Francesca Cosentino – Tesi di laurea “Rocco Scotellaro sindaco socialista, poeta, saggista”
Francesca Cosentino, nata a Lauria, in provincia di Potenza e insegnante della scuola pubblica a Gallarate, in provincia di Varese, si presenta ai suoi lettori con la seguente sobria dichiarazione, con un incipit significativo.
« Lucana di nascita e cittadina del mondo per vocazione! Sono una giovane professoressa, approdata da poco all’insegnamento nella scuola pubblica italiana, dopo aver fatto qualche anno di “gavetta” all’estero. Ho vissuto in Spagna nel 2009 e nel 2012 sono approdata in Brasile, dove studiavo e mi occupavo di lingua italiana e dell’insegnamento della nostra lingua agli italo-discendenti presso il consolato italiano di San Paolo del Brasile.
Nel marzo del 2012 mi sono laureata in Lettere Moderne su una tesi che analizza la figura e l’opera del lucano Rocco Scotellaro. Chi era Scotellaro? Per molti, ahimè, un illustre sconosciuto…per chi, come me, ha avuto il piacere di “incontrarlo”, Scotellaro ha dato un senso all’essere nata in una terra povera e spesso emarginata. Scrittore prima ancora che politico, poeta e studioso del meridione e delle sue problematiche. Amico intimo di Carlo Levi, tra i due si era creato un fortissimo legame testimoniato anche dalle numerose lettere conservate tra l’Archivio di Stato a Roma e la Fondazione Scotellaro a Tricarico. Un giovane lucano, Scotellaro, amante della vita e della sua terra, morto – non ho remore a dirlo – troppo giovane. Un infarto ce lo ha portato via nel 1953, ad appena trent’anni, mentre si trovava a Portici dove si stava occupando di studiare il suo Sud alla scuola di Manlio Rossi-Doria».
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FRANCESCA COSENTINO_ROCCO SCOTELLARO SINDACO SOCIALISTA, POETA, SAGGISTA
Francesca ha condotto con acribia una impegnata ricerca e un rigoroso studio della vita e delle opere di Rocco Scotellaro. Lo studio complessivo del personaggio è il frutto di tre analisi specifiche riguardanti: la vita e la formazione culturale e politica, l’analisi di tutte le opere di Scotellaro e il dibattito critico-letterario apertosi all’indomani della sua morte. A tal fine Francesca ha svolto, a Roma, un’accurata ricerca delle fonti presso l’Archivio Centrale dello Stato e la sede dell’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia.
Presso l’Archivio Centrale dello Stato ha trovato e analizzato importanti documenti conservati tra le carte del Ministero dell’Interno. Questi documenti riguardano l’attività politica di Scotellaro e in modo dettagliato la sua attività di amministratore del comune di Tricarico dal 1946 al 1950. Un cospicuo numero di documenti, inoltre, riguarda il suo periodo di detenzione presso le carceri di Matera dall’8 febbraio 1950 al 25 marzo 1950.
Dal 1946 fino al 1950 l’attività di invio di relazioni da parte del comando dei carabinieri di Tricarico al Prefetto di Matera è costante. Le comunicazioni riguardano tutto ciò che accadeva nel piccolo centro lucano e in particolare quali fossero i provvedimenti adottati dal sindaco Scotellaro e dalla sua giunta. A sua volta il Prefetto di Matera inviava costantemente le sue relazioni alla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. Quest’ultimo a sua volta, quando necessario, inviava risposte e proprie disposizioni. L’invio di relazioni tra il Prefetto di Matera e il Ministero dell’Interno è molto fitto durante il periodo di detenzione di Scotellaro.
Questi documenti sono stati confrontati dalla giovane studiosa con le lettere inviate da Scotellaro all’amico Tommaso Pedio – lettere raccolte da Raffaele Nigro e pubblicate nel 1986 con il titolo di Lettere a Tommaso Pedio – che hanno per argomento la sua formazione politica e la sua attività di sindaco, e con i verbali della sezione del PSI di Tricarico pubblicati nel 1999 nel volume Scotellaro: la cronaca ritrovata a cura di Giuseppe Settembrino.
