ADDIO DA MONTE MARIO

(Paese giorno e notte in Prova d’addio, p. 7)

Hai disteso i cieli, città

le tue serenate

e adesso vuoi farmi morire

sotto gli occhi delle tue donne.

Ma stanotte me ne andrò.

Tomo alle prostitute vergognose

dei miei paesi.

E sono un tenero fuggiasco

coi panni della festa.

Dalla nota ai testi (pag. 214 di Prova d’addio):

«Nelle mani di una prostituta cittadina ti assale u complesso di colpa, le frasi d’occasione diventano mezze parole senza significato. Lei non parla, si muove nell’abitudine, è adusa a tutti i tipi e a tutte le intemperanze. Tu taci per timidezza. Vince l’istinto, e l’atto ti consuma le emozioni. Dopo parti nauseato». Sembra questo – continua la nota – il preambolo psicologico da cui discendono i versi nella definizione del rapporto con la città attraverso le donne.

Nella alla poesia di Rocco Scotellaro “Alla fanciulla dei seni sterpigni” ho riportato questa tenera descrizione di Mario Soldati di quelle fanciulle e di quelle case, dette chiuse, dove praticavano il mestiere più antico del mondo: «Le case erano soprattutto luoghi di dolcezza e di umanità. Le ragazze avevano toccato il fondo della realtà: ecco perché erano intelligenti e perché erano caritatevoli e gentili». Il numero civico su un globo illuminato segnalava l’esistenza e la natura della casa.

 

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