Il 24 aprile, con inizio alle ore 18, nell’auditorium comunale sarà presentato il catasto onciario di Grassano 1741-1745, con relazioni di Camela Biscaglia, vice presidente deputazione di storia patria della Lucania, Innocenzo Bronzino, dirigente MIUR, Annunziata Bozza, archivista della diocesi Matera-Irsina e Daniele Librato archivista l.p.

L’invito ha suscitato il ricordo di un carissimo amico. L’ho ricordato altre volte su Rabatana, richiamando lontani eventi. Chi avesse voglia di dare un’occhiata può leggerli scrivendo De Sopo o Desopo sulla casella Ricerca. Sto parlando di Peppe Desopo, detto Stalin. Insegnava educazione fisica al ginnasio-liceo di Potenza. Durante le vacanze estive parlo di lui con un suo ex-alunno. Dio mio, quanto tempo è passato! Questo mio amico di vacanza è oriundo di Trivigno ed è stato professore di psichiatria all’università La Sapienza di Roma. Da alcuni anni è pensionato, si ricorda con molto affetto del suo professore di ginnastica e gli piace ricordarlo e parlarne con me.

Peppe aveva poco più di cinquant’anni quando ci lasciò. Fu colpito da un grave male che aveva il maggiore specialista in materia nel direttore della clinica medica dell’università di Modena, un clinico medico di eccezionale valore, col quale avevo frequenti rapporti personali. Assicurai a Peppe un ricovero in camera singola e fui informato della gravità del male, che non lasciava speranze. C’era la moglie, tricaricese anche lei, Rosa Scaiano, insegnante di matematica a Potenza, era venuta la sorella Filomena dall’America, le visite non erano soggette ad orari.  Gli facemmo molta compagnia. Peppe in apparenza mostrava un discreto aspetto e reggeva la discussione, si parlava soprattutto delle elezioni politiche del 1972 delle quali era in corso la campagna elettorale e dei fermenti che si agitavano nelle file cattoliche e democratico-cristiane lucane, argomenti ai quali eravamo entrambi interessati. Se non ricordo male si registrava in quel periodo l’esplicita scelta di milizia politica di alcuni sacerdoti di Potenza, di Picerno, di Muro, l’esperienza di alcune comunità di base intorno alle parrocchie – famosa, anche a livello nazionale, quella di Marco Bisceglia a Lavello -, la diaspora di giovani intellettuali cattolici nelle file del PCI, dove entrarono Raffaele Giura Longo e Canio Lagala, ricercatori dell’università di Bari.

Peppe fu dimesso e trasferito presso l’ospedale di Potenza, perché la sua fine era imminente. Lui ne era cosciente. Ci salutammo senza lasciar trapelare le nostre violente reazioni interne. Dopo pochissimi giorni la cognata, la signorina Teresa Scaiano, maestra di scuola in pensione, che abitava al Monte, mi annunciò la fine.

La presentazione del catasto onciario di Grassano mi ha ricordato Peppe, perché egli è stato autore di un saggio sul catasto onciario di Tricarico (1744-1745). Si tratta della sezione più corposa (pagg. da 17 a 52) del suo volume postumo  Materiali per una storia economica e sociale di Tricarico (secc. XVIII – XIX), Rocco Curto editore 1992, con presentazione di Carmela Biscaglia.

La presentazione del volume fu curata da amici di Peppe per ricordare il suo impegno civile e l’attaccamento alla sua terra natale.

Esso si compone di altre tre sezioni: Le Opere pie ed i Monti frumentari di Basilicata nel 1861 – Il credito mutuo in Basilicata – La questione demaniale (con particolare riferimento alla Grancia di Santa Maria Maddalena di Tricarico).

Il catasto onciario di Tricarico è composto di 1628 fogli  e costituisce una delle più preziose fonti documentarie per ritessere, attraverso varie letture, la storia di Tricarico sul finire dell’antico regime (Carmela Biscaglia, Presentazione cit.).

