A tarda sera del 26 agosto, quando inizio a scrivere, si è certamente conclusa la presentazione del nuovo libro delle Poesie di Rocco Scotellaro, alla quale ero stato invitato. Essendo impedito a partecipare, mi scusai e inviai un intervento. Ma quando vidi il denso programma della serata e l’ora di inizio (le 19), ritenni che non fosse il caso che qualcuno leggesse il mio intervento, riservandomi comunque, di pubblicarlo sul blog. Cosa che, ignorando lo svolgimento della serata, mi accingo a fare dopo aver apportato pochissime varianti formali,

Antonio Martino
Intervento per la presentazione del libro delle Poesie di Rocco Scotellaro

Con molto rammarico non ho potuto aderire al cortese invito di partecipare questa sera alla presentazione del nuovo libro delle poesie di Rocco Scotellaro. Invero, non ho alcun titolo per partecipare, ma sarebbe potuta essere l’occasione di tornare per una volta a Tricarico, quell’occasione, purtroppo, che o non si presenta o non posso cogliere.

Credo che a chiunque, emigrato, pensi al ritorno a Tricarico non possano non tornare a mente i seguenti  due versi di Rocco Scotellaro:

 Ritorno al bugigattolo del mio paese,
dove siamo gelosi l’uno dell’altro. (Il primo addio a Napoli)

Io amo Tricarico, i suoi difetti, le sue carenze, come i suoi pregi e le sue bellezze paesaggistiche, le sue memorie e i ricordi di decenni e decenni che si affollano nel cuore. Mi fanno sorridere le sue gelosie. Ma è proprio di questo guazzabuglio di sentimenti sensazioni visioni che ho nostalgia.

Nella poesia da cui ho citato i suddetti versi, Rocco dice di essere uno di passaggio, avviato verso la vecchia stazione ferroviaria di piazza Garibaldi (la sola stazione di Napoli che Rocco abbia conosciuto, ma chi la ricorda più?) dove, sul binario numero 8, attendeva il treno per Taranto, quando mancavano ancora molte ore prima che stirasse le sue membra con un fischio. Il treno partiva quaranta minuti dopo la mezzanotte.

Il binario numero 8 e quel treno della speranza in attesa, a sinistra del fronte dei binari della stazione, sono uno dei più commoventi ricordi di chiunque, fin quando la vecchia stazione non fu sostituita, avesse provvisoriamente vissuto a Napoli, per varie ragioni, principalmente di studio, coltivando la nostalgia del ritorno al paese. Maria Monti, che ha cantato e inciso su dischi in vinile alcune poesie di Rocco, tra cui i citati versi, e l’autore delle pochissime modifiche necessarie per esigenze musicali, sostituendo nel testo cantato il binario numero dieci al binario numero otto, non sapevano quale ferita avrebbero aperta nell’anima di chiunque avesse coltivato la nostalgia del bugigattolo del suo paese.

Nella poetica di Rocco la nostalgia diventa anche invettiva personale e politica. Se non se ne tiene conto il senso dei versi citati si confonde.

Non voglio più’ sentire queste rauche
 carcasse del tram. 
Non voglio più sentire di questa città, 
confine dove piansero i miei padri 
 i loro lunghi viaggi all’oltremare.

Il problema dell’emigrazione è uno dei temi più affrontati da Rocco. C’è il grande tema dell’America, terra promessa per tanti contadini meridionali, ma anche la fine dell’illusione del sogno americano. Seguirono le nuove grandi ondate migratorie verso il nord dell’Italia e dell’Europa che tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta svuotarono il meridione:

«C’era l’America, bella, lontana
 del padre mio che aveva vent’anni.
Il padre mio poté spezzarsi il cuore.
America qua, America là,
 dov’è più l’America
 del padre mio? («C’era l’America»).
 Ritorno al bugigattolo del mio paese, 
dove siamo gelosi l’un dell’altro: 
sarà la notte insonne nell’attesa 
delle casine imbianchite dall’alba.
Eppure è una gabbia sospesa
 nel libero cielo la mia casa ). (Il primo addio a Napoli)

Il tema ritornerà nella poesia «Invito»

 Oh! Qui non si può morire!
Venite chi vuol venire:
suoneremo la nostra zampogna
soffiando nella pelle della capra,
batteremo sul nostro tamburo
la pelle del tenero coniglio.

Rocco Curto ha chiuso la sua nota editoriale rivolgendomi un particolare ringraziamento. Ho l’obbligo, ringraziandolo sentitamente, di chiarire che la mia collaborazione è stata assai modesta, direi insussistente e per lo più indiretta.

