una lettura affascinante, che mescola scienza e poesia fino a pag. 191. E’ stata un regalo di mia moglie, un mio omaggio a lei. Pubblico le prime tre pagine.  

Le ultime parole sono: «Le immagini di Francis e dei suoi colleghi non potevano a loro volta non diventare una mostra scientifico-artistica che gira per il mondo, contribuendo a rivitalizzare l’antica domanda, che non avrà mai una risposta definitiva: Arte o Scienza?. Tanti anni fa Sinisgalli riscopriva il Carciopholus Romanus [5], frutto dell’aria di Roma. Molti anni dopo sullo schermo di un computer dell’Illinois è apparsa una Venere, antenata di quel carciofo. Opera di Dio o opera dell’uomo? Invenzione o scoperta ?

[1]  Una delle sue prime opere, del 1936, è intitolata Quaderni di geometria. Del 1944 è Furor Mathematicus. Nel 19350 molti dei suoi scritti matematici vennero ristampati da Mondadori.

[2] Luigi Fantappié (1901-1956), matematico, lavorò per molti anni all’Istituto Nazionale di Alta Matematica, fondato da Francesco Severi nel 1939

[3] Steiner era morto nel 1863! Una licenza poetica

[4] Pubblicati nel 1869 da Isidor Lucien Ducasse (1846-1870) con lo pseudonimo di Conte de Lautreamont.

[5] L. Sinisgalli, Carciopholus Romanus, in Quaderni di geometria, Mondadori, Milano, 1950, pp. 33-35.

 

4 Responses to Tra poesia e matematica, uno scritto di Leonardo Sinisgalli

  1. Gilberto Marselli ha detto:

    Leonardo Sinisgalli fu anche ideatore, fondatore e direttore della Rivista “La Civiltà delle Macchine” che svolse un ruolo molto importante nella proposizione dei problemi del Mezzogiorno ad una società italiana troppo distratta. In tale veste, venne spesso a Portici per incontrare Rossi-Doria ed il nostro gruppo di ricerca (di cui Rocco Scotellaro era un elemento importantissimo). Da ciò, varie occasioni di collaborazione reciproca: lui alle nostre ricerche, noi alla sua Rivista.

  2. Antonio Martino ha detto:

    Grazie per queste interessantissime notizie.

  3. Mery Carol ha detto:

    Il mio cuore non batte al ritmo di note matematiche, al contrario di quello di mio marito, che di matematica sapeva apprezzandone tutta la bellezza. Leggendo il tuo articolo, Antonio, mi vien da dire: “Aveva ragione lui”.

  4. Antonio Martino ha detto:

    Dopo sessant’anni di vita in comune con Titina posso confermare: “Aveva ragione tuo marito”.

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