Grazie alla disponibilità della Fondazione Carlo Levi, Francesca ha avuto altresì accesso ai documenti conservati nel Fondo Carlo Levi presso l’Archivio Centrale dello Stato, dove ha ritrovato alcune lettere inviate da Scotellaro a Carlo Levi, a Linuccia Saba e a Manlio Rossi-Doria, che per lei si sono rilevate di rilevante interesse per ricostruire il pensiero di Scotellaro e i suoi rapporti con altri scrittori dell’epoca e con la casa editrice Einaudi. Sempre all’Archivio Centrale dello Stato ha inoltre avuto accesso al Fondo Pietro Nenni e ha ritrovato una lettera non datata inviata da Carlo Levi al segretario nazionale del Partito Socialista, avente ad oggetto l’assegnazione alle poesie di Scotellato, raccolte e pubblicate, a cura di Carlo Levi, nel volume E’ fatto giorno, del Premio Viareggio del 1954. Parte di questa lettera è citata da Nenni nel suo articolo sull’ «Avanti!» del 29 agosto 1954 in cui il segretario nazionale del PSI ha espresso il suo parere sulla figura e l’opera di Rocco Scotellaro. Nel 2009, pubblicato l’intero epistolario di Leonida Répaci, il fondatore del Premio Viareggio e presidente all’epoca della commissione giudicante, con il titolo A Leonida Répaci. Dediche dal 900, Francesca ha proseguito la ricerca verificando la corrispondenza di Répaci sia con Carlo Levi sia con Pietro Nenni.
Grazie a questa ricerca Francesca ha potuto ricostruire la vicenda relativa all’assegnazione del Premio Viareggio 2004, ponendo in particolare in evidenza due aspetti: il rapporto profondo tra Rocco Scotellaro e Carlo Levi e la percezione dell’opera poetica di Scotellaro da parte di alcuni intellettuali nel corso degli anni Cinquanta.
Nel 1951 Rocco Scotellaro lasciò definitivamente il paese natio e fu assunto come segretario del Gruppo di Studio Lucano presente all’interno dell’Osservatorio di Economia Agraria di Portici, il cui Fondo è conservato presso l’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia. All’interno del Fondo Francesca ha reperito e consultato preziosi documenti, che, tra l’altro, sono di utile comprensione della genesi dell’opera Contadini del Sud.
La tesi è suddivisa in tre capitoli, ognuno dei quali, a sua volta, è suddiviso in tre paragrafi.
Il primo capitolo è interamente dedicato alla ricostruzione in ordine cronologico, dalla nascita al 1945, della vita e della formazione intellettuale di Scotellaro: la sua giovinezza e i suoi studi.
Nel secondo paragrafo sono descritti le due fasi dell’attività di Scotellaro giovane sindaco di Tricarico, che si concluse con l’arresto avvenuto l’8 febbraio del 1950 e la traduzione alle carceri giudiziarie di Matera, dove fu trattenuto quarantacinque giorni, con l’accusa di concussione e di peculato. (Come è noto, l’accusa fu dichiarata assolutamente priva di ogni fondamento dalla sezione istruttoria presso la corte d’appello di Potenza). Il 1950 costituisce una cesura nella vita dello scrittore, una rottura che ebbe importanti ripercussioni sulla sua opera letteraria. Dall’esperienza del carcere Scotellaro maturò l’idea di scrivere un romanzo autobiografico. L’opera, rimasta incompiuta per la precoce morte dell’autore, è L’Uva Puttanella.
Nel terzo paragrafo sono descritti gli anni dal 1950 al 1954. L’attenzione è rivolta al suo rapporto con gli intellettuali a lui più vicini: Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria. Scotellaro li aveva conosciuti durante la campagna elettorale per le elezioni dell’Assemblea Costituente nel 1946. Sia Levi che Rossi-Doria si erano candidati con il Partito D’Azione nelle circoscrizione materana. L’amicizia tra i tre crebbe di giorno in giorno, e dopo la dura esperienza del carcere dello scrittore lucano i rapporti divennero sempre più stretti e confidenziali.
Il secondo capitolo è dedicato all’analisi dei tre aspetti principali dell’opera letteraria di Rocco Scotellaro: la poesia, la narrativa e la saggistica.
Nel terzo capitolo è analizzato il dibattito critico-letterario su Rocco Scotellaro. È descritto il rapporto dell’opera di Scotellaro con quella che è stata definita la «civiltà contadina» e sono altresì analizzati il rapporto e il dibattito sulle opere di Scotellaro e le maggiori correnti poetiche del ‘900: l’ermetismo, il crepuscolarismo e il «neorealismo».
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