Io ho avuto l’occasione di leggere molte poesie di Rocco Scotellaro quando egli era ancora in vita, e alcune le ascoltai dalla sua viva voce. Me le passava lui stesso o Antonio Albanese. Sono passati 63 anni dalla sua morte e in questo lungo periodo di tempo l’ho letto e riletto e ho letto sue poesie in molte occasioni pubbliche qui a Ferrara o a Bologna. Sono stato consigliere comunale di Ferrara in anni lontanissimi e non ho mancato un solo intervento in Consiglio comunale senza citare almeno un verso di Rocco. Per ogni questione un suo verso c’entrava sempre. Alcuni colleghi, compreso il sindaco (comunista) lo conoscevano. A Ferrara Rocco aveva avuto grandi amici, primo fra tutti Giorgio Bassani

Ma Scotellaro si legge poco, e si legge poco sia per colpa degli editori, come ha denunciato Vincenzo Libonati con un articolo pubblicato all’inizio dell’anno su Huffington Post, sia perché le sue opere sono scomparse dalle librerie e le antologie scolastiche non lo ricordano più.

E’ una grossa pena. Eppure Montale lo accostò a Chagall, Luchino Visconti, suo grande estimatore, diede il suo nome al protagonista del film Rocco e suoi fratelli. Dunque, bisogna dare a tutti la possibilità di leggerlo, basterebbe diffonderlo, parlarne, recitarlo e più di ogni altra cosa –  cito sempre da Libonati – ripubblicare le sue opere.

Forse qualcuno di coloro che stanno avendo la pazienza di ascoltarmi sono a conoscenza che ho messo in rete un blog di cammei e bagatelle tricaricesi, prevalentemente scotellariano, che si chiama Rabatana. Lì si possono leggere tutte le opere di Scotellaro. Non ho mai pensato che, per fare questo, avrei dovuto chiedere il permesso a qualcuno, non solo per ragioni formali, ma perché l’opera di Rocco Scotellaro è patrimonio di tutti.

All’opposto, ho domandato il permesso di pubblicare le poesie di Ninetto Gorgone, di Michele e Paolo Guerrieri, di Giuseppe Giannotta, di Maria Teresa Langerano e di altri; e le tesi di laurea su Rocco Scotellaro, su Mario Trufelli, e altri testi ancora.

Ci sarà una ragione di questi diversi comportamenti. Una ragione c’è ed è anche poetica.

Ricordate Massimo Troisi nell’ultimo suo bellissimo film Il Postino, le cui riprese ebbero termine 12 ore prima della sua morte?

Massimo Troisi nel film rappresenta un umile pescatore, Mario Ruoppolo, che diventa postino personale di Pablo Neruda, il grande poeta cileno confinato nell’isola, dove si era sistemato in una abitazione molto lontana e isolata dal centro abitato. Mario gli portava la posta in bicicletta. Qui si inserisce un particolare che fa ancora venire il groppo in gola: a casa di Neruda in bicicletta  andava la controfigura di Troisi, malato che viveva le ultime ore della sua vita.

Mario e don Pablo diventano amici. Mario si innamora di Beatrice, nipote della proprietaria dell’osteria e chiede a don Pablo di aiutarlo nella conquista della ragazza. Il giorno dopo Neruda accompagna Mario all’osteria, perché il poeta vuole vedere Beatrice da vicino; lì scrive una frase sul libro di poesie che aveva regalato a Mario, dimostrando così ai presenti e a Beatrice la loro amicizia.

I giorni seguenti Mario inizia a corteggiare Beatrice, con le parole e soprattutto con le poesie di Neruda, che fa sue. Poi Mario esagera, dando a Beatrice una poesia un po’ osé, intitolata Nuda,  che il cileno aveva scritto per la moglie. La zia gliela prende e la porta subito dal prete per farsela leggere; quando ne sente il contenuto

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, sentieri di mela,
nuda sei sottile come il chicco di grano nudo.

[…].

la zia, fuori di sé, si reca da Neruda per lamentarsi di tutto ciò, e per far dire a Mario che stesse lontano dalla nipote. Don Pablo si lamenta con Mario, e Mario gli risponde che la poesia è di tutti, a lui serviva e se l’è presa. Don Pablo sorride e dice che non aveva mai pensato a quest’uso democratico della poesia. La sera stessa Beatrice scappa per andare da Mario, e sboccia la passione. Decidono così di sposarsi, e Neruda fa loro da testimone.

Il giorno dopo Mario gli consegna l’ultima posta, Neruda vorrebbe dargli dei soldi ma Mario rifiuta, si abbracciano e si salutano. Da quel giorno Mario inizia a scrivere poesie, contribuendo naturalmente al lavoro in osteria.

Sono consapevole che i clic su Rabatana non corrispondono ad altrettante letture e che lo scarto tra clic e letture integre è notevole, sconfortante, tale da rendere forse inutile il blog.

