Il protagonista di questo minuto di storia ingiustamente ignorato si chiama Francesco Ciccotti, nato nel 1880 a Palazzo San Gervasio, paese d’origine della mia famiglia, dove anch’io sono nato.  Ho il preciso ricordo del bel palazzo Ciccotti nel corso Manfredi di quel paese e del fratello del suddetto protagonista. Nella mia testa di bambino c’era grande confusione. I socialisti erano nemici del duce, quindi dei delinquenti, ma il nostro medico, amico di famiglia e molto stimato dai miei genitori, era socialista; un fratello di mia madre, che non avevo conosciuto, perché morto in giovane età, era stato socialista e amico e compagno del capo dei socialisti don Ciccio Ciccotti; una volta fu anche arrestato, ma delinquente no, non era un delinquente. Non mi restava scelta: accettare i fatti e le contraddizioni: stimare e volere bene al medico di cui i miei genitori avevano tanta fiducia, coltivare la memoria di mio zio Giovanni e venerare il duce!

Sapevo pure che don Ciccio Ciccotti si era battuto con Benito Mussolini in duello con la sciabola e seppi quando morì in esilio.

I Ciccotti di Palazzo San Gervasio erano parenti di illustri rappresentanti socialisti della Basilicata: Ettore Ciccotti storico, docente e uomo politico, membro sia della camera dei deputati sia del senato, nato a Potenza il 1863, e Raffaello Pignatari giornalista e politico nato a Potenza il 1880.

Ciccotti e D’Errico erano le due più illustri famiglie di Palazzo San Gervasio. Ernestina D’Errico, nata a Palazzo San Gervasio, sposò Ettore Ciccotti. Ella aveva una solida preparazione culturale e un’approfondita conoscenza delle lingue inglese e francese e godeva di grande notorietà per essere stata la prima traduttrice in lingua italiana del saggio The French Revolution (La Rivoluzione francese) dello storico scozzese Thomas Carlyle, edito in tre volumi e, prima ancora, del romanzo La Terra Promessa di William Morris.

Date queste informazioni, torno a Francesco Ciccotti e al duello. Lo sfidante e lo sfidato erano entrambi deputati: Ciccotti , figura di spicco del socialismo massmalista e attivissimo in Basilicata, Mussolini capo del nuovo movimento fascista. In passato erano stati uniti da forte amicizia politica nell’ideale massimalista del socialismo. Nel 1914, ad Ancona, al XIV Congresso socialista, Ciccotti sostenne la posizione intransigente, redigendo un ordine del giorno di approvazione delle relazioni della direzione del partito e del direttore dell’Avanti, Mussolini. Nel 1919 fu eletto deputato per il collegio di Perugia (in precedenza non era stato eletto nel collegio di Melfi) e sostenne il governo Nitti. Nel frattempo sorse una rivalità tra Ciccotti e Benito Mussolini, ex collega ai tempi dell’Avanti! e in quel momento direttore de Il Popolo d’Italia, poiché il futuro duce lo criticò con pesanti parole di servilismo nei confronti di Nitti e lo insultò «lercio basilisco». Ciccotti reagì sfidandolo a duello e affrontando alla sciabola il futuro duce.

Avvertiti di un possibile scontro armato tra  due deputati, tutte le questure del Regno si mobilitarono per impedire l’avvenimento.  Il duello ebbe tuttavia seguito. Si iniziò con un tentativo di scontro a Milano da dove, inseguiti dalla polizia, i due contendenti fuggirono in un posto più tranquillo. Giunti nella villa Perti di Artignano, nel piacentino, si sfidarono nel pian terreno del casale. Mussolini, scortato dai suoi padrini Aldo Finzi ed il colonnello Basso, dopo quattordici intense cariche alla sciabola, riesce ad avere la meglio su Ciccotti che, in affanno, cade assalito da crisi respiratoria.

Con l’avvento del fascismo e le continue aggressioni squadriste, Ciccotti fu costretto ad esiliare a Parigi, ove si diede ad attività antifasciste, che gli costarono la privazione della cittadinanza italiana e la confisca dei beni. Dopo varie vicende si trasferì a Buenos Aires, dove morì nel 1937. La salma, portata Italia, fu sepolta nel camposanto di Palazzo San Gervasio, in una tomba proprio a fianco di quella che mio padre aveva fatto costruire per la famiglia nel 1927. Su quel lato del cimitero c’è (c’era?) una fila di tombe uguali, della stessa altezza, formate di un uguale numero di loculi in marmo sovrapposti. Ricordo con precisione il loculo dove sono raccolti i resti di Francesco Ciccotti, ma non so dire se la salma fu trasferita dall’Argentina a Palazzo San Gervasio durante il fascismo o successivamente.

Quando la mia famiglia risiedeva ancora a Palazzo San Gervasio, e tutte le volte che ci siamo tornati con l’immancabile visita al camposanto, stante la contiguità delle due tombe, si rammentava la storia di don Ciccio Ciccotti e la sua amicizia con zio Giovanni.  Quando il duce era il duce, egli per me è stato sempre un dio, ma che un palazzese, amico di zio Giovanni, avesse duellato con lui mi riempiva d’orgoglio.

