Mi sto chiedendo come mi è venuta l’idea di postare su Rabatana un articolo sulle cime di rapa con i cavatelli. Escludo che l’idea me l’abbia suggerita il Dizionario del dialetto tricaricese di Mimmo Langerano, perché l’ho consultato dopo che l’idea si era formata, forse vedendo nella dispensa un pacco di cavatelli secchi di produzione industriale.

Ilaria Levreri ha commentato che ai cavatelli associa ricordi bellissimi. Un sorta di madeleine proustiana. Io ho risposto ironicamente, poi mi sono fermato a pensare sull’associazione tra cavatelli e ricordi e, per capire, l’ho chiesto … a Proust. Non il piacere del buon gusto di una madeleine inzuppata nel te, come, confondendo stupidità e ironia, ho risposto a Ilaria, ma un mondo intero che riemerge da una tazza di te, con l’aiuto della memoria involontaria, l’unica capace di fornire informazioni reali sul passato. La risposta c’è nella prima parte Combray di Dalla parte di Swann.

Un pomeriggio d’inverno, a Parigi, tornando a casa infreddolito, Proust (meglio: Il Narratore) accetta dalla madre una tazza di te e vi intinge uno di quei dolci corti e paffutelli, a forma di conchiglia, chiamati petites madeleines. Una sensazione di preziosa felicità, di esaltante trionfo sulla contingenza lo pervade, ma oggetto e ragioni ne rimangono inafferrabili. Solo dopo ripetuti tentativi, riesce infine a identificarli: il sapore che lo ha colpito è identico a quello del pezzetto di madeleine che zia Léonie, figlia della cugina del nonno, gli offriva a Combray ogni domenica mattina dopo averlo intinto nel suo infuso di tè o di tiglio. E poiché gli odori e i sapori vivono molto più a lungo delle creature e delle cose, restando a sostenere, con la loro apparente fragilità, l’immenso edificio del ricordo, ecco che dal gusto delle madeleine rinasce nel Narratore il ricordo della casa, della città, dei giardini, della gente, popolando il vuoto che circondava i pochi luoghi e momenti illuminati dalla memoria volontaria, che riprendono vita e colori.

Vita e colori del mercato della frutta sotto il muraglione e del palazzo ducale. Vita e ricordi dei cavatelli a tre dita col pomodoro fresco e succulento, con la fragranza che mantiene se non conservato in frigo, il basilico e il peperoncino piccante. Di mia madre. Dei miei amici. Dei giochi. Del tempo perduto …

 

2 Responses to Vita e colori del tempo perduto

  1. Ilaria Levreri ha detto:

    …e ritrovato!
    Le intermittenze del cuore ci riportano spesso a momenti belli,per fortuna.A volte ad un bivio importante. Comunque”accendono la luce”in qualche stanza interiore. Come in questo caso…
    Grazie!

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