Martina FAENZA ha scritto per Rabatana la seguente presentazione della sua tesi di laurea. Mi piace aggiungere che Martina si è laureata il 15 novembre scorso e che la tesi è stata approvata con lode.

“Mi sono laureata in “Italianistica, Culture Letterarie Europee e Scienze Linguistiche” presso l’Università di Bologna, con una tesi di laurea in “Poesia italiana del ‘900” dal titolo “Rocco Scotellaro, poesie d’amore e disamore”. Sono nata a Salerno nel maggio 1990, vivo a Battipaglia, ma la mia famiglia è originaria di Eboli.

Inizialmente mi sono avvicinata alla figura di Rocco Scotellaro per motivazioni personali: circa tre anni fa venni a conoscenza del fatto che Rocco Scotellaro, durante i suoi anni a Portici, aveva stretto un intenso rapporto di amicizia con un mio prozio ebolitano, Vincenzo Faenza, al quale, per altro, aveva dedicato alcune poesie. Ebbero così inizio le mie prime ricerche, in seguito alle quali mi appassionai alla vita di questo grande uomo e poeta del sud.

Circa un anno fa, con la professoressa Niva Lorenzini, docente di “Poesia italiana del ‘900” presso l’Università di Bologna, ho voluto riprendere questi miei primi studi ed approfondire l’opera poetica di Rocco Scotellaro.

 La ricerca che ho voluto portare avanti, in linea con i recenti studi realizzati sul poeta, punta a scardinare Scotellaro dal ruolo di “sindaco-poeta” e di “poeta contadino” in cui è stato ingabbiato per troppo tempo. A mio avviso, definire Scotellaro ‘cantore dei poveri e diseredati meridionali’, alla luce delle recenti indagini filologiche, risulta riduttivo, data la grande varietà delle tematiche da lui affrontate nei suoi componimenti, che spaziano dal rapporto con la famiglia alla denuncia sociale, dal desiderio d’amore all’approfondimento delle radici etniche.

Poiché la poesia di Scotellaro è indissolubilmente legata alle sue esperienze di vita, nel primo capitolo mi sono soffermata sull’analisi della sua biografia: dall’adolescenza agli anni in politica, dall’amicizia con Amelia Rosselli al premio Viareggio ottenuto post mortem.

Agli accesi dibattiti nati dopo la sua morte è dedicato l’intero capitolo secondo, riguardante la ricezione critica. Centinaia furono gli articoli scritti sulle sue opere: i più autorevoli intellettuali dell’epoca intervennero in favore o contro questo giovane poeta. Per fornire un quadro di insieme, ho raggruppato i contributi più rilevanti in tre periodi: dagli attacchi politici degli anni ‘50-’60 all’affievolirsi dei contrasti negli anni ‘70-‘80, fino ai recenti studi sul poeta, dal 2000 ad oggi, che tentano di presentarlo in una luce nuova per proporlo nuovamente all’attenzione del grande pubblico.

Il capitolo terzo, coerentemente con lo spirito della ricerca, si incentra sulla poesia, non solo su quella d’argomento politico e sociale, ampiamente analizzata e studiata dalla critica, ma su quella d’amore, spesso trascurata.  In prima battuta è stato appurato che, a differenza di quanto affermava Carlo Levi, Scotellaro non può essere definito esclusivamente “poeta contadino”, data l’alta tradizione poetica cui fa riferimento nelle sue poesie. In seguito, ho analizzato alcuni tra i più noti componimenti d’amore, distinti in due periodi, dal ’43 al ’49 e dal ’49 al ’53, in modo da poter osservare l’evoluzione artistica del poeta.

 

Per consultare, leggere o stampare la tesi fare clic sul seguente link: martina-faenza_rocco-scotellaro-poesie-damore-e-disamore

 

 

 

 

 

3 Responses to Tesi di laurea di Martina FAENZA “Rocco Scotellaro, poesie d’ amore e di disamore”

  1. Gilberto Marselli ha detto:

    Caro Antonio, hai fatto benissimo a riportare in questa sede l’interessante tese si Martina Faenza alla quale devo un sentito ed affettuoso ringraziamento per avermi voluto citare e, addirittura, presentarmi in una delle fotografie allegate. A lei il più sincero e caldo augurio di avere successo nella sua professione, che le auguriamo piena di ogni soddisfazione.
    Mi permetterei solo di chiarirle che quando riferisco Rocco ai contadini non mi riferisco affatto a quella posizione professionale e sociale, ma, piuttosto, aderendo all’interpretazione di Carlo Levi intendo riferirmi a quella parte di società meridionale che lui definisce “mondo contadino” per differenziarla dagli opposti “luigini” (da don Luigi, Maestro elementare e Podestà fascista di Aliano) così come ho cercato di chiarire nel mio libro (“Mondo contadino e azione meridionalista: l’esperienza del Gruppo di Rossi-Doria a Portici” Editoriale Scientifica, Napoli 2016, in uscita in questi giorni): cioè dai detentori del potere, resistenti ad ogni cambiamento e, soprattutto, tenacemente legati ai propri privilegi spesso illeciti.
    In questa ottica, allora, Rocco era completamente “contadino” e noi con lui.

  2. Domenico Langerano ha detto:

    Grazie neodottoressa Martina per la splendida tesi, grazie prof. Marselli per il suo affetto per tutto ciò che riguarda Rocco, Grazie Antonio per la tua importante intraprendenza editoriale e divulgativa e soprattutto per l’amicizia
    Mimmo

  3. Antonio Martino ha detto:

    La mia riconoscenza a te, caro Mimmo!

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