La storia di Chitarrella raccontata con questo post è nata e ha preso corpo a Napoli, ad opera di persone coltissime e napoletane; e solo a Napoli e ad opera di tali persone poteva nascere e prendere corpo.

Chitarrella era noto a tutti i giocatori di tressette e di scopone, immancabilmente evocato, anzi invocato nel corso di ogni partita quale autorità suprema in materia e testimone inoppugnabile dell’«errore» commesso dall’avversario o della correttezza del proprio gioco. Tuttavia il suo mistero perdurava, fittissimo, impenetrabile. Chitarrella nascondeva non solo la sua identità, ma ogni e qualsiasi informazione circa l’epoca in cui era vissuto, i suoi interessi, le circostanze in cui erano maturate le operette che gli avevano dato la fama, e la data e i modi della pubblicazione.

La leggenda vuole che Chitarrella sia lo pseudonimo di un ignoto napoletano del Settecento – secondo alcuni: un prete -, che intorno al 1750 avrebbe pubblicato due trattatelli in latino non propriamente ciceroniano sulle regole del gioco del mediatrore, del tressette e dello scopone. Senonché il nome di Chitarrella è ignoto a tutti i repertori bio-bibliografici, anche di «anonimi e pseudonimi», risulta sconosciuto almeno sulla fascia cronologica sette-ottocentesca e anche agli schedari delle maggiori biblioteche italiane. Dato il fitto mistero qualcuno ha messo in dubbio l’esistenza delle sue operette settecentesche, che pure risultano ristampate in tempi più vicini, e magari ha messo in dubbio l’esistenza dello stesso Chitarrella.

Ho tratto  queste notizie da un libro, un bel libro di ben 175 pagine, del prof. Enrico Malato. Il prof. Malato, va detto subito, è un grande e serissimo studioso: professore emerito di Letteratura italiana presso l’Università di Napoli «Federico II», ideatore e direttore della Storia della letteratura italiana (14 voll., 1995-2005), coordinatore della «Nuova edizione commentata delle Opere di Dante» promossa dal Centro Pio Rajna, un insegnamento universitario “nel segno di Dante” a testimonianza del suo grande amore per il Sommo Poeta. Ed è incredibile quanto tempo abbia dovuto impegnare e con quanta acribia si sia applicato per rendere leggibili, non solo ai giocatori con le carte napoletane, due testi che danno le regole di giochi popolari, dei quali è possibile apprezzare le sottigliezze, l’icasticità, l’arguzia, in una parola: i requisiti che ne hanno determinata la straordinaria fortuna mancata invece ai tanti prolissi concorrenti. Ma se meno oscura, se non chiara, per merito del prof. Malato, appare ora la storia dei testi di Chitarrella (dei quali forse dirò in un prossimo post), non è stata diradata la fitta nebbia che avvolge la sua identità.

Qui entra in gioco Gino Doria, grande erudito e scrittore finissimo, amico di esperti esploratori degli archivi napoletani, da Benedetto Croce a Fausto Nicolini. Gino Doria, disarmato dalla totale mancanza di riscontri documentari, ha compensato il vuoto sull’identità di Chitarrella con un divertissement tutto letterario: delineando il profilo immaginario, completamente inventato, del misterioso Chitarrella, connotato come ipotetico bisavolo dell’amico editore Riccardo Ricciardi e garantito addirittura da ampie referenze biografiche e da un presunto ritratto del personaggio.

La prima e unica edizione «originale» del divertissement di Gino Doria (lo chiamerò «Nota») fu stampata dal suddetto editore Riccardo Ricciardi, MCMXLVI (1946, 80° anniversario della nascita di Benedetto Croce), supposto discendente dell’immaginario Chitarrella. Essa reca la seguente indicazione: «Edizione di soli LXXX esemplari non venali fatta in onore di BENEDETTO CROCE ricorrendo il suo compleanno lì XXV febbraio MCMXLVI A cura e spese degli amici / Gino Doria Tammaro De Marinis Raffaele Mattioli Luigi Penta Riccardo Ricciardi Angelo Rossi».

Si attesta che la «Nota» intorno al Trattato latino del secolo XVIII DE REGULIS LUDENDI e al suo possibile autore celato sotto lo pseudonimo di Chitarrella, frutto di indagini storiche e letterarie esperite negli archivi e nelle biblioteche dell’ex Reame di Napoli e corredato di note e delucidazioni postille glosse commentarii chiose e mantisse per cura e studio del Dott. Prof. Cav. N.H. GINO DORIA, con una vita compendiosa del fu Natale Sebastiano Ricciardi da Airola, con la riproduzione della rara stampa settecentesca che lo rappresenta.

