Pubblico questo colto e all’apparenza leggero pensiero della settimana (entrante) di Piero Stefani, che ha una evidente morale che molti, troppi, in aumento, non vedono. In tono leggero, quasi raccontasse una favola, Stefani ci avverte: “Attenzione, stiamo per finire sotto scacco matto!”.

Scacco matto

Nel gioco degli scacchi si vince quando il re non ha più scampo. Lui, la figura principale, non è però la più potente. Il re si muove con cautela un passetto alla volta, mentre la regina ha un raggio d’azione molto più ampio. Sembra che tutto ciò derivi dal passaggio attraverso il mondo arabo-musulmano dell’antico gioco nato in India. È stato in Occidente che il pezzo più mobile ha assunto, forse in onore di Maria Vergine, il nome di regina. Prima si chiamava visir, il ministro che spesso aveva le mani in pasta più del sovrano. Del resto, visir significa «colui che decide».

Alle spalle della scacchiera ci sono forti stratificazioni interculturali. Secondo l’etimo più ripetuto, la stessa espressione «scacco matto» ha dietro di sé il persiano, l’arabo e il castigliano. Il suo significato è il «re è morto» o il «re è stato ucciso». Il verbo castigliano matar «uccidere» è dotato di una sicura origine semitica.

Il primo giugno del 1252 Alfonso X, detto il Savio, salì al trono di Castiglia e Leon. Dal punto di vista politico il suo regno fu un mezzo disastro, da quello culturale fu invece un rigoglio. Tra le sue iniziative vi fu pure quella di far scrivere e illustrare preziosi volumi. Tra essi vi è anche il Libro di ajedrez («scacchi»), il più importante testo dedicato a questo gioco di tutto il Medioevo. Si tratta di un volume corredato da ben 150 splendide illustrazioni. Un simbolo? Alfonso, che aveva ereditato dai suoi antenati vasti territori già in mano ai musulmani, sapeva che non era saggio dare «scacco matto» ai discendenti degli antichi conquistatori. Nella sua raccolta di leggi detta Partidas fece scrivere che i Mori dovevano «vivere tra i Cristiani osservando la loro legge e non offendendo la nostra». Una saggezza persa nella Spagna dei secoli successivi e che noi oggi, con le varianti del caso, dobbiamo immancabilmente riconquistare per evitare che siano le nostre società ad andare incontro a un traumatico scacco matto.

Piero Stefani

 

 

One Response to Scacco matto

  1. Gilberto Marselli ha detto:

    Sagge parole, testimonianza di una cultura che, purtroppo, l’Occidente sta sempre più perdendo lasciando via libera agli egoismi nazionali e regionali. Necessitano interventi culturali per consentirci il recupero di quella “etica della responsabilità”” che noi avremmo dovuto sapere coniugare con quella della “libertà” (sacra per tutti) e dell’irrinunciabile “onestà”. I tempi stringono e non ci è più consentito di continuare a giocare con i personalismi ed i miseri interessi di parte….

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