Il mercato figlio dei fiori
Sbatti incredulo le palpebre leggendo un titolo di giornale, sia pure il supplemento domenicale del Sole 24Ore, pag. 20 del 2 aprile 2017, che suona: Il «mercato è figlio dei fiori». Cominci a ricrederti leggendo che si tratta di una lettera da Amsterdam di Alberto Mingardi, studioso libertariano direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, un centro studi con sedi a Torino e a Milano che promuove le idee liberali; il libertarianismo è un insieme di filosofie politiche tra loro correlate che considerano la libertà come il più alto fine politico.
Mingardi, a spasso per Flora Holland, una enorme fiera, tra ranucoli e tulipani, spiega come si capiscono i meccanismi della formazione dei prezzi e altre osservazioni sull’Olanda.
L’articolo riporta in principio le parole con cui iniziano le «Lezioni di Politica Sociale» di Luigi Einaudi: «Siete mai stati in un borgo di campagna in un giorno di fiera?».
Federico Caffè, nella Nota Introduttiva all’edizione Einaudi del 1964, scrive che la chiarezza e la capacità di comunicare il suo pensiero nelle forme più accessibili al comune lettore sono talmente esemplari in Einaudi, da rendere superfluo ogni lavoro di annotazione dei suoi scritti e da esporre comunque chi tale lavoro compia al pericolo di rendere oscuro quel che l’Autore esprime con luminosa evidenza.
Più di mezzo secolo è passato dalla lettura delle Lezioni del nostro primo capo di stato e il ricordo immediatamente riaffiorato del vero godimento intellettuale allora goduto mi ha accesso la voglia di rileggerle (se ne avrò il tempo e la forza) e mi spinge a regalare ai lettori di Rabatana una manciata di altre parole che seguono a quelle iniziali citate da Mingardi.
«Siete mai stati in un borgo di campagna in un giorno di fiera? In mezzo al chiasso dei ragazzi, alle gomitate dei contadini e delle contadine le quali vogliono avvicinarsi al banco dove sono le stoffe, i vestiti, le scarpe ecc. da osservare, confrontare, toccare con mano ed alle grida dei venditori, i quali vi vogliono persuadere che la loro roba è la migliore di tutte, la sola che fa una gran bella figura quando l’avete addosso, la sola che vi farà prima infastidire voi di portarla che essa di essere frustata, quella che è un vero regalo in confronto al poco denaro che dovete spendere per acquistarla? Quella fiera è un mercato, ossia un luogo dove, a giorno fisso e noto per gran cerchia di paesi intorno, convengono a centinaia i camion, i carri ed i carretti dei venditori carichi delle merci, delle cose più diverse, dai vestiti alle scarpe, dalle casseruole da cucina ai vomeri per l’aratro, dalle lenzuola alle federe, dalle cianfrusaglie per i ragazzi ai doni alla fidanzata per le nozze. Sulla fiera si offre di tutto; e ci sono sempre molti che offrono la stessa cosa. E sulla fiera convengono da ogni parte, da gran cerchia di villaggi e di casolari posti attorno al grosso borgo, dove ci sono piazze ed osterie atte ad ospitare e dare da mangiare a tanta gente, migliaia, moltitudini di compratori, desiderosi di rifornirsi delle cose che ad essi mancano. Specialmente nella fiera di pasqua e in quella dei santi l’afflusso dei compratori e dei venditori è grande. Arrivano a torme i compratori perché sanno che dove c’è grande concorso è sempre più facile trovare ciò di cui si ha bisogno e trovarlo alle migliori condizioni di prezzo: e giungono numerosi i venditori, perché sanno che, dove c’è grande moltitudine di gente desiderosa di comprare, è sempre più agevole vendere l a merce e venderla bene. …»
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Grazie Antonio,
per aver pubblicato questa pagina esemplare, che tante volte mi è capitato di leggere ai miei studenti, sottolineandone il nitore stilistico e la chiarezza di pensiero.
Aumenta solo il rimpianto che manchino oggi alla Politica nazionale personalità di tale inarrivabile livello intellettuale ed etico e ciò aiuta peraltro a capire la tristezza dei nostri tempi.
Sembrano dolorosamente profetiche, perciò, “LE PREDICHE INUTILI” dell’indimenticabile Presidente.
Angelo Colangelo
Sono contento, Angelo, del tuo apprezzamento per la pubblicazione di questa pagina nitida e chiara dell’indimenticabile Presidente. Sono grato anche a Alberto Mingardi, che mi ha offerto l’occasione di riprendere in mano il libro. L’ho qui sul mio tavolo, certamente non lo leggerò per intero, ma sarà un godimento intellettuale, un riposo dello spirito leggere di tanto in tanto qualche pagina.
Antonio