La «Nota» è introdotta dalla lettera di augurio a Benedetto Croce per il suo compleanno, della quale riporto un pezzo:

«Poiché quel Signore è dottissimo, e liberalissimo della sua dottrina, molto spesso qualcuno degli ospiti – dei quali, anche, la casa è frequente – lancia, nel discorso, un piccolo dubbio, propone un piccolo quesito, uno di quelli che avrebbe dovuto risolvere da sé con il minimo sforzo di aprire una libreria e di consultare un dizionario, un testo. Allora quel gran Signore dello Spirito, o risponde subito se è arcisicurissimo della risposta, oppure interrompe il suo pasto (giacché gli ospiti vengono abitualmente di sera e fanno cerchio intorno alla tavola da pranzo), attraversa lunghi ed oscuri corridoi, trascinandosi dietro i cordoni sciolti della sua vesta da camera, entra in questa o in quella stanza della interminabile biblioteca, consulta le autorità del caso, le quali sovente si contraddicono, e allora il dubbio genera altri dubbi, la questione si allarga, non può risolversi in quella stessa sera, bisognerà consultare – e si consulteranno! – carte di archivio, si dovrà scrivere – e si scriverà! – a dotti amici che potranno fornire altri lumi; e, insomma, presto o tardi si verrà a capo del caso. Giacché quel vecchio Signore, a parte ogni altro merito, è anche un esempio costante e mirabile di giovinezza, di energia, di dovere inteso nel senso più lato. Ma il più bello è che l’ospite, il quale aveva malcautamente proposto il quesito, dopo cinque minuti, e mentre il rispettabile Signore, nelle profondità della libreria, scartabella libroni, libri e libercoli, non pensa più al dubbio che aveva sollevato per pura scioperataggine; e quando il padron di casa, affannoso e impolverato, ritorna con il risultato delle sue ricerche, egli, l’ospite incauto, dura fatica a capire di che cosa si tratti!»

6 Responses to Invenzione dell’identità di Chitarrella per l’ottantesimo compleanno di Benedetto Croce

  1. Gilberto Marselli ha detto:

    Mai lo spirito napoletano e, soprattutto, l’atmosfera circolante in certi salotti furono meglio descritti di questo prezioso quadretto, da cui il carattere di Gino Doria emerge in tutta la sua luce. Io ebbi il piacere di conoscerlo e, a volte, di pranzare con lui nl piccolo ristorante del Chiatamone………

  2. Gilberto Marselli ha detto:

    Lo spirito napoletano e, soprattutto, l’atmosfera dominante in alcuni salotti intellettuali sono un’importante prova del valore di Napoli e dei napoletani: in questo caso, grazie all’idea diquell’intellettuale di Gino Doria che fu una sicura ricchezza per Napoli. Fui onorato di poter spesso pranzare con luji in quel piccolo ristorante del Chiatamone, che era un po’ il suo palcoscenico. Grazie Antonio

  3. Antonio Martino ha detto:

    Caro Gilberto, Sono molto contento che il post ti sia piaciuto. Me l’aspettavo, io non ho dimenticato, e non posso dimenticare quale atmosfera si respira a Napoli e solo a Napoli, tutto nonostante, e mai potrò dimenticare le passeggiate al seguito di don Benedetto e dei suoi amici.

    Ranieri mio, le carte ove l’umana

    Vita esprimer tentai, con Salomone

    Lei chiamando, qual soglio, acerba e vana,

    Spiaccion dal Lavinaio al Chiatamone,

    Da Tarsia, da Sant’Elmo insino al Molo,
    E spiaccion per Toledo alle persone.

    Giacomo Leopardi, I nuovi credenti (Da I canti)

  4. Antonio Martino ha detto:

    Prego cortesemente un eventuale lettore informato e tanto cortese da farmi sapere se si gioca ancora a tressette e Chitarrella è sempre invocato.

    • Mario D'Elia ha detto:

      Gentile dr. Martino, sono un avvocato del foro catanzarese e Le assicuro che il gioco del tressette nella mia terra è praticato quasi con rispetto e devozione rispetto a tutti gli altri e l’apologia dell’errore o della mossa capolavoro è di frequente affidata alle citazioni di Chitarrella. Ogni eventuale polemica, difatti, si arena e dipana innanzi al richiamo della “regola” del misterioso “frate”.
      Cordialità.
      Mario D’Elia

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