 

11 Responses to Un minuto di storia: un lucano si batte a duello con Benito Mussolini

  1. D. Jankovich ha detto:

    Che magnifici ricordi sta sfoderando nostro straordinario amico Antonio. Scopro che dopo quasi trent’anni ci sono ancora delle cose che non conoscevo. Grazie infinite ! Dusco

  2. Ilaria Levreri ha detto:

    Bellissima miscellanea di storia e ricordi personali,che consegna al lettore immagini vivissime di personaggi e di contesti.
    Come sempre, grazie ” Rabatana”!

  3. domenico langerano ha detto:

    Carissimo Antonio,
    grazie di cuore per continuare a regalarci tante ‘notiziole’, vere chicche anche culturali, che altrimenti non godremmo di leggere.
    Continuerò a pregarti di tirar fuori tutta la montagna di ricordi che hai in cuore e nella testa: a noi fa piacere, SURSUM CORDA mon amì
    Mimmo

  4. ungolo gennaro ha detto:

    stimatissimo prof. Martino. Oggi la tomba di don Ciccio è stata abbandonata. Meriterebbe un restauro. L’amministrazione non è sensibile alla custodia della gloria dei suoi personaggi illustri. Cercheremo noi dell’Associazione PALAZZO ARTE CULTURA di fare qualcosa. Con stima, Gennaro Ungolo – Palazzo San Gervasio – Milano

    • Antonio Martino ha detto:

      Egregio Architetto Ungolo, abbandonare la tomba di don Ciccio significa cestinare pagine e pagine di storia, commettere un gravissimo oltraggio. Mi complimento con l’Associazione PALAZZO ARTE CULTURA, alla quale auguro innanzi tutto di convincere l’amministrazione a non commettere l’oltraggio. Con Lei mi scuso del lapsus della mia mail: intendevo evidentemente parlare di posta pneumatica, non elettronica. Cordialmente.

  5. Giancarlo Acciani ha detto:

    Stavo spulciando quel che c’è sul brigantaggio su internet e mi sono imbattuto con nomi familiari e così sono arrivato fin qui. Conosco la storia per averla sentita in famiglia più volte e… l’ingiuria fu un’altra, la peggiore nel meridione. Qui non posso condividerla. Sono un discendente per parte di padre e nonna. Sono un Acciani ma non sono mai stato a Palazzo, La nonna: Ciccotti Carolina era di Palazzo, il nonno Acciani Federico di Montemilone.

    • Antonio Martino ha detto:

      Grazie della testimonianza. Io nacqui a Palazzo 90 anni fa, che lasciai nel 1939. Ricordo un fratello di sua nonna, la solitudine fatta persona. un uomo triste e la tomba d don Ciccio. Recentemente mi ha scritto l’arch. Ungolo, responsabile del sito Palazzo Arte Cultura che la tomba è stata abbandonata e che l’amministrazione è insensibile. Le dispiace riferirmi riservatamente quale fu la vera ingiuria non condivisibile su un sito pubblico. Il mio indirizzo è antonio.martino1930@gmail.com

  6. Michele Lavalle ha detto:

    Bisogna ammetterlo: la Comunità palazzese ha sempre lasciato cadere nel piu profondo oblio le figure piu
    eminenti della sua millenaria storia.Non ci si meragli
    quindi dell’incuria di quella tomba,molto spesso nuda
    nella sua semplicità ed ignorata dal comune passante.
    Comunque sappiegregio professore che una ignota mano
    frequentemente poggia su di essa un solitario garofano:
    l’aria si inebria di quel suo sottile profumo e la dipinge di rosso…Il socialismo non è ancora molto a
    Palazzo San Gervasio.
    rosso

  7. antonio martino ha detto:

    La ringrazio, egregio signor Michele Lavalle, con rispetto del suo sentimento socialista e ammirazione per la foscoliana devozione dell’ignota mano che poggia il garofano.L’amministrazione resta ancora insensibile, continua nella sua oltraggiosa insensibilità?

  8. Elisabetta ha detto:

    Gentile signor Antonio, ho letto con piacere la storia di Francesco. Mia madre Annamaria Ciccotti, figlia di Giuseppe e nipote di Luigi, è nata nel 1930 e vorrebbe sapere da Lei se esiste una parentela con Francesco.
    La ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.

    • antonio martino ha detto:

      Gentile Signora Elisabetta, Leggo solo ora, 3/12/2021, il suo breve messaggio. Anch’io sono nato a Palazzo San Gervasio nel 1930, paese che dovetti lasciare nel 1939. Non so rispondere alla sua domanda. Non so chi siano Giuseppe e Luigi Ciccotti; ricordo il palazzo Ciccotti nel corso di Palazzo, la figura spettrale del fratello di Francesco Ciccotti, sfuggito e ignortato da tutti come la peste, di cui non ricordo il nome;ricordo la tomba di Francesco Ciccotti, a fianco della tomba dove erano sepolti mia nomma e due miei zii. Mi pare strano che sua madre, che ha la mia età, non ricordi se fosse parente di Francesco Ciccotti, un nome glorioso a Palazzo S.G. dopo la caduta del fascismo e molto noto. Legga prima del suo il commento di Giancarlo Acciani.

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