Ma qualcuno, più di uno, lo legge e qualcuno, più di uno, ha conosciuto Rocco tramite il blog e ne ha apprezzato il grande poeta che è stato. Ma tutti si sono lamentati di non poterlo leggere su un libro. Mi ringraziano per il blog e mi dicono che il blog è insufficiente, manca loro il libro. Non ha forse scritto Rocco questi due versi sublimi: Sento, sul libro le parole / riacquistano il calore della fiamma ? (Liberate uomini il carcerato).

Una lettrice di Rabatana, la professoressa Ilaria Levreri di Genova, alla quale devo il ricordo dei citati versi, era uscita allo scoperto e ha pubblicato il seguente commento su Rabatana (poi scusandosi in privato con me di aver osato):

 La poesia di Rocco ha una vena autentica, di profonda e partecipata umanità, un che di coraggioso e indomito, che non può essere piegato e costretto da nessuna  ideologia o copyright. È messaggio etico e umano. Per questo colpisce e resta. Perché è libero e vivo. Per questo ha raggiunto anche me (genovese, e allora ventenne) tanti anni fa. Sono davvero felice di poterlo leggere finalmente in versione cartacea, senza doverlo cercare, e con difficoltà, in biblioteca Preziosa questa riedizione! Meritorio ridare a Scotellaro voce per raggiungere i suoi lettori.

In una precedente email la professoressa Levreri mi aveva scritto:

Mi è sempre piaciuto l’accostamento lettura-preghiera. Se esiste un modo laico di sfondare il muro della morte, è certo  nell’eredità di un’esperienza.
La consonanza tra chi scrive e chi legge compie il miracolo. Ma chi facilita “la scintilla” è spesso essenziale.

Il libro che questa sera viene presentato è un semplice strumento di comunicazione e di divulgazione stampato senza aver ricevuto un centesimo di contributi. Tutte le parole stampate sono di Rocco Scotellaro e solo di Rocco Scotellaro. Non c’è un curatore, non ci sono prefazioni o note d’autore. Solo parole di Rocco.

E questo lo rende quello strumento essenziale che facilita “la scintilla”, di cui mi ha scritto la professoressa Levreri.

Domenico Langerano, in un commento pubblicato su Rabatana, ha definito splendida l’iniziativa editoriale di Curto, alla quale spera che segua la pubblicazione pura e semplice del resto di quanto scritto da Rocco. Faccio mio l’auspicio.

Mi scuso se ho abusato del vostro tempo e della vostra pazienza. Grazie.

 

11 Responses to Intervento alla presentazione del nuovo libro delle Poesie di Rocco Scotellaro

  1. Lina Marchisella ha detto:

    Pregevole come sempre.
    Con profonda stima
    Lina Marchisella

  2. Gilberto Marselli ha detto:

    Come al solito intervento perfetto, puntuale e veramente scritto con il cuore, come è tuo solito. Grazie, Antonio

  3. Domenico Langerano ha detto:

    Carissimo Antonio, come sempre ci offri qualcosa di nuovo e te ne ringraziamo. La vignetta vuol solo dire che dopo il terremoto dell’80 a Tricarico (e purtroppo non solo a Tricarico) niente o poco più é stato fatto e si fa in direzione della sicurezza, nemmeno la redazione del piano obbligatorio che dia alla popolazione informazione e indicazioni in caso di disastri. Non parliamo di fare qualche simulazione: tocca affidarci alla preghiera per un Dio con la barba bianca che preservi il nostro centro storico da una grande carneficina, in caso di calamità!
    Un forte abbraccio
    Mimmo

    • Antonio Martino ha detto:

      Grazie, Mimmo.Tu parli di terremoto e hai fatto bene, ma è un discorso lacerante, che la mia labilità emotiva non mi consente di affrontare, e la rabbia non mi consente neppure di pensare al terremoto dell’80 in Irpinia e Lucania. Per quello che mi è stato dato di vedere e viene riferito qualcosa, e più di qualcosa, è stato fatto nella regione in cui vivo. Leggo che Renzi avrebbe intenzione di chiedere al CdM la nomina di Vasco Errani a commissario del terremoto e mi auguro che la notizia venga confermata. Vasco è un caro amico da circa 30 anni e per la sua esperienza nella ricostruzione in Emilia-Romagna dopo il terremoto del 2012, credo che costituisca la migliore garanzia. Certo preghiamo il buon Dio, ma abbiamo anche fiducia negli uomini di buona volontà. E tra questi, riferendomi, se non ho capito male, alla vignetta cui alludi, includo Graziano Del Rio, fatto di una tempra di cui difficilmente si trova l’uguale.

  4. cesare monaco ha detto:

    Carissimo Tonino,
    ho letto tutto d’un fiato il tuo intervento alla presentazione del libro delle poesie di Rocco Scotellaro. Non soddisfatto della lettura su face book, ho sentito la necessità di rileggerlo più volte , su carta stampata, come da vecchio preferisco. Solo così ho potuto apprezzare moltissimo il suo contenuto,che come sempre mi affascina per le tue dotidi scrittore e conoscitore dell’opera di Rocco Scotellaro.
    Sei un commentatore unico e privilegiato della sua poesia, conoscendolo meglio e più di tutti per essergli stato amico. Sono certo che la tua presenza avrebbe impreziosito la manifestazione per le tue conoscenze specifiche , la passione e le doti di comunicatore che avresti offerto ai partecipanti.!Purtroppo questo non è stato!
    Non mi sento all’altezza di fare commenti al tuo commento- scusa il bisticcio di parole-, ma semplicemente ho trovato molto toccante il riferimento al “bugigattolo” e a quel binario; non so se fosse lo stesso il n° 8 della stazione di Piazza Garibaldi di Napoli, sul quale, negli anni ’50, attendevo con impazienza il treno che mi avrebbe condotto finalmente a casa a Tricarico,durante le pause di studio in Collegio.
    Il richiamo e l’accostamento della “poesia”diScotellaro con quella di Massimo Troisi nel “Postino” l’ho trovato molto calzante e nello stesso tempo struggente, per la bellezza dei sentimenti delle due giovani vite, stroncate prematuramente.
    I tuoi preziosi contributi sono fondamentali alla conoscenza dell’opera di Scotellaro e del nostro paese, per questo, prego Iddio, che ti conservi a lungo! Con immutata amicizia e stima ti abbraccio. Cesare

    • Antonio Martino ha detto:

      Grazie di cuore, caro Cesare. Mi ha fatto molto piacere che tu abbia ricordato il binario n. 8. Sì è proprio quello. Stazionava sul binario da alcune ore prima della partenza, la sera della partenza andavo a depositare la valigia verso le 9, quindi andavo al Cinema al Pitocchieto, all’ultima proiezione, dopo di che tornavo in stazione in tempo per la partenza. La valigia – incredibile a dirsi – l’ho sempre trovata dove l’avevo posata. Maria Monti cantava “binario n. 10” e mi sembrava che il canto non avesse nulla a che fare con la poesia di Rocco e col mio ritorno a Tricarico.

  5. D. Jankovich ha detto:

    Sono un vecchio estimatore di Rocco Scotellaro, sopratutto per merito di Antonio Martino, un amico e personaggio unico, prezioso per me. Con la presentazione delle poesie in linea cronologica e in edizione cartacea di indovinata e indubbia bellezza è stato fatto un straordinario regalo a tutti noi che ne sentivamo bisogno. Sento la necessità di ringraziare A. M. per il suo contributo quotidiano quasi a conoscere meglio Rocco Scotellaro, le sue poesie e opere in qualche modo uniche per poter meglio comprendere la Lucania e il tempo, gli anni di Rocco Scodellaro, molto di quello ancora attuale anche oggi. Grazie infinite, caro Antonio.

  6. Antonio Martino ha detto:

    Dusco Jancovic è un vecchio compagno delle mie vacanze, delle passeggiate nei boschi del Renon, di fronte alla Val Gardena e ai monti che le fanno da corona. Ha compiuto 94 anni ed è un giovane curiosissimo di tutto, un poliglotta, come ho già avuto occasione di dire, che è casa sua in ogni parte del mondo, un lettore accanito. Meritava che gli facessi dono di un volume delle nuove poesie di Rocco Scotellaro, e avreste dovuto vedere come l’ha divorato, il pomo d’Adamo gli faceva su e giù da quel goloso e formidabile mangiatore che è. Grazie Dusco. Spero che arrivi il libro delle prose, delle quali non abbiamo mai parlato.

  7. Rosa ha detto:

    Grazie dr.Martino di quello che fa per far conoscere rocco scotellaro.ma io voglio accostare il nome di Francesco Martino affinché gli stessi lucani sappiano della sua grandezza come professore come uomo.qui a modena tutti ne parlano ancora e difficilmente lo dimenticheranno.d’altronde non puo’essere diversamente;lui e la sua famiglia sono stati e lo sono ancora persone di cui cibarsi intellettualmente ma sopratutto moralmente.che onore averli conosciuti

  8. Antonio Martino ha detto:

    Siamo molto colpiti soprattutto dall’affettuoso e commovente ricordo di Franchino e ringraziamo di cuore, con i migliori auguri di buon anno e di ogni bene.

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