Ieri è morto Ermanno Rea, un grande scrittore, che ha raccontato Napoli. Lo conobbi leggendo un suo bellissimo saggio, forse il più noto, «Mistero napoletano», pubblicato nel 1995 da Einaudi. E ho continuato a leggere con piacere i suoi libri pubblicati in seguito.

Rea ritorna a Napoli  dopo molti decenni e racconta, sotto forma di diario, l’indagine per dare risposta alla seguente inquietante domanda: perché Francesca si uccise quel venerdì santo del 1961?

Francesca –  Francesca Spada -, giornalista dell’Unità, ha il fascino romantico e la fragilità di chi vuole essere libero e sogna la redenzione del mondo. Non era la sola a Napoli. Ricordo Renato Caccioppoli e Guido Piegari, sul quale Rea scriverà un altro libro di approfondimento del personaggio e della sua storia: «Guido Piegari – Attualità di una vecchia sconfitta».

Rea ritrova i volti di allora, interroga i testimoni sopravvissuti, e recupera documenti e memorie sepolte da più di quarant’anni di silenzio. Sfilano ad uno ad uno politici, giornalisti, burocrati e contemporaneamente amici e colleghi di Francesca, alla ricerca di una identità non facile in una Napoli lacerata dalla guerra fredda: da una parte la cappa di piombo di un PCI arroccato su posizioni staliniste, dall’altra l’ingerenza degli americani, veri padroni della città e del porto. Da storia privata l’indagine di Rea diventa a poco a poco storia collettiva di un’intera classe politica, di una generazione, delle sue speranze e dei suoi valori: i conti con un passato che non passa incombono come un macigno sulle pagine di «Mistero napoletano».

Grande storia, grande mistero, bellissimo libro «Mistero napoletano». Mi ci si crederà se ora dico che mi dispiace notare che Rea ha taciuto un…mistero tricaricese e se ne è andato senza rivelarlo. Era suo amico, al quale dedica alcune pagine di «Mistero napoletano», Dino Greco, che fu per un certo periodo pretore di Tricarico subito dopo la morte di Rocco Scotellaro. Ecco cosa scrive Rea: «… c’era anche Dino, che era stato trasferito di recente alla pretura di Tricarico, un paese tra le montagne lucane raggiunto a fatica da una sgangherata corriera e da radi visitatori: un paio di piazzisti, qualche galoppino elettorale in epoca di elezioni, e una prostituta vestita di rosso carminio – sempre la stessa – che durante le sue brevi soste a Tricarico amava passeggiare lungo una strada bianca, ai margini di un bosco, in modo da apparire da lontano quasi un principio d’incendio (vedi, Dino, come rammento bene ogni dettaglio?)»

Ricordava bene ogni dettaglio di Tricarico, Ermanno Rea, ma gli sfuggiva il piccolo dettaglio che Tricarico è il paese di Rocco Scotellaro. L’indice dei nomi è lungo e fitto: lo si scorre con incredulità, ma il nome di Scotellaro non si trova. Un’amnesia che ancora impediva, quarant’anni dopo, di rompere il mistero della campagna antiscotellariana scatenata dall’intellighentia marxista-comunista di Napoli.

P.S. Due erano gli scrittori napoletani col cognome REA: DOMENICO e ERMANNO. Entrambi grandi scrittori. Con questo articolo, come peraltro è evidente, ho inteso ricordare la scomparsa di Ermanno, ma ho scritto Domenico, che purtroppo è scomparso il 26 gennaio di 22 anni fa. Mi scuso del lapsus e ringrazio Gilberto Marselli di avermelo evidenziato. Doverosamente ho corretto: ho restituito ai due grandi scrittori la loro identità e lascio la traccia del mio errore allo scambio di corrispondenza con Marselli, nei commenti all’articolo, . (a.m.)

 

2 Responses to La scomparsa di Ermanno Rea. Ricordo del “Mistero napoletano” e … di un mistero tricaricese

  1. Gilberto Marselli ha detto:

    SSe mi permetti, vorrei farti notare che, inconsapevolmente, fai molta confsione tra Domenico (Mimì) ed Ermanno Rea. Mentre vuoi giustamente commemorare quest’ultimo (Ermanno), involontariamente ti viene da nominare l’altro Rea (Mimì) non meno importante (l’autore di “Spaccanapoli”, “Gesù fate luce” e, soprattutto, la “Ninfa plebea” che fu l’ultimo suo libro).. Era di origini salernitane (Nato a Nepi, vicino Nocera inferiore) era spesso a cena con me e Rocco quando insieme ci incontravamo cob gli altri srittori napoletani (Prisco, Incoronatao e Pomilio).
    Quanto ad Ermanno Rea ed al suo “Mistero napoletano”, mi sento di dire che, purtroppo, fu un’occasione mancata, in quanto la sua attenta ed interessante analisi fu sopraffatta da forti tensioni interne al PCI napoletano tra i “fanatici e ostentatamente moralisti” e, invece, gli oppositori del regime democristiano dominante. In sostanza, la sovrapposizione di due ossessivi moralism, negatori della libertà dei singoli.

    • Antonio Martino ha detto:

      Hai ragione, caro Gilberto. Ho commemorato solo ed esclusivamente ERMANNO Rea, ma ho scritto DOMENICO, l’altro REA, che ho conosciuto personalmente e ho amato moltissimo. Ma scrivendo DOMENICO pensavo ad ERMANNO. Che faccio? Correggo i nomi? O lascio il lapsus e questo nostro dialogo chiarificatore?
      Grazie. Un abbraccio

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