Ogni comune (università) elaborò il proprio catasto onciario, che, inteso in senso globale è una fra le più importanti fonti per lo studio della storia economica e sociale dell’Italia Meridionale. Nel 1740 il re Carlo Di Borbone (Carlo di Borbone senza numero, asceso al trono del regno che riacquistò l’indipendenza dopo due secoli, e dal 1759, come Carlo III, re di Spagna) dispose la compilazione del catasto in ogni università. Dal 1741 al 1742 la regia camera della sommaria (organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo, con la principale funzione di esaminare i conti di tutti i funzionari ai quali era affidato denaro pubblico; soppressa nel 1807 da Giuseppe Bonaparte – re di Napoli dal 1806 al 1808 – e sostituita dalla corte dei conti, di fatto, tutelava le universitates dagli abusi dei baroni e dei governatori) emanò istruzioni per la compilazione dei catasti e, a settembre del 1742, stabilì i termini di consegna del censimento catastale entro quattro mesi.

Dieci anni più tardi molte università non avevano ancora completato il lavoro, ed il re decise di inviare suoi commissari per supportare quei comuni che non erano stati in grado o non avevano ancora completato la redazione. Le università di Tricarico e di Grassano non elaborarono il catasto nei quattro mesi assegnati dalla regia camera della sommaria (e sarebbe interessante sapere se una qualche università riuscì a provvedere in tempo; ne dubito e ritengo che le università di Tricarico e di Grassano siano da elogiare). Osservo, peraltro, che il catasto di Grassano fu completato nel 1745, come quello di Tricarico, ma la sua formazione non poté avere inizio nel 1741, come si legge nell’invito alla presentazione.

Il risultato complessivo fu una sorta di censimento dell’intera popolazione dell’Italia meridionale completo di età, professioni e proprietà, non escluso il bestiame. A ciascuna università era dato il compito di redigerne due copie, una da conservare presso l’università per eventuali aggiornamenti e l’altra da inviare a Napoli alla regia camera della sommaria. Da allora molte delle copie conservate localmente sono andate distrutte o consegnate agli archivi provinciali. Le copie inviate a Napoli sono ora conservate in una speciale sezione dell’archivio di Stato.

La finalità era quella di uniformare e mettere ordine nel campo tributario, rilevando con precisione l’ammontare della popolazione e garantendo la ripartizione del carico fiscale in base alle effettive possibilità e ai beni posseduti. Le informazioni demografiche, peraltro, sono lacunose, poiché nel catasto non erano iscritte le famiglie prive di beni e quelle esentate dai  pagamenti.

Il catasto si chiama onciario perché basato sull’oncia, che era una moneta di conto, ossia una moneta senza una esistenza fisica, essendo utilizzata come semplice misura del valore dei beni. Sei once moltiplicate per sei ducati danno il capitale imponibile, moltiplicate per tre carlini danno il reddito imponibile.

La presentazione della prof. Biscaglia, contenuta in sette pagine, illustra con semplicità e chiarezza le molteplici questioni trattate da Desopo. Lascio a lei la conclusione, in primo luogo con l’annotazione che Desopo aveva già manifestato i suoi interessi storici e numismatici con le pubblicazioni in varie pubblicazioni: «L’educazione fisica morale e scientifica nell’opera di Nicola Micele da Senise, Nuove varianti e curiosità nelle monete borboniche napoletane»; «L’evoluzione storica della tecnica monetaria e delle varianti della Zecca di Napoli dal 1516 al 1589»; Nonché, in collaborazione con Michele Frascione aveva curato i volumi di carattere didattico: «Paramorfismi e difetti degli arti inferiori. Teoria e tecnica della ginnastica correttiua e Pararnorfismi della cinturascapolo-omerale. Teoria e tecnica della ginnastica correttiva». «Egli – chiosa la prof. Biscaglia questa prima parte introduttiva della sua introduzione – è la figura di studioso in fieri – al quale non mancarono strumenti intellettivi ed intuito di ricercatore – condizionato nei referenti metodologici ed in quella guida indispensabile per chi opera al di fuori della ricerca istituzionalizzata, nella misura in cui non sempre riesce ad impostare in termini di rigorosa scientificità i risultati del suo lavoro.

Seppe, peraltro, essere partecipe di quella sensibilità culturale, diffusasi anche nei centri minori della Basilicata, caratterizzante l’ambiente potentino tra il ’60 ed il ’70, – intrattenendo rapporti con Tommaso Pedio – che andava affinando gli strumenti per accedere a più obiettive conoscenze del passato regionale. Ciò anche sotto l’impulso delle indagini condotte da Dinu Adamesteanu che, con metodologie nuove, gettava le basi dell’archeologia lucana ed incentivava iniziative culturali parallele, volte a tentare prime sintesi degli aspetti storico-artistici dell’antica Lucania. Ebbe, pertanto, modo di presentare al Convegno di Studi di Archeologia, Storia dell’Arte e del Folklore, organizzato dalla Biblioteca Provinciale di Potenza e tenutosi ad Oppido Lucano nell’aprile del 1970, sul tema “Antiche civiltà lucane“, un suo contributo dal titolo «Una pagina di storia nella diocesi di Tricarico nell’età
sueuo-angioina»
, pubblicato negli Atti del Convegno a cura di Pietro Borraro del 1975″.

4 Responses to Catasto onciario. Una relazione di Peppe Desopo sull’onciario di Tricarico

  1. domenico langerano ha detto:

    Il prof. Desopo é stato anche prof di educazione fisica nel seminario regionale di Potenza (inizi anni 60). Lo ricordo anch’io con orgoglio tricaricese come persona molto seria e contemporaneamente gentilissima con noi giovani e sempre con un sorriso. Ricordo che il suo metodo di ginnastica (a corpo libero) non consisteva nella semplice e ossessiva ripetizione di un esercizio ginnico, ma realizzava una sorta di danza artistica accorpando più esercizi la cui sequenza che dovevi memorizzare ed eseguire.
    Ciao Antonio a rivederci presto a Tricarico.
    Mimmo

    • Antonio Martino ha detto:

      Non lo sapevo, forse perché ero già andato via da Tricarico. Ero anche amico del fratello Pancrazio emigrato in America nel 1954 col viaggio inaugurale della Cristoforo Colombo. Con Pancrazio sono stato in contatti fino alla sua morte e “casualmente” ci vedemmo anche in America. Ho prenotato il nostro soggiorno a Tricarico. Arrivederci!
      Antonio

  2. Gilberto Marselli ha detto:

    Grazie, Antonio, di aver ricordato a tutti noi questo nobile ed accurato strumento di conoscenza di una data realtà costituito dall’importante istituzione del catasto onciario. Anche io vi feci ricorso, più volte, durante le mie ricerche in Basilicata (soprattutto a Chiaromonte, a Senise, ad Avigliano, a Montescaglioso e, naturalmente, a Tricarico ed Grassano). Fonte preziosa di utilissime informazione per una più articolata conoscenza delle realtà jn quel periodo storico.

    • Antonio Martino ha detto:

      Il fatto che tu abbia fatto ricorso al catasto onciario mi conferma quale garanzia di esattezza esso fornisse grazie alle rigorose formalità che accompagnavano la sua formazione, che indussero talvolta a ritenere l’onciario un vero titolo di proprietà. La tesi fu condivisa anche da qualche non recente pronuncia giurisprudenziale, anche della corte di cassazione. La giurisprudenza più recente, pur riconoscendo che il catasto onciario offre notevoli garanzie di esattezza e di serietà, ha tuttavia escluso che esso fornisca prove di assoluta attendibilità, concludendo però che le iscrizioni nel libro onciaro, insieme con altri elementi di prova, possono concorrere alla dimostrazione sia dell’antico possesso, sia, nelle vendite, dell’estensione dei beni